Turchia, tutti spiati da Erdogan
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Turchia, tutti spiati da Erdogan

Recepp Tayyp Erdogan ne combina un’altra: adesso il suo apparato di intelligence dovrà monitorare tutto il Paese e specialmente gli oppositori <br>

Turchia, tutti spiati da Erdogan
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19 Marzo 2015 - 09.55


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A meno di tre mesi dalle elezioni poitiche turche la tensione nell’aria è già palpabile. Il presidente Recep Tayyip Erdogan sente la tornata elettorale come la più incerta e cruciale, da quando il suo partito Atk è al potere, ovvero dal 2002.

In questo stato di ansia Erdogan ha deciso di mettere sotto controllo da parte dei servizi segreti tutta la nazione. Tale gesto è solo l’ultimo di una serie di azioni fortemente antidemocratiche. L’opposizione accusa, infatti, il presidente, di tendenze dittatoriali e di essere pronto a tutto pur di vincere.

Sembra anche che Erdogan soffra di manie di persecuzione considerando lui e tutta la sua famiglia in pericolo di vita.
Tale richiesta del presidente ha sollevato notevoli polemiche.

Il leader del maggiore partito di opposiozione CHP Kemal Kilicdaroglu, ritiene l’ordine del presidente una mera violazione della legge e ha chiesto al primo ministro Ahmet Davutoglu di motivare tale gesto e fornire spiegazioni su come intendano profilare i 77 milioni di turchi.

I recenti sondaggi pre-elettorali che danno il partito sotto il 40%, contro il 50% delle politiche del 2011, alimentano il nervosismo. Erdogan sta apertamente conducendo una campagna elettorale, nonostante la costituzione imponga al capo dello stato di essere neutrale. Il suo invito agli elettori è quello di conferire all’Akp una maggioranza assoluta più ampia che gli consenta di cambiare la costituzione e di istituire un sistema presidenziale forte.
Se così dovesse accadere Erdogan diverrebbe un vero e proprio sultano e per il Paese la democrazia sarebbe solo un ricordo.

A gennaio il governo turco, nella bufera per una serie di scandali per corruzione aveva dato il via ad un nuovo giro di vire contro magistratura e polizia.

In poche ore furono così annunciati i trasferimenti o l’assegnazione ad altro incarico di 96 tra giudici e procuratori e poi il licenziamento e lo spostamento di quasi 500 funzionari di polizia nella sola capitale Ankara.
Secondo i media turchi si è trattato dell’intervento più massiccio nei confronti della magistratura nella storia della Repubblica.

I magistrati finiti nel mirino del governo erano coloro che indagavano sulla corruzione
Ultimamente anche la libertà è stata seriamente minacciata da diverse azioni.

Continuano le inciminazioni di giornalisti critici verso il potere per presunte “offese” a Erdogan.
I tentativi di bloccare la diffusione di liberi pensieri erano poi andati in scena con la battaglia del presidente turco contro la rete e soprattutto contro i socialnetwork, Twitter in primis.

I siti che già dall’anno scorso sono stati bloccati sono numerosissimi. Secondo alcune fonti non ufficiali sarebbero addirittura oltre 60.000.
Ad esempio poco tempo fa un tribunale civile ha bloccato l’accesso al sito della Association of Atheism, un associazione ufficiale di atei del Paese a maggioranza musulmana.

Il comunicato diffuso poi dall’ssociazione rende bene chiara la situazione: “I tribunali in Turchia sono ancora impegnati a bloccare i siti internet citando leggi con espressioni vaghe e cercando di far prevalere un certo credo sugli altri”.

L’unica istitutuzione che sembra, almeno per adesso, resistere alle pressioni di Erdogan è la Banca centrale turca che si è rifiutata di tagliare i tassi d’interesse nonostante i feroci attacchi del presidente che pretende un consistente taglio prima delle elezioni di giugno.
In una recente nota la banca ha affermato che il tasso repo, (repurchase agreement), ovvero il nostro “pronti contro termine” rimarrà al 7,50%, il tasso marginale al 10,75% e i tasso sui prestiti al 7,25%. Resta da vedere se la decisione piacerà ad Ergogan che proprio di recente aveva accusato il governatore Erdem Basci di tradimento per non aver appunto tagliato i tassi.

La durezza di Erdogan nei confronti della banca centrale ha inciso pesantemente sul valore della lira turca, che nelle ultime settimane ha toccato i minimi storici contro il dollaro americano.

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