La pandemia dell'avidità, i poveri muoiono di Covid quattro volte di più: un crimine oscurato
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La pandemia dell'avidità, i poveri muoiono di Covid quattro volte di più: un crimine oscurato

 Dallo scoppio dell’emergenza Covid il numero di morti causato dal virus è stato 4 volte superiore nei paesi a basso-medio reddito, rispetto ai paesi ricchi. La denuncia di Oxfam

La pandemia dell'avidità, i poveri muoiono di Covid quattro volte di più: un crimine oscurato
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

3 Marzo 2022 - 17.43


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Una tragedia in atto non cancella un’altra che va avanti da tempo e che continua a mietere vittime a milioni. La guerra d’aggressione russa contro l’Ucraina riempie le pagine dei giornali, gli stessi che fino a qualche decina di giorni fa avevano, tranne rare eccezioni, derubricato le notizie dall’estero, nella prima delle brevi. I virologi hanno lasciato la poltrona, ambita e ben retribuita, dei salotti mediatici a persone che la guerra non sanno che sia ma che fanno finta di conoscerla come le proprie tasche. Nel frattempo, dai radar mediatici è scomparsa l’emergenza-Covid. E con essa, la vergogna della pandemia dell’avidità.

Oxfam ed Emergency, un rapporto e una denuncia 

 Dallo scoppio dell’emergenza Covid il numero di morti causato dal virus è stato 4 volte superiore nei paesi a basso-medio reddito, rispetto ai paesi ricchi.

È l’analisi contenuta nel nuovo rapporto La pandemia dell’avidità pubblicato da Oxfam, membro insieme a Emergency della People’s Vaccine Alliance, a 2 anni esatti dalla dichiarazione di inizio pandemia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.“Se l’impatto della pandemia nei paesi ricchi, come l’Italia, è stato devastante, nei paesi più poveri del mondo è stato praticamente insostenibile. I primi a farne le spese sono stati donne e bambini. – affermano Sara Albiani, policy advisor su salute globale di Oxfam Italia e Rosella Miccio, presidente di Emergency-   Nelle aree del mondo afflitte da conflitti, povertà spesso estrema, la mancanza di test e la ridotta capacità di raccolta, analisi e trasmissione dei dati sanitari ha fatto sì che un numero molto elevato di decessi causati dal Covid19, semplicemente non venisse segnalata dalla autorità competenti”. 

Le vittime della pandemia potrebbero essere 4 volte quelle registrate dalle cifre ufficiali

Tragici i numeri contenuti nel dossier. Se consideriamo le morti in eccesso, rispetto al periodo pre-pandemico, si stima che a livello globale le vittime siano state 19,6 milioni, ossia quattro volte di più rispetto alle cifre ufficiali.  Partendo da questa analisi, il rapporto stima che per ogni persona che ha perso la vita per il Covid19 in un paese ad alto reddito, ne siamo decedute 4 nei paesi a reddito basso o medio-basso. Se mettiamo questo dato in relazione alla popolazione totale, nei paesi a reddito basso o medio-basso le morti per Covid sono del 31% più alte che nei paesi più ricchi.

Solo Omicron si stima abbia già causato 3 milioni di vittime dalla sua comparsa.

“Queste cifre rendono evidente quanto sia purtroppo illusorio un orizzonte di fine pandemia. La variante Omicron può colpire in maniera grave soprattutto le persone non vaccinate che sono ancora il 93% nei paesi poveri. – aggiungono Albiani e Miccio – Secondo alcune stime, oltre la metà della popolazione globale potrebbe risultare contagiata entro la fine di marzo 2022. Se anche la maggior parte dei casi risulterà lieve, il loro aumento esponenziale non farà che moltiplicare il numero di decessi, in particolare laddove la popolazione non è protetta dalla vaccinazione”.

Nel mondo ogni minuto tre bambini hanno perso un familiare: in India in 2 milioni sono rimasti orfani

Il rapporto evidenzia inoltre che a causa del Covid-19: 1) Nel mondo, ogni minuto, tre bambini hanno perso un genitore o un familiare: solo in India, più di due milioni di bambini sono rimasti orfani; 2) Le donne hanno 1,4 probabilità in più di lasciare il proprio lavoro rispetto agli uomini; 3) il 99% dell’umanità vive in condizioni peggiori rispetto al periodo pre-pandemico, con 160 milioni di persone cadute in povertà e 137 milioni rimaste disoccupate.

 40 nuovi miliardari grazie al business vaccini

Oxfam, nel suo annuale rapporto sulla disuguaglianza, ha recentemente denunciato che per contro la pandemia ha generato un nuovo miliardario ogni 26 ore e di questi 40 lo sono grazie ai profitti provenienti dalla vendita di vaccini, terapie, test e dispositivi di protezione individuale. Durante l’emergenza Covid, i 10 uomini più ricchi del mondo hanno visto raddoppiare le loro fortune, aumentate a un ritmo di 1,3 miliardi di dollari al giorno, o 15.000 dollari al secondo.

“Dopo due anni tutti vogliono davvero mettere la parola fine alla pandemia. Tutti tranne i leader dei paesi più ricchi che continuano a ignorare l’impatto ancora oggi devastante del virus – aggiungono Albiani e Miccio – I vaccini hanno rappresentato la grande speranza, ma appunto i governi di quei paesi hanno costantemente sabotato ogni tentativo di prevederne una distribuzione globale, spinti da logiche nazionalistiche, miopi e colpevoli. Si dice da più parti che stiamo entrando in un'”era post-Covid”, ma di fatto migliaia di persone muoiono nei paesi a basso reddito per mancanza di dosi.”

Il prezzo nel considerare la pandemia finita, potrebbe essere altissimo

Da qui – anche in vista del summit dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che si dovrebbe tenere dal 9 al 15 marzo per discutere ancora della proposta di sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale dei brevetti – un nuovo appello perché si arrivi a rendere i vaccini un bene pubblico globale, prima che altre innumerevoli vite vadano perdute.

 “I paesi ricchi e le grandi aziende farmaceutiche sino ad oggi hanno piegato ai loro interessi la risposta globale alla pandemia, facendo pagare al sud del mondo il prezzo più alto – concludono Albiani e Miccio – Dinanzi a miliardi di persone senza alcun accesso ai vaccini ci si illude che la pandemia sia finita. Le evidenze sembrano dirci che il livello di immunizzazione raggiunto con la terza o la quarta dose nei paesi ricchi non basti, che più il virus continuerà a circolare liberamente tra la gran parte della popolazione mondiale non ancora vaccinata, più aumenterà, il rischio di nuove, aggressive varianti. Finché i paesi a basso e medio reddito non saranno messi in condizione di produrre i vaccini autonomamente e su larga scala, attraverso la condivisione dei brevetti e della tecnologia, la pandemia resterà tra noi per un bel pezzo.”.

“Mentre Omicron tende a causare una malattia più lieve, la sua maggiore trasmissibilità implica un numero altissimo di vittime, in particolare tra la popolazione non vaccinata – aggiunge Gregg Gonsalves, Professore Associato di Epidemiologia alla Yale University – Possiamo anche raccontarci di aver chiuso con questo Coronavirus, ma è lui a non aver chiuso con noi. Dobbiamo trovare una via d’uscita, rendere il vaccino un bene accessibile a tutti in tutto il mondo. Le decisioni di salute pubblica devono basarsi su evidenze complete, non su agende politiche. La narrativa imposta dai paesi ricchi non farà che peggiorare le cose. Il sud del mondo, comprensibilmente, vuole prendere in mano la situazione e i paesi ricchi dovrebbero lasciarglielo fare”.

DISUGUITALIA

Avidità che moltiplica le diseguaglianze. Nel mondo, in Europa. E in Italia. La pandemia ha aggravato le condizioni economiche delle famiglie italiane e rischia di ampliare a breve e medio termine i divari economici e sociali preesistenti. Nel primo anno di convivenza con il coronavirus in Italia è cresciuta la concentrazione della ricchezza. La quota, in lieve crescita su base annua, di ricchezza detenuta dal top-1% supera oggi di oltre 50 volte quella detenuta dal 20% più povero dei nostri connazionali. Il 5% più ricco degli italiani deteneva a fine 2020 una ricchezza superiore a quella dell’80% più povero .Nei 21 mesi intercorsi tra marzo 2020 e novembre 2021 ilnumero dei miliardari italiani della Lista Forbes è aumentato di 13 unità e il valore aggregato dei patrimoni dei super-ricchi è cresciuto del 56%, toccando quota 185 miliardi di euro alla fine dello scorso novembre. I 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri (18 milioni di persone adulte).

L’inversione delle fortune, iniziata dalla metà degli anni ‘90, con una marcata divergenza tra le quote di ricchezza del 10% più ricco e della metà più povera della popolazione italiana, non sembra allentarsi nel biennio 2020-2021 con le famiglie più povere incapaci di intercettare la significativa crescita del risparmio registrata durante la pandemia.

Alla riduzione delle spese per consumi è corrisposto nel 2020 un significativo aumento dell’incidenza della povertà assoluta. Oltre 1 milione di individui e 400.000 famiglie sono sprofondati nella povertà, sebbene su questo disastro sociale possa aver inciso maggiormente – a differenza della precedente recessione – il cambiamento pandemico delle abitudini di consumo rispetto alla perdita di potere d’acquisto, pur significativa, delle famiglie.

“Il quadro sociale avrebbe potuto essere ancor più grave, se il Governo non avesse potenziato le misure di tutela esistenti e messo in campo strumenti emergenziali nuovi di supporto al reddito – annota  Elisa Bacciotti, responsabile Campagne di Oxfam Italia – I massicci trasferimenti hanno anche attenuato le disuguaglianze retributive e reddituali, ma le prospettive a breve restano incerte, data la temporaneità degli interventi e i rischi, tutt’altro che scongiurati, di un ritorno allo status quo pre-pandemico. In primis, per quanto riguarda il nostro mercato del lavoro profondamente disuguale e che genera, in modo strutturale, povertà da decenni”.

La ripresa occupazionale del 2021 non è trainata da lavoro stabile e rischia di riproiettarci nel mondo pre-pandemico, che ha visto crescere la quota dei working poor di oltre 6 punti percentuali dall’inizio degli anni ‘90.

“Sono diversi i motivi, non rimossi dalla pandemia, che rendono oggi il lavoro insufficiente a condurre una vita dignitosa per tante persone: l’espansione di lungo corso di occupazioni in settori a bassa produttività e con salari insufficienti, la prevalenza nel tessuto produttivo di piccole e micro imprese con propensione all’innovazione mediamente molto debole e sottoutilizzo del capitale umano, le strategie competitive delle imprese italiane basate sulla compressione del costo del lavoro, la deregulation contrattuale, la diffusione del part-time in prevalenza involontario”, sottolinea ancora  Bacciotti.
Il contrasto alle disuguaglianze e in particolare la portata redistributiva di alcuni interventi strutturali messi in campo nel 2021 dal Governo Draghi sconta le difficili convergenze di una maggioranza disomogenea e la prevalenza di pulsioni conservatrici.

“Crediamo che la razionalizzazione delle misure di sostegno alle famiglie con figli intrapresa dall’attuale Governo sia largamente apprezzabile, così come l’azione sul riordino degli ammortizzatori sociali, anche se ancora incompleta. Le scelte in materia di riforma del sistema fiscale ci appaiono invece discutibili, dimenticando l’obiettivo di garantire maggiore equità orizzontale in favore di una crescita quantitativa, che offusca la dimensione sociale dello sviluppo. L’intervento effettuato sul reddito di cittadinanza nella legge di bilancio è inoltre fortemente deludente, mancando di recepire quasi tutte le indicazioni di riforma per rendere questo strumento più equo ed efficiente nel contrasto alla povertà”, conclude Bacciotti.

Per contribuire alla riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi, Oxfam chiede al Governo italiano di agire sullo scacchiere internazionale per: Porre fine all’apartheid vaccinale sospendendo i brevetti, favorendo la condivisione di know-how e tecnologia sui vaccini Covid-19, investendo in centri di produzione vaccinale nel Sud del mondo, redistribuendo immediatamente ed equamente i vaccini esistenti e mantenendo le promesse fatte di donare 45 milioni di dosi ai Paesi in via di sviluppo;  Riallocare, a favore dei Paesi vulnerabili, una generosa quota dei diritti speciali di prelievo (Dsp),assicurando la fruibilità senza condizionalità di tali risorse da parte dei Paesi beneficiari, riconoscendone la natura concessionale e il carattere addizionale rispetto ad altri impegni finanziari;   Riportarsi sulla traiettoria del rispetto dell’impegno a destinare entro il 2030 lo 0,7% del reddito nazionale lordo all’aiuto pubblico allo sviluppo;  Supportare la creazione di un organismo internazionale autonomo con mandato di sovrintendere alle sospensioni temporanee e occuparsi della sostenibilità nel lungo periodo delle esposizioni debitorie, evagliare i necessari interventi di riduzione/ristrutturazione del debito.    

Essere pacifisti è anche questo. Combattere l’avidità dei pochi e difendere i diritti dei tanti. In Ucraina, nel mondo. Contro le guerre e l’annientamento da Covid. Ricordarlo oggi è un dovere morale. Perché il pacifismo, quello vero, si ribella alla gerarchia degli orrori, non usa pesi e misure diverse a seconda se la vittima è ucraina, siriana, afghana o yemenita. E si batte contro le multinazionali dei farmaci che si arricchiscono sulla pelle dei più deboli, negando loro il vaccino. Il pacifismo è giustizia. O non è. 

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