Le armi pesanti smetteranno di sparare nella notte fra sabato 14 e domenica 15 febbraio e dunque fino a quel momento aspettiamoci ogni sorta di strage, poiché l’Armata ucraina tenterà di riprendersi i territori conquistati dai separatisti. Dopo un incontro-fiume durato 16 ore e protrattosi per tutta la notte Vladimir Putin e Petro Poroshenko, con il patrocinio di Francois Hollande e soprattutto di Angela Merkel hanno firmato un accordo in 13 punti che è stato accettato anche dalle milizie del Donbass. Il documento prevede fra l’altro la creazione di una “zona cuscinetto” sul fronte ucraino larga 50-70 chilometri a seconda del tipo di arma : per l’artiglieria pesante sarà di 50 chilometri e per i lanciarazzi multipli di 70 , mentre i missili “Tornado-S, Uragan”, e “Smerch” ed i missili balistici “Tochka-U” dovranno essere schierati a non meno di 140 chilometri dal fronte.
Le forze armate ucraine dovrebbero ritirare le loro armi pesanti “dall’attuale ‘linea di contatto”, mentre i miliziani separatisti si ritireranno «da alcuni distretti delle regioni di Donetsk e Lugansk» fino alla linea stabilita dal memorandum di Minsk dello scorso 19 settembre. In altri termini, i filorussi hanno accettato di ritrarsi e tra pochi giorni le mappe ci mostreranno i probabili confini di Ucraina e “Novorussia”. Il “cessate il fuoco” dovrà scattare dalla mezzanotte di domani, sabato, ma fino a quel momento entrambe le parti “dovrebbero mostrare «moderazione ed evitare inutili spargimenti di sangue”, ha detto Vladimir Putin annunciando l’intesa. Al vertice è stata concordata anche ”la liberazione di tutti i prigionieri di guerra entro 19 giorni” .
L’incontro di Minsk dunque si chiude con un accordo di pace ancora provvisorio ma che comunque riapre la strada della trattativa :«È un sollievo per l’Europa e un esempio di quanto Francia e Germania possano fare per la pace – diceil presidente francese Hollande – questo testo, che è stato firmato dal gruppo di contatto e dai separatisti, affronta tutte le questioni comprese quello della decentralizzazione, del controllo dei confini e della rimozione delle armi pesanti».
Chi ha potuto analizzare meglio il documento dice che l’accordo “Minsk due”non prevede alcuna autonomia per le aree sotto il controllo dei ribelli separatisti nell’est dell’Ucraina, il presidente Poroshneko , anzi, si vanta di non avere acconsentito alla richiesta di concedere uno statuto federalista o autonomia per le regioni nell’est, equesto per i mesi a venire sarà sicuramente un punto di forte contrasto. Poroshenko dice anche che non c’è stato accordo su alcuna autonomia o federalizzazione per l’Ucraina orientale, ma il nuovo trattato di Minsk richiede al Parlamento ucraino di dare ampi poteri alle regioni orientali come condizione per il ripristino del pieno controllo sul suo territorio.
L’accordo quindi rappresenta tutta la complessità di un compromesso che consente sia alla Russia che all’Ucraina di cantare vittoria, ma rimane pieno di potenziali insidie che potrebbero farne deragliare l ‘ attuazione. Angela Merkel ha detto che, alla fine, Putin ha esercitato pressioni sui separatisti per fargli accettare il cessate il fuoco: “Non mi faccio illusioni . aggiunge – tutti sappiamo che sarà necessario ancora molto lavoro, però adesso c’è una reale possibilità di migliorare le cose”. Il punto dolente rimane quello di Debaltseve, snodo di trasporto fondamentale tra le due principali città orientali controllate dai ribelli: Putin ha detto che i ribelli considerano le forze ucraine circondate e si aspettano da loro una resa, mentre l’Ucraina, dice le sue truppe non sono state bloccate .
Quel che più importa adesso è comunque il fatto che si è raggiunto un nuovo accordo, sia pure non totale: ancora non sarebbe stata raggiunta una piena intesa né sulla linea di demarcazione dei confini orientali né sul suo futuro status giuridico ma intanto c’è un nuovo documento da quale partire, e lo spettro del riamo di Kiev per mano americana pare allontanato, almeno per il momento.
Fra i quattro leaders nelle 16 ore di maratona negoziale si è svolta una vera e propria guerra di nervi, come provavano le espressioni dei loro volti ieri mattina. Fra l’altro, le pieghe del vertice hanno riservato un’ulteriore sorpresa: è stato Gzegoz Shetina, ministro degli Esteri polacco, a rivelare che nell’ultimo incontro dei ministri degli Ester europei era stata proprio l’Ucraina a chiedere che la decisione su nuove sanzioni contro la Russia venisse rinviata. Come dire, realismo contro servilismo.
All’Europa unita soltanto intorno all’euro, per il momento non rimane che prendere nota del fatto che la politica estera del Continente viene fatta da Berlino in primo luogo, e subito dopo da Parigi, mentre tutti gli altri svolgono un semplice ruolo da comprimari e possono solo cercare di salire sul carro del vincitore. Angela Merkel, soprattutto, ha saputo riprendere in mano le cose quando l’incomunicabilità fra Barack Obama a Vladimir Putin rischiava di trasferire il suolo europeo in terreno di contesa nella lotta per l’egemonia fa due grandi Paesi. Le prossime ore ci diranno se e fino a quando il nuovo accordo di Minsk potrà funzionare, per il momento i fatti ci consegnano la presa d’atto di una vera frattura fra la politica estera di Washington e quella dell’asse Parigi/Berlino e la consacrazione della Merkel come nuova grande attrice della politica internazionale, anche perché ha scoperto di poter essere autonoma.
(Giuseppe Zaccaria)