Microbiota dei supercentenari sardi: lo studio dei batteri svelerà l'elisir di lunga vita
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Microbiota dei supercentenari sardi: lo studio dei batteri svelerà l'elisir di lunga vita

Gli italiani più longevi vivono in Sardegna: questione di genetica, alimentazione e stile di vita

La longevità dei sardi ha conquistato le copertine di riviste internazionali
La longevità dei sardi ha conquistato le copertine di riviste internazionali
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Veronica Matta Modifica articolo

28 Giugno 2017 - 14.20


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La ricerca sui geni della lunga vita ha inaugurato un nuovo modo di vedere il mondo. Una scoperta pone il gruppo di supercentenari sardi, con il proprio Dna, con le loro caratteristiche peculiari, al centro dell’universo. La Sardegna rappresenta un luogo ideale nel quale svolgere le ricerche sull’invecchiamento per diversi motivi, in primis per la sua eccezionalità in termini di longevità. Sin dagli anni ’90 l’isola è stata riconosciuta come prima zona blu a livello mondiale per l’elevato tasso di longevità e per l’eccezionale longevità maschile.

In genere siamo abituati  a pensare ai batteri in termini negativi come a una delle cause per cui ci si può ammalare. Questo è vero solo in parte, perché negli ultimi vent’anni anni, dichiara il ricercatore Roberto Pili, abbiamo cominciato a conoscere come ci siano decine di miliardi di batteri presenti nel nostro intestino il così detto “Microbiota”, un ecosistema integrato che porta beneficio alla salute intestinale, ai sistema immunitario ed endocrino. Quando un bambino comincia a gattonare ha già 100 miliardi di batteri nel proprio corpo, il cosiddetto Microbiota, che gli mettono a disposizione 4 milioni di geni che collaborano con i suoi 30.000 geni del suo corredo genetico per costruire un ambiente interno fisiologicamente definito e funzionale al progetto di vita. Tutto ciò che altera il Microbiota e quindi queste condizioni chimico fisiche interne: alimentazione, farmaci, tossici ambientali predispone alle malattie. O al contrario preservano dalle malattie e sono il viatico di una lunga vita. Il drammatico aumento di incidenza delle malattie cosidette non trasmissibili: diabete, obesità, cardiopatie, malattie respiratorie, persino disturbi dello spettro autistico, che interessano fasce sempre più giovani della popolazione, sono in parallelo al peggioramento della qualità dell’alimentazione. Studiare il microbiota, metterlo in relazione alle condizioni ambientali e soprattutto al tipo di alimentazione e allo stile di vita risulta quindi fondamentale per comprendere i fattori, specifici, determinanti e favorenti della lunga vita in salute. La ricerca sul Microbiota è partita dai super centenari sardi ed in futuro verrà studiato il rapporto tra microbioma e dieta e stili di vita per ulteriori conferme sulla salubrità della dieta mediterranea o meglio sardo mediterranea.

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Microbiota dei centenari sardi
Da tempo la Sardegna è al centro degli studi sulla longevità e sullo stile di vita che consente di mantenersi sani ed efficienti anche in età avanzata. Nell’isola l’interesse per il Dna e la longevità si è concretizzato nello studio del Microbiota, al centro dell’ultima ricerca condotta dalla Comunità mondiale della Longevità in collaborazione con l’Università di Cagliari e al “Centro studi centenari sardi”. L’obiettivo è scoprire se esiste nell’organismo del nutrito gruppo di supercentenari sardi un tipico Microbiota isolano responsabile dell’espressione dei geni della lunga vita. Da qui l’importanza di valutare, dunque, la relazione tra invecchiamento e Microbiota intestinale, “organismo vero e proprio che continuamente riceve e trasmette informazioni all’ospite uomo”, spiega il ricercatore Roberto Pili, presidente della Comunità Mondiale della Longevità. Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che in particolare il Microbiota condiziona la spesa energetica e soprattutto condiziona ed è condizionato dall’ambiente alimentare in cui si vive, produce di conseguenza fattori che possono peggiorare o migliorare lo stato di salute. Nell’obesità, la “grande madre” di tutte le malattie cosiddette non trasmissibili, quali tumori, diabete e cardiopatie ischemiche, il microbiota può essere causa per sè dell’aumento di peso o può condizionarne la risposta alla terapia. Il progetto punta quindi a “individuare sia elementi nutrizionali migliorativi per arrivare alla definizione di una dieta mediterranea funzionale, sia testare soluzioni che potrebbero indirizzare verso la tipizzazione riconosciuta più correlata a longevità e benessere”.

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La Sardegna, zona blu del pianeta
La Sardegna è una delle zone blu del pianeta per l’alta prevalenza di centenari con alta percentuale di sesso maschile. “Queste evidenze rendono il Microbiota dei centenari sardi un candidato ideale per ulteriori studi sui markers dell’invecchiamento e le patologie correlate con l’età – sottolinea Roberto Pili – l’insieme dei dati saranno confrontati con analoghe rilevazioni in zone del pianeta a bassa densità di centenari come la Bielorussia”.

Dna, la mappatura genetica dei centenari sardi
La mappatura genetica dei centenari sardi, aiuterà a capire come il Dna influisca sulla loro longevità. Il Dna è una parte importante della nostra identità di singoli, potrebbe esserlo però anche per intere comunità, ed è quello che cercano di dimostrare con la ricerca sarda. Gli obiettivi sono diversi: dallo studio delle malattie di origine genetica, (ereditarie o meno), allo studio dei caratteri culturali di una certa comunità, ma soprattutto la ricerca in campo farmacologico, con sviluppi non sempre nobili. Oltre gli aspetti positivi, ci sono anche moltissimi dubbi di natura etica, o meglio aprono il campo di ricerca della bioetica.

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La longevità: aspetti sociali, politici ed economici
La ricerca sulla longevità dei sardi è preziosa sotto molti aspetti, sia sociali che economici. Gli studi condotti dal ricercatore Pili, confermano questa eccezionalità, sia dell’Ogliastra sia in Barbagia. Studiare le determinanti ed i predittori dell’invecchiamento attivo e di successo nelle popolazioni di longevi ed ancor più in quelle che mostrano peculiarità, offre, come sottolineano i ricercatori, importanti spunti in termini di promozione dell’invecchiamento, nella sensibilizzazione su stili di vita salutogenici e nello studio delle patologie tipiche dell’anziano.
Quali scenari si possono immaginare, quale politica adottare per il futuro? Come ci comporteremmo se conoscessimo in parte il nostro destino genetico? Quali implicazioni religiose, sociali, psicologiche, economiche dovremo affrontare se i dati fossero disponibili e pubblici? Pensiamo ad un datore di lavoro che richiede in sede di colloquio il certificato del DNA, oppure alle assicurazioni sulla vita che potrebbero speculare sui premi. Problemi di ordine individuale ma anche collettivo, siamo pronti per gestire tutte queste informazioni? Non è difficile pensare agli sviluppi di queste ricerche dal punto di vista turistico, economico in genere. La Sardegna potrebbe diventare come la Florida per gli americani, un posto dove vivere una vecchiaia o una maturità lontana da ritmi stressanti, con una buona qualità della vita grazie all’abbondanza di cibi sani e un clima mite per quasi tutto l’anno, la bellezza dei luoghi e la ricchezza dei rapporti sociali.

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