La Siria, l'Europa e Diocleziano-Obama
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La Siria, l'Europa e Diocleziano-Obama

La caporetto siriana indica il neo isolazionimo americano: sarà comprensibile per gli Usa, ma per l'Europa è un disastro. [Riccardo Cristiano]

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28 Settembre 2013 - 17.23


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di Riccardo Cristiano

Quando Barack Obama ha pronunciato l’ormai celebre discorso del 10 settembre scorso, il pensiero non è potuto che andare al giorno un po’ più lontano in cui Diocleziano annunciò la sua decisione di dimettersi da imperatore e ritirarsi nella natia Croazia.

Dopo aver mobilitato la sua invicibile armada verso il Mediterraneo, il presdente Usa ha infatti scelto di rinunciare ad esercitare o imporre la sua leadership mondiale.

Forse è la sua visione del mondo, enunciata nel celebre discorso del Cairo, che riduce i problemi del tempo presente a dispute inter-abramiche, la ragione di questa incredibile decisione. Forse, assai più probabile, la scelta neo isolazionista di un presidente che non vede più il petrolio mediorientale come essenziale per la sua economia e preferisce ri orientare la sua corazzata verso il Pacifico.

L’esito di questa scelta strategica è enorme soprattutto per noi, europei. L’asse russo-persiano che già assicura a Mosca e Tehran il controllo dei giacimenti petroliferi centroasiatici collegandoli al Golfo Persico, ora si completa, con la conquista della Siria, nel controllo delle pipe line che potranno portare il petrolio e il gas in Europa, visto che la Siria spacca la trasversale sunnita che unisce l’Arabia Saudita alla Turchia.

Questa scelta strategica ha significato l’abbandono del mondo sunnita, nella realtà ma soprattutto ai loro occhi, dopo il tradimento umano, politico e culturale da parte di chi ha voltato loro le spalle dopo un genocidio culminato nel massacro chimico.

Questa rottura epocale con i sunniti va tradotta: è la rottura con il mondo arabo che esiste nel Mediterraneo. Ciò significa la fine dello spazio euro-mediterraneo e la nascita, di comporto, di uno spazio euroasiatico, nel quale noi saremo una semplice appendice geografica della Russia.
Non è certo un caso che Mosca si sia affrettata, a differenza dell’Europa, a comprarsi la Grecia e Cipro, oltre che ad aprire Gazprom a Beirut. Fidarsi dei persiani va bene, ma lo sbocco del petrolio dell’asse Iran, Iraq, Siria sul Mediterraneo deve essere russo. Solo così si ha la certezza che il Mediterraneo diventi un mare chiuso, e l’Europa priva di spazi strategici. Forse è per questo che il premier britannico se l’è presa tanto quando un oscuro burocrate russo gli ha detto che la Gran Bretagna è una piccola isola. Sa bene che nel passato non è stato vero, ora sì però. E non riesce a tratenere la rabbia davanti a un oscuro burocrate che dice in modo così plateale la verità.

La divertente appendice di tutto questo è il “disgelo” di Obama con Tehran. Il presidente Usa dice ufficialmete che il negoziato sarà globale, ma Rohani ha già chiarito che lui ha mandato solo sul nucleare. Come non capire che dietro c’è lo scambio: diritti umani e Siria per il nucleare. Ma su quale sia l’accordo che già si vede (che condanna i palestinesi e che comprenderà la fine del Libano), sarà meglio parlare in un prossimo articolo.

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