Tra Pd e M5s in attesa delle Europee è guerra fredda a colpi di frecciatine
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Tra Pd e M5s in attesa delle Europee è guerra fredda a colpi di frecciatine

 Guerra fredda tra Pd e Movimento 5 Stelle, dopo le parole del fondatore del M5S, Beppe Grillo, che ha accusato i dem di «non avere visione».

Tra Pd e M5s in attesa delle Europee è guerra fredda a colpi di frecciatine
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23 Settembre 2023 - 01.47


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 Guerra fredda tra Pd e Movimento 5 Stelle, dopo le parole del fondatore del M5S, Beppe Grillo, che ha accusato i dem di «non avere visione».

La segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, non alimenta lo scontro ma spiega la sua posizione: «Capisco la competizione verso le prossime Europee», dice a proposito delle parole di Grillo, «ma il Partito democratico è impegnato nell’opposizione al governo più a destra della storia repubblicana, con proposte concrete che riguardano il miglioramento e le risorse che servono alla sanità pubblica, al welfare, la battaglia per aumentare i salari, per contrastare il peso dell’inflazione sul potere d’acquisto delle famiglie, per affrontare insieme al tessuto economico e sociale i cambiamenti climatici. Siamo impegnati in questo».

Nessun interesse, dunque, ad alimentare una polemica con Grillo, che a Roma ha incontrato anche Giuseppe Conte e che ha usato parole precise nei confronti dei democratici: «Io credo che non ci siano visioni nel Pd, assolutamente non ne ho viste». Quella di Grillo appare quasi come una chiusura anche al campo largo: «Non ci sono campi se non hai un po’ di immaginazione. Il campo è aperto a chiunque con un po’ di immaginazione sui temi».

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Un’alleanza con il partito di Schlein dunque non attira l’ex comico: «Le alleanze le abbiamo fatte, destra e sinistra, e siamo stati o pugnalati alla schiena o altre cose».


Intanto Schlein deve fare i conti anche con alcuni malumori all’interno del partito per il ritorno di Sergio Cofferati: «Condivido l’orientamento che il partito ha preso dopo l’elezione di Elly Schlein alla segreteria. Penso sia giusto dare una mano: la stagione del renzismo è definitivamente finita», dice l’ex leader della Cgil, che aveva lasciato il Nazareno nel 2015 proprio in polemica con la gestione renziana. E subito da Italia Viva, come da Azione, arrivano le prime frecciate: «Cofferati, l’uomo che scelse di far perdere il Pd in Liguria dopo aver perso le primarie contro Lella Paita, è rientrato nel Pd e ha sparato contro il Jobs Act.

Mando un abbraccio affettuoso a tutti i riformisti rimasti nel Pd. Vi stanno prendendo in giro», dice Matteo Renzi. «La traiettoria corbyniana del `nuovo Pd´ si compie: rientra Cofferati, il campione del conservatorismo di sinistra (che peraltro assicura rendite alla destra, come si vide in Liguria). Lo sport dell’abiura iconoclasta al Nazareno continua. Non è più la casa dei riformisti», gli fa eco Enrico Borghi, capogruppo di Iv-Azione al Senato.

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Ma anche nello stesso Pd ci sono i primi mal di pancia: «Quando si entra o si torna in un partito sarebbe buona norma rispettare le persone che ci sono, che in questi anni hanno militato e lavorato per questo partito, le loro idee, le loro storie. Rispettando le persone si rispetta il Pd», sottolinea il senatore Filippo Sensi. Come lui Marianna Madia, che spiega: «Ero responsabile Lavoro nella prima segreteria Renzi. Pronta ad argomentare cosa siamo riusciti a fare e dove non siamo arrivati». Per il leader della Cgil, Maurizio Landini, quella di Cofferati è invece «una scelta coerente»: «Riconosco la coerenza con cui Sergio si sta muovendo, fa quello che dice e quello che pensa».


In questo clima, Schlein si prepara alle prossime sfide, prima tra tutte quella sulla sanità in vista della legge di bilancio: «In questa manovra dobbiamo batterci perché ci siano adeguate risorse», sottolinea a margine di un dibattito al Nazareno sulla legge sulla non autosufficienza, per la quale il Pd chiede i decreti attuativi e le risorse per renderla operativa. E rilancia una proposta sul lavoro: «La settimana lavorativa di quattro giorni? La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, dove la stanno sperimentando in Europa e anche alcune aziende in Italia, dimostra che c’è addirittura un aumento di produttività».

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Sarebbe dunque «una misura che porta con sé alcuni benefici importanti: non soltanto il prezioso tempo delle persone», ma anche «la riduzione delle emissioni climalteranti, perché diminuisce gli spostamenti. E poi aiuta anche nel riequilibrio di genere nel mondo del lavoro».

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