Buon 2023, di lotta, orgoglio, fierezza
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Buon 2023, di lotta, orgoglio, fierezza

Le elezioni politiche di settembre hanno segnato una vittoria netta della destra più radicale e oscurantista nei confronti delle persone Lgbtqia+ e delle donne.  Ma...

Buon 2023, di lotta, orgoglio, fierezza
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Gianmarco Capogna Modifica articolo

31 Dicembre 2022 - 18.08


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Siamo nei giorni del bilancio, non solo quello economico e previsionale della manovra finanziaria che, in una corsa contro il tempo, Governo e maggioranza si sono affannati a votare, ma anche politico, in riferimento al 2022 che si chiude e agli orizzonti dei prossimi dodici mesi.

L’anno che ci stiamo lasciando alle spalle ci ha insegnato, più di ogni altro forse, che non si può mai abbassare la guardia nella lotta per i diritti e le libertà. Le elezioni politiche di settembre hanno segnato una vittoria netta della destra più radicale e oscurantista nei confronti delle persone Lgbtqia+ e delle donne. 

Lo abbiamo visto chiaramente in quelli che potremmo definire “strumenti di distrazione di massa”-  e che forse in relazioni alle grandi difficoltà che la maggioranza ha incontrato su temi che erano cavalli di battaglia della campagna elettorale sono stati usati per spostare l’attenzione – ma che sono comunque scelte politiche di una scelta di campo chiara e incontrovertibile. 

La giornata nazionale dei Figli d’Italia, il rifiuto di dare seguito alla sentenza per riconoscere genitori e non madre/padre sulle carte di identità, la scelta del maschile nel chiamarsi il Presidente del Consiglio, che è una scelta ideologica, maschile e patriarcale, la nomina di ministri e ministre che non fanno mistero di opporsi ai diritti anche attraverso la strategia di ignorare e cancellare l’esistenza di migliaia di cittadine e cittadine. Ignorare e cancellare, sì, perché il linguaggio non è solo forma ma anche sostanza, specialmente in politica. Questi sono accenni di quello che sarà un terreno di lotta, spesso ideologica, che ci accompagnerà nei prossimi mesi.

La strada verso l’uguaglianza è ancora lunga e, considerate queste premesse, anche tortuosa e impervia. Ma non dobbiamo perdere le speranze, non dobbiamo cedere all’idea di aver perso in partenza. Le nostre vite, le nostre famiglie, i nostri figli, non sono e non saranno mai cause perse.

Non lo saranno mai, anche di fronte ai sondaggi che continuano ad indicare che la destra, quella più identitaria e radicale, cresce ampliando un divario che non è solo numerico con il fronte progressista ma anche, e forse sopratutto, politico. Dall’altra parte, a sinistra, però, la politica arranca e anche la visione di un percorso di battaglie capaci di rimettere in moto un senso di partecipazione politica che dai territori possa dare avvio ad un nuovo patto sociale capace di mobilitare cittadine e cittadini, associazioni, collettivi, movimenti.

Ed è proprio da questo presupposto che dobbiamo partire: serve un nuovo paradigma politico capace di riattivare la partecipazione, stimolare le reti, favorire la rappresentanza e l’auto-rappresentanza dei gruppi sociali che da sempre sono al margine. Donne, persone Lgbtqia+, giovani, in primis.

Se non capiamo questo, a sinistra, allora sì che stiamo davvero combattendo una guerra contro i mulini a vento. E non sono i mulini a vento degli avversari politici ma i nostri, quelli che ci costruiamo in un ciclo perenne di auto-conservazione di un ceto politico che sembra quanto mai lontano dalla società civile.

Il 2023 si apre con tre appuntamenti elettorali col voto in tre Regioni – Lazio, Lombardia e Friuli Venezia Giulia – ed è da lì che dobbiamo ripartire. Il punto non è vincere a tutti i costi ma ricostruire un rapporto politico che sembra essersi perso, spezzato. Per farlo, dobbiamo innanzitutto smetterla di rincorrere la destra. Sui loro temi, sulle loro scelte – anche linguistiche – loro vincono e non possiamo di certo batterli. Dobbiamo proporre la nostra visione, la nostra proposta di Paese, di società, di città. Un progetto sostenibile, non solo in termini ambientali ed ecologisti ma anche dei diritti, del welfare, delle politiche sociali.

Alla giornata dei figli d’Italia, rispondiamo con una proposta in grado di sostenere le giovani coppie, come anche i single, aiutandoli ad autodeterminarsi nel lavoro come nelle relazioni personali, nell’affitto di una casa, nella stabilità di un contratto e con la sicurezza di un salario minimo che cancelli situazioni di sfruttamento. Con o senza figli, perché quella deve essere una loro libera scelta, in primis delle donne. Perché si è donne indipendentemente dalla decisione o meno di essere madri.

A chi rivendica madre e padre perché la famiglia questa è, rispondiamo sostenendo senza esitazione le richieste del movimento Lgbtqia+, delle Famiglie Arcobaleno, con leggi e atti parlamentari ma, se necessario, anche accompagnandole in tribunale. Rivendichiamo che la loro dignità è la nostra dignità.

A chi diffida le scuole per un atto di civiltà come le carriere alias, ricordiamo che i figli e le figlie sono tutte e tutti uguali e che fanno parte di una delle categorie sociali spesso più deboli, da sostenere e supportare specialmente se nel mezzo di un percorso difficile e lungo alla ricerca della propria felicità. Perché questo è un percorso di transizione: un viaggio alla scoperta di sé, degli altri e della propria felicità.

E allora, che il 2023 sia anno di lotta e orgoglio.

Di fierezza, anche e specialmente di fronte a chi ci odia e vuole discriminarci, anche sul piano politico e istituzionale.

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