Brexit, Theresa May: domani sarà un momento storico
Top

Brexit, Theresa May: domani sarà un momento storico

La premier britannica ha parlato prima dell'annuncio formale di domani che darà il via al divorzio dall'Ue

Brexit
Brexit
Preroll

globalist Modifica articolo

28 Marzo 2017 - 18.07


ATF

“E’ uno dei momenti più importanti nelle recente storia del Regno Unito”. La premier britannica Theresa May ha definito così l’annuncio formale che farà domani, 29 marzo 2017, sull’avvio della Brexit e delle trattative con Bruxelles. Il fine, ha aggiunto il primo ministro, è quello di creare una “relazione profonda e speciale” con l’Europa.

Dopo il referendum è arrivato, infatti, il giorno dell’inizio dei negoziati che porteranno Londra lontano dall’Unione Europea. Domani il Regno Unito, a 44 anni dal suo ingresso nell’allora Comunità economica europea, avvierà così come previsto dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona l’iter per lasciare l’Unione. Il passo successivo a questo gesto formale sarò l’apertura dei negoziati per questo storico divorzio.

E la May, prima del passo verso la fuoriuscita, tenta la difficile mossa di serrare le file in seno al regno di Sua Maestà, per arrivare a Bruxelles certa che il Regno Unito sia davvero “unito”, perché i negoziati con l’Ue si annunciano problematici, carichi d’insidie e incognite. Per trovare unità nel Paese ha rivolto il suo primo sguardo al Nord, in quel territorio dove la maggioranza della popolazione è anti-Brexit e dove la first minister, Nicola Sturgeon, è tornata a soffiare sulla secessione scozzese (oggi il parlamento locale d’Edimburgo vota sulla richiesta di un referendum bis sull’indipendenza: voto che si scontra col no preventivo di Londra).

Leggi anche:  Il laburista Sadiq Khan confermato per la terza volta sindaco di Londra: nelle elezioni locali disfatta per Sunak

“Non è ora il tempo” di una nuova consultazione sul futuro della Scozia, ha insistito la premier inglese, non è il tempo di un regno “indebolito o diviso”. Al contrario, ha affermato, la Brexit può essere un’occasione per “rafforzare l’unione fra le nazioni” britanniche (l’Inghilterra e la Scozia, ma pure il Galles e quell’Irlanda del Nord alle prese in questi giorni con nuove tensioni fra repubblicani anti-brexiter e unionisti allineati).

L’idea  della May, che poco piace alla Scozia, è quella di una Gran Bretagna compatta che rivendica il peso nelle sue missioni militari all’estero; la quota di aiuti internazionali forniti nel mondo; la capacità d’attrarre investimenti stranieri anche nella fase di transizione verso l’addio al club dei 28, come confermano i 5 miliardi di sterline messi sul piatto dal Qatar. Eppure da Edimburgo, la Sturgeon si è detta frustrata per la situazione.

Il Londra è ottimista, perché sa che l’uscita dall’Ue resta una scommessa: come testimoniano i dubbi del Financial Times e di altri sull’adeguamento di leggi e normative chiave per gli interessi di business della City o sul trasferimento di competenze ora europee a regolatori e future autorità nazionali tutte da reinventare. E più ancora come dimostrano gli stress test con scenari ipotetici catastrofici per l’economia british che la Bank of England s’appresta a imporre. Ma sa anche che la secessione rischia di essere un azzardo, più che una soluzione, per la Scozia. Gradito tuttora, a credere ai sondaggi, da un 46% di scozzesi: una minoranza, per quanto robusta.

Native

Articoli correlati