Egitto verso l'anniversario delle rivoluzione incompiuta
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Egitto verso l'anniversario delle rivoluzione incompiuta

A un anno dalla rivolta, i fratelli musulmani hanno vinto le elezioni e dialogano con gli americani, usando una strategia per ottenere il proprio posto al sole.

Egitto verso l'anniversario delle rivoluzione incompiuta
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10 Gennaio 2012 - 15.48


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Mentre i militari si concentrano sulla repressione individuando figure di spicco del moto rivoluzionario da perseguire (nei giorni scorsi hanno rastrellato le sedi di 18 Organizzazioni non governative con la scusa che non erano “iscritte” all’albo), i Fratelli Musulmani — che hanno stravinto le elezioni della Camera bassa — cercano di mettere il cappello sulla data del 25 gennaio, anniversario della rivoluzione, parlano con gli americani e si dedicano alla campagna per la scrittura della nuova Costituzione egiziana – riguardo alla quale hanno da tempo una bozza – aprendo a “tutte le forze in campo” e chiedendo ai militari che le elezioni presidenziali siano tenute in contemporanea con la formazione dell’Assemblea costituente. E’ la loro strategia per ottenere il proprio posto al sole.

E mentre Tawfiq Okasha, il tele-mubarakiano sponsor della “maggioranza silenziosa” riunitasi a manifestare due volte in sostegno alla Giunta militare fa un flop clamoroso alle elezioni, raccogliendo solo 500 voti (davvero silenziosa questa maggioranza!), i rivoluzionari, continuano nel loro percorso.

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In un’intervista rilasciata a Nena News, Alaa Abd el-Fattah, un famoso attivista di recente liberato dai militari e in attesa di giudizio dice:
Il primo risultato della Rivoluzione è un parlamento legittimo, e ciò chiarisce come il governo militare sia illegittimo. Un parlamento eletto dal popolo non può che ascoltare le richieste rivoluzionarie, sentire la pressione per le riforme e rispondere agli scioperi generali in corso e ai prossimi, annunciati per marzo … Ormai è un movimento di resistenza anche a livello locale. La polizia militare affronta per esempio la resistenza degli operai di Damietta che hanno visto avvelenate le acque usate per l’irrigazione dei campi e sono stati sgombrati dall’occupazione permanente del porto.

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