Remuzzi sul nuovo Dpcm: "Da medico dico che mi sembrano misure ragionevoli"
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Remuzzi sul nuovo Dpcm: "Da medico dico che mi sembrano misure ragionevoli"

Il direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri: "Il politico deve fare il suo mestiere soppessare rischio/beneficio: ci si deve avvicinare il più possibile al minimo rischio-massimo beneficio".

Giuseppe Remuzzi
Giuseppe Remuzzi
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2 Novembre 2020 - 18.13


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Le misure anti Covid delineate dal premier Giuseppe Conte in vista del prossimo Dpcm? “Mi sembrano ragionevoli, anche se io parlo da medico e non posso dare un giudizio su Conte. Chi sono io per farlo? La politica è un altro mestiere. Lo scienziato mette sul tavolo i dati, le conoscenze scientifiche disponibili in un determinato momento, il politico le mette sul piatto della bilancia in una logica di rischio/beneficio e fa la sintesi. Per ciò che ho sentito, mi sembra ragionevole adattare le misure da una cornice che vale per tutto il Paese alle situazioni locali. Le misure devono dipendere anche da cosa ci dice l’epidemiologia. E l’andamento della malattia è diverso in Calabria rispetto alla Lombardia o alla Campania”.
A spiegarlo è Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs.
“Noi medici, scienziati, non siamo adatti a dire se le misure di Conte siano giuste o sbagliate – tiene a puntualizzare lo scienziato – Posso dire che hanno a che fare con le conoscenze scientifiche accumulate le quali sono ad oggi piene di incertezza. E che non ci dobbiamo fidare di chi ha delle certezze, perché sappiamo pochissimo”, ancora. Ci sono due estremi, ragiona Remuzzi.

“Se si guardano le cose dal punto di vista del virus, il modo per farlo andare via è chiudere tutto. Ma per quanto va via, e poi ritornerà? Intanto che succede? Hai distrutto l’economia, crollano i posti di lavoro, la gente scende in piazza, le persone muoiono di fame in silenzio? Il politico deve fare il suo mestiere: soppesare tutto questo, poi scegliere il meno peggio perché è tutto un problema relativo. E’ un problema di rischio/beneficio: ci si deve avvicinare il più possibile al minimo rischio-massimo beneficio”.
Altro esempio: “Io posso dire che le persone con più di 70 anni vanno protette assolutamente, perché sono preziose per la società, per la loro esperienza, perché ci hanno consentito una buona vita da quando è finita la guerra e dobbiamo essere grati. Dobbiamo proteggerli perché i dati ci mostrano che se l’età mediana dei contagiati da Sars-CoV-2 è 45 anni, l’età mediana dei decessi è 82. Il mio compito da medico è dire che in rianimazione non devono arrivare, perché altrimenti uno su due di quegli over 70 che arrivano in terapia intensiva e finiscono intubati muore. Come proteggerli, se chiuderli in casa può essere buona idea oppure no, se si può trovare una strategia per non farli morire poi di inedia fra le mura di casa, cosa fare insomma, lo deve dire la politica”.
Remuzzi fa un ulteriore esempio: “Io da medico ritengo che gli ospedali Covid siano fondamentali, guardo i dati attuali (e sottolineo attuali) e vedo che in questo momento la percentuale più alta di pazienti che arrivano in questi reparti, in alcuni ospedali, è rappresentata da codici verdi in misura largamente maggioritaria più che rossi e gialli, e osservo che il pronto soccorso si intasa e di conseguenza e viene fuori una catena pericolosa che si interromperebbe appunto con i Covid hospital. Faccio in fretta a dirlo e magari nella mia provincia dove ci sono tanti ospedali si può fare. E’ poi la politica ad avere una visione d’insieme, è la politica che deve sapere se questa è una soluzione. In Veneto lo hanno fatto, per esempio”.
Insomma, conclude, “noi non siamo adatti a dire se le misure di Conte siano giuste o sbagliate. Noi dobbiamo essere bravi a dire come stanno le cose. Per esempio, visto che stanno aumentando i morti, dobbiamo capire da dove vengono questi decessi. Se non arrivano tutti dalle terapie intensive, se contribuiscono le Rsa a questo triste conteggio, se rientrano anche persone che vanno in ospedale per altre malattie e, sottoposti a tampone all’ingresso, risultano positivi, e poi muoiono. E’ importante capirlo e spiegherebbe molte cose. Altro esempio: sulle scuole ci sono studi secondo cui se le chiudi risparmi contagi e altri la cui conclusione è che non contribuiscono per niente. Un altro lavoro ci dice invece che dipende da dove le chiudi le scuole, se in posto con un alto tasso di contagi, o dove è basso. A seconda di dove applichi questa misura ottieni un effetto diverso. E’ questo che si dice alla politica. Dirle cosa decidere è senza senso”, conclude.

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