La Ue apre una procedura d'infrazione sull'Italia: nel mirino i lavoratori stagionali e la Pa
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La Ue apre una procedura d'infrazione sull'Italia: nel mirino i lavoratori stagionali e la Pa

L’Italia è ritornata nel mirino di Bruxelles anche per le condizioni di lavoro discriminatorie nel settore pubblico e per l'abuso dei contratti a tempo determinato.

La Ue apre una procedura d'infrazione sull'Italia: nel mirino i lavoratori stagionali e la Pa
La Commissione Ue a Bruxelles
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19 Aprile 2023 - 14.22


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Dopo tanti avvertimenti, il governo Meloni ha rimediato la prima sonora bocciatura da parte dell’Europa: la Commissione Ue ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia per le normative sui lavoratori stagionali. Il nostro Paese, insieme ad altri nove, non ha pienamente recepito la direttiva comunitaria in materia, che ha lo scopo di assicurare condizioni di vita e di lavoro dignitose, pari diritti e una tutela sufficiente dallo sfruttamento. L’Italia ha ora 2 mesi di tempo per rispondere alle istanze di Bruxelles.

“Garantire il pieno rispetto della direttiva – sottolinea la Commissione – è un presupposto importante per attrarre nell’Ue la manodopera necessaria per il lavoro stagionale ed eventualmente anche per contribuire a ridurre la migrazione irregolare”. 

L’Italia è ritornata nel mirino di Bruxelles anche per le condizioni di lavoro discriminatorie nel settore pubblico e per l’abuso dei contratti a tempo determinato. La Commissione Ue ha inviato a Roma un parere motivato, secondo passo della procedura avviato a luglio 2019, evidenziando che “la normativa italiana non previene né sanziona in misura sufficiente l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico”. 

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Un’altra procedura è stata avviata contro Roma per non aver applicato correttamente le norme della direttiva Ue destinata a eliminare ritardi eccessivi nei pagamenti di beni e servizi da parte della Pubblica amministrazione. Nel mirino in particolare le disposizioni che consentono alla Regione Calabria di effettuare pagamenti nel settore sanitario al di là dei limiti temporali fissati dalla direttiva. 

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