Ucraina, serve una svolta
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Ucraina, serve una svolta

Altra riunione dei Quattro per sveltire l’applicazione degli accordi, Kiev deve ancora approvare l’autonomia del Donbass mentre le milizie filorusse annunciano un ritiro unilaterale

Ucraina, serve una svolta
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redazione Modifica articolo

20 Luglio 2015 - 16.09


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In un colloquio telefonico a quattro che si è rinnovato dopo più di due mesi, Angela Merkel, Francois Hollande, Vladimir Putin e Petro Poroshenko sono tornati a discutere degli accordi di Minsk per sollecitare ancora una volta il loro rigoroso rispetto e la necessità di applicarli rapidamente. Negli ultimi tempi i segnali che giungono da Kiev si sono fatti particolarmente allarmanti, soprattutto per quel che attiene alla rivolta dei battaglioni armati neonazisti di “Pravi Sektor”, e quel che maggiormente importa è garantire la realizzazione di due punti fondamentali del trattato: il ritiro di tutte le artiglierie pesanti dalla linea del fronte e l’autonomia da riconoscere alle province del Donbass.

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“Le dinamiche della riforma devono essere continuate e garantire che entro la fine dell’ anno tutte le misure previste accordo di pace a Minsk siano state realizzate, comprese le elezioni locali – recita una dichiarazione congiunta diffusa dai quattro al termine del confronto – i progressi nel processo politico deve andare avanti con il rispetto rigoroso di altri obblighi in materia di sicurezza, e queste misure devono essere attuate al più presto, proseguendo il ritiro dei carri armati e dei blindati leggeri dalle zone e minerarie di ?irokin”. Il messaggio sottolinea poi il “ruolo centrale” svolto dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione (OSCE ) per verificare l’attuazione del cessate il fuoco.
Le autorità russe prima fino a questa riunione avevano condannato il progetto di riforma costituzionale che si sta compiendo in Ucraina, definito “una parodia” soprattutto per quel che attiene all’autonomia da riconoscere alle regioni che sono sotto il controllo dei ribelli filo-russi.

“La riforma è stata redatta senza la partecipazione dei rappresentanti reali di Donetsk e Lugansk e non prende davvero in considerazione gli interessi del Sud-Est di Ucraina – ha sostenuto il ministero degli Esteri russo – questa riforma è una parodia che si tenta di far passare come adempimento degli obblighi ai sensi dell’accordo di pace”.

Il Parlamento ucraino in effetti continua a discutere un progetto di riforme costituzionali con cui poteri saranno estesi alle autorità locali e regionali, senza però riconoscere lo stato di semi autonomia ai territori sotto il controllo dei ribelli. Anzi, secondo il testo della riforma, lo statuto speciale può essere determinato solo da una legge separata e solo per un periodo di tre anni, che non puà essere prolungato. Ma pur tenendo presenti le forti tensioni che percorrono Minsk – dove le forze dell’ultradestra continuano a minacciare “una nuova piazza Maidan” – e le difficoltà del governo ha ottenere una maggioranza in Parlamento su questi temi, gli accordi parlano chiaro e adesso per la prima volta in molti mesi anche Francia e Germania richiamano Kiev al rispetto degli obblighi assunti, fissando anche un termine.

In attesa che questo si realizzi, le autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk hanno annunciato di aver deciso un ritiro unilaterale: “Per ordine da Igor Plotnitsky , capo della Repubblica popolare di Lugansk, iniziamo un ritiro unilaterale dalla linea di impegno delle armi di calibro inferiore ai 100 millimetri portandole a una distanza di almeno tre chilometri – ha annunciato Sergey Kozlov, capo di Stato Maggiore della milizia popolare di Lugansk – per dimostrare il nostro impegno per gli accordi di Minsk, siamo pronti a fare un altro passo verso la pace”. La dichiarazione precisa ancora che il ritiro di queste armi potrebbe non applicarsi in alcune “aree problematiche” che secondo [Aleksandr Zakharchenko , leader di Donesk, “costituiscono circa il 10 – 12 per cento della lunghezza della linea di cessate il fuoco”. In particolare si parla del villaggio di Schastie, dove “le nostre armi saranno ritirare solo una volta che le forze di Kiev avranno cominciato a tirare indietro le loro”. Adesso le forze del Donetsk rimangono in attesa di una risposta da Kiev, l’OSCE è previsto monitorare la zona per una larghezza di tre chilometri.

Nel frattempo, secondo i comandanti ribelli, Kiev ha intensificato il fuoco nella zona di Donbass ed ha riportato armi pesanti in prima linea. “Le violazioni del cessate il fuoco e le azioni criminali delle forze di sicurezza ucraine parlano di una ripresa da parte di Kiev di un’azione di ostilità attiva”, ha detto il portavoce di Donesk, Eduard Basurin. Qualche settimana fa alcune unità di volontari ucraini, come il “battaglione Aidar” avevano rifiutato gli ordini del loro governo a lasciare le posizioni nelle zone di conflitto, dopo combattimenti particolarmente pesanti nella zona di Shirokino.
In una delle sue relazioni di giugno, la missione speciale OSCE ha detto di aver osservato “più violazioni del cessate il fuoco” nella zona intorno all’aeroporto di Donetsk. Il picco di violenza è stato seguito da una dichiarazione degli ultranazionalisti “Pravi Sektor” che esortano ancora il presidente Poroshenko a riprendere l’offensiva militare nella zona est del Paese.

C’è infine un’ultima notizia a testimoniare, qualora ce ne fosse stato bisogno, i momenti di estrema tensione che si vivono a Kiev: il ministro della Cultura ha chiesto a quello degli Interni di vietare il concerto del famoso musicista serbo Emir Kusturica e della sua “No smoking orchestra” in programma nella capitale ucraina per il 28 luglio per celebrare il millenario della morte di Vladimiro il Grande, il principe che nel Nono secolo diffuse la Cristianità in tutta la Russia. “Non sono molto sorpreso – dichiara il musicista – sappiamo tutti che il governo ucraino è nato da un colpo di Stato che puntava a cambare l’Europa con la forza ed oggi è dominato da nazionalisti e frange neonaziste. Anzi, trovo notevole il fatto che questo divieto riguardi in qualche modo la figura di un uomo che decidò la sua vita ai valori cristiani ed europei ed oggi viene contestato da una sorta di neopaganesimo”.

AFP, RIA Novosti, Politika

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