Petrocelli (ex M5s): "Non mi dimetto, l'Ucraina era un paese fallito tenuto in piedi dagli americani"
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Petrocelli (ex M5s): "Non mi dimetto, l'Ucraina era un paese fallito tenuto in piedi dagli americani"

Le parole del senatore ex 5 Stelle Vito Petrocelli, che domani la Giunta per il regolamento potrebbe far decadere da presidente della Commissione Esteri per le sue posizioni filo russe.

Petrocelli (ex M5s): "Non mi dimetto, l'Ucraina era un paese fallito tenuto in piedi dagli americani"
Il senatore ex M5s Vito Petrocelli
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9 Maggio 2022 - 09.50


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Lui si dice contrario all’invio di armi. La verità è che è stato espulso dal Movimento 5 stelle perché, cone la Z maiuscola nel giorno della liberazione ha fatto chiaramente capire di essere a favore dell’invasione russa dell’Ucraina.

“Dimettermi? Assolutamente no. Poroshenko ha riabilitato come eroe nazionale Stepan Bandera, il leader che combatté accanto ai nazisti durante la Seconda guerra. È come se l`Italia avesse rivalutato Mussolini. Poteva annullare l’onorificenza, invece non l’ha fatto. Anzi ha inserito il Battaglione Azov nella guardia nazionale”.

Così il senatore ex 5 Stelle Vito Petrocelli, che domani la Giunta per il regolamento potrebbe far decadere da presidente della Commissione Esteri per le sue posizioni filo russe.

“Mi caccerebbero solo perché contrario all’invio di armi all’Ucraina. Non giustifico l’invasione – spiega – ma capisco cosa vuol dire avere tutti gli armamenti Nato alle porte. L’Ucraina era un Paese fallito ed è stato tenuto in piedi dagli americani con questo espediente. Questo lo dicevano anche i miei colleghi M5S Manlio Di Stefano e Marta Grande nella scorsa legislatura”. Che hanno cambiato idea come “soprattutto Di Maio, che è diventato ultra atlantista, io sono fedele al nostro programma del 2018”.

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“Trovo l’escalation militare Usa uno schifo”, prosegue il senatore, e Conte “per essere coerente dovrebbe votare contro il decreto che invia le nuove armi. Va anche sfiduciato Draghi. È una guerra che avvantaggia solo gli Usa”.

Domani “l’ultima parola spetta alla presidente Casellati. I senatori Garavini e Alfieri dicevano che la Commissione era bloccata, ma non era vero. Abbiamo approvato due ratifiche ancora il 3 maggio”, conclude.

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