Prevenzioni e pessima stampa contro Italia e Marò
Top

Prevenzioni e pessima stampa contro Italia e Marò

Il tentativo di processare in Italia i due marò per un fatto avvenuto in acque internazionali viene definita un’ammissione di colpa indiretta. [Francesca Marretta]<br>

Prevenzioni e pessima stampa contro Italia e Marò
Preroll

redazione Modifica articolo

3 Marzo 2012 - 23.34


ATF

da Londra

Francesca Marretta

Negare vuol dire ammettere? Le stesse memorie difensive presentate giovedì dalla difesa degli italiani all’Alta Corte del Kerala, potrebbero essere usate per confermare indirettamente le accuse della procura indiana. Lo affermano fonti delle polizia del Kerala. «Durante gli interrogatori i due italiani hanno fortemente negato le accuse di omicidio attribuitegli per gli spari che hanno ucciso i pescatori in mare», dice una fonte.

Rovesciare il senso delle cose. Per la procura indiana apprendere dell’iscrizione nel registro degli indagati degli italiani per concorso in omicidio per la morte di due pescatori indiani, da parte della Procura di Roma, rappresenta un’implicita, sebbene indiretta, conferma delle accuse. L’avvocato della procura di Kochi Kaleeswaam Raj ha sottolineato appunto, che i documenti presentati dalla difesa degli italiani per trasferire il processo a Roma, potrebbero essere utilizzati per sostenere l’accusa di omicidio.

La Guardia Costiera indiana ci ripensa. Il rapporto della Guardia Costiera indiana, reso noto oggi, sostiene che i due marò hanno agito di propria iniziativa e non in coordinamento con il capitano della nave, né la società armatrice. Prina avano sostenuto che l’incidente al largo delle coste del Kerala è accaduto in violazione del regolamento dell’Imo, (Organizzazione marittima internazionale), convenzione autonoma Onu l’Imo che tra le altre cose definisce i protocolli per le indagini sugli incidenti marittimi dei paesi firmatari in base alla convenzione sulla navigazione civile internazionale. Secondo fonti a Kochi la procura locale ritiene che il rapporto della Guardia Costiera segni un altro punto a favore dello svolgimento del processo in India.

La scatola nera. Secondo il Times of India, nel voyage data recorder (Vdr), ovvero la scatola nera della Enrica Lexie, non risultano dati in grado di chiarire cose è accaduto lo scorso 15 febbraio. Il quotidiano indiano, che oggi cita un’inchiesta parallela del ministero della Marina mercantile indiano, spiega che i dati potrebbero «probabilmente» essere stati sovrascritti con dati successivi, dato che il sistema registra le informazioni di navigazione e le conserva per 12 ore, poi i dati vengono riscritti su quelli già esistenti. Se c’è un evento importante a bordo o nelle vicinanze «i dati devono essere salvati». Ma non è stato questo il caso a bordo della Enrica Lexie.

Ma non guardano il registro di bordo. Fonti del Ministero della Marina Mercantile indiana sostengono che il capitano della nave Umberto Vitelli non ne avrebbe disposto la conservazione. Perché? Lo stesso registro di bordo non sarebbe stato prelevato dalla polizia. Il commissario Ajit Kumar, responsabile dell’operazione di sequestro delle armi in dotazione ai due marò indagati per omicidio ha affermato di non aver ricevuto l’ordine di sequestrare il registro.

Accanimento giudiziario? Oggi all’Istituto della polizia scientifica del Kerala si è svolta la prima giornata di perizie sulle armi sequestrate a bordo della Enrica Lexie. Nulla è trapelato. Gli indiani sono stati chiari a riguardo: gli italiani possono assistere, ma senza intervenire, né rivelare nulla di ciò che accade a porte chiuse. Il giallo non pare vicino alla soluzione. Ma ogni giorno che passa appare chiaro che l’India, a ragione o torto, intende processare gli italiani secondo la propria giurisdizione.

Native

Articoli correlati