L’inizitiva di una parlamentare ucraina spiega da sola il livello di degrado a cui sono arrivate le relazioni fra Kiev e Mosca: secondo l’onorevoleOksana Korchinskaya, rappresentante del del partito radicale alla “Verkhovna Rada” nel Paese ancora in guerra dovrebbe essere vietato, pena l’arresto, l’uso delle parole “Russia” e “Rus” per indicare il territorio della Federazione Russa.
Il disegno di legge non si spinge fino a suggerire perifrasi del tipo “quella nazione dell’Eurasia grande 17.075.400 km quadrati che attualmente è guidata da Vladimir Putin”, ma l’uso dei sinonimi dovrebbe essere libero, pur di non pronunciare più l’odiata parola.
Le ragioni di questa crociata? La Korchinskaya afferma che le parole “Russia” e “Rus” inizialmente vennero utilizzate per riferirsi al territorio che oggi è Ucraina, ovvero la cosiddetta “Rus di Kiev”.Pertanto, oggi l’Ucraina dovrebbe vietare queste parole dal momento che “rappresentano un promemoria aggressivo per i cittadini ucraini sulla natura ‘temporanea’ della loro statualità ucraino”. In altri termini, l’uso del termine per indicare Cremlino e vasti dintorni in qualche modo violerebbe la sovranità nazionale.
Il disegno di legge non manca di ambizione, poiché vorrebbe cambiare con una norma di poche righe il nome del più grande Paese del mondo, utilizzato in tutti i documenti ufficiali (anche ucraini), in libri di testo scolastici, enciclopedie, mappe stradali, cartelloni pubblicitari, i cartelli stradali e gli uffici postali più o meno di tutto il Globo. Con la nuova legge, l’uso delle parole sarebbe considerata violazione dell’ integrità territoriale dell’Ucraina, e per questo reato secondo il codice penale i trasgressori possono trascorrere in carcere fino a 12 anni. Gli stessi argomenti, più o meno, potrebbero valere per il
New Mexico o per la provincia più occidentale del Canada, ancora chiamata della Columbia Britannica nonostante possa suscitare un “ricordo aggressivo” della natura “temporanea” di Messico e Colombia.
Fonte: Rt