Il governo ucraino continua la sua crociata anti russa anche in senso retroattivo: il ministro della Giustizia, Pavel Petrenkoha firmato un decreto che vieta a tutti i partiti che si richiamano al comunismo di partecipare as elezioni nel Paese.”Penso che questo sia il giorno della giustizia storica – è il commento del segretario del Consiglio si sicurezza nazionale, Alexandr Turcinov – oggi il ministro ha firmato la decisione secondo la legislazione adottata dalla Rada superiore (la camera alta del Parlamento ucraino, n.d.t.) ed in conformità con questa legge qualsiasi partito comunista perde il diritto di partecipare ai processi politici e elettorali “
. I partiti che si definiscono a vario titolo “comunisti” in Ucraina sono tre, e naturalmente il bando vale per tutti, tuttavia questi hanno deciso di sfidare la decisione: il leader del Partito Comunista dell’Ucraina, Pëtr Simonenko ha dichiarato che la sua formazione politica prenderà parte alle elezioni future nonostante il divieto.
Il bando deriva dalla legge sulla “de-comunistizzazione” firmata il 15 maggio scorso dal presidente Petro Poroshenko il 15 maggio, e la legislazione comprende il divieto di simboli sovietici, e la condanna dei regimi comunisti e nazisti (anche se il divieto non si estende agli estremisti di destra di “Pravi Sektor”, che vengono definiti come “combattenti per la libertà”).I leader comunisti naturalmente hanno condannato la norma, dicendo “calpesta le norme democratiche oltre ai valori ed agli atteggiamenti europei: questa è la corruzione politica, pura immoralità politica … E ‘un tentativo di stabilire una dittatura politica”, afferma Simonenko.
La legislazione è stata criticata fortemente anche dall’OSCE, l’organizzazione europea per la sicurezza e la stabilità dice che potrebbe mettere in pericolo la libertà di parola . Nell’aprile scorso anche il ministero degli Esteri russo ha condannato la legge, sottolineando la loro “ansia preoccupazione per la lotta con il passato eroico dell’Ucraina portata avanti dalle forze che hanno preso il potere”, – aggiungendo che “il governo ucraino adotta leggi che limitano la libertà di pensiero, di espressione e di coscienza”. [Una condanna ancora più dura da parte della rappresentante dellOSCE per la libertà dei media, [/b]]Dunja Mijatovic: “La recente legge che bandisce i partiti che si ispirano ai regimi comunisti e nazisti rappresenta una minaccia alla libertà di espressione ed a quella dei mezzi di informazione – si legge una dichiarazione – per la libertà di espressione e la libertà dei media è scoraggiante che la legge sia entrata in vigore, nonostante le varie richieste per tutelare questi diritti di base”.
Dopo il voto positivo del Parlamento di Kiev, che aveva avuto luogo il 9 maggio, la Mijatovic aveva scritto al presidente Petro Poroshenko chiedendogli di riflettere attentamente prima di promulgare la norma, ma l’appello è stato ignorato e il 15 maggio il presidente ha apposto messo la sua firma alla legge, che adesso il ministro della Giustizia si limita a rendere esecutiva. Si prevedono pene detentive da cinque a 10 anni per le violazioni, ed i mezzi di comunicazione potrebbero essere puniti col sequestro.
“Pur rispettando pienamente la natura spesso sensibile e dolorosa del dibattito storico ed i suoi effetti sulla società, in senso ampio ogni norma che limita gli individui nel diritto di esprimere opinioni su persone ed eventi passati può facilmente portare alla soppressione di ogni discorso politico o provocatorio oppure critico, soprattutto nei media “, aggiunge la Mijatovic, che commenta anche un’altra legge sullo “status giuridico e gli onori per i combattenti per l’indipendenza ucraina nel XX secolo”, che è stata sempre sottoscritta da Poroshenko il 15 maggio.
La legislazione riconosce ufficialmente il ruolo dei nazionalisti ucraini, che hanno collaborato con i nazisti durante la Seconda guerra mondiale, e afferma che i membri dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) e l’Esercito insurrezionale ucraino (UPA) combatterono “per l’indipendenza del Paese” e dunque oggi hanno diritto a ricevere i benefici sociali. La medesima norma mette fuori legge ogni pubblica espressione che manchi pubbliche di rispetto a questi gruppi militanti e criminalizzi o neghi la lotta per l’indipendenza dell’Ucraina nel 20 ° secolo.
“I media sono un elemento vitale di una democrazia sana ed il loro ruolo dovrebbe essere rispettato in ogni momento. Informazioni contestate ed i discorsi potenzialmente problematici non dovrebbero essere vietati, ma al contrario, affrontati attraverso un dibattito aperto – insiste la Mijatovic – restrizioni sproporzionate alla libertà dei media non possono mai essere giustificate in uno Stato democratico , e nell’Ucraina di oggi i significativi progressi in questo settore dovrebbero essere preservati, non indeboliti”. La rappresentante OSCE ha inoltre espresso rammarico per il fatto che leggi cos’ controverse sono state introdotte in Ucraina senza alcuna discussione pubblica.
Il regime di Kiev però non se ne dà per inteso, e continua ad esercitare sforzi vigorosi per rompere con il passato sovietico, che collegava il paese con la Russia di un tempo,e questo include perfino il modo in cui il Paese celebra la Giornata della Vittoria sui nazisti, che tradizionalmente si ricordava per due giorni. Adesso la festa è stata sdoppiata: l’8 maggio si celebra il “Giorno della Memoria e della Riconciliazione” per festeggiare la fine della seconda guerra mondiale assieme con il resto d’Europa, mentre il 9 maggio – tradizionalmente celebrato come la Giornata della Vittoria in Russia ed in altri Stati post-sovietici – rimane festività però da celebrare senza sfilate e fuochi d’artificio.
Fonti: RT, Agenzie