Nardella: "Il turismo non è un problema ma una conquista, ma va cambiato"
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Nardella: "Il turismo non è un problema ma una conquista, ma va cambiato"

Il sindaco di Firenze ad una iniziativa con il collega di Venezia Brugnaro: "Ci vogliono la politica, il coraggio e l'intelligenza di governare questi processi"

Il sindaco Nardella
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18 Settembre 2021 - 18.16


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La pandemia ha cambiato il modo degli italiano di pensare al turismo, e anche i sindaci delle grandi città e non solo hanno dovuto pensare a un modello che potesse essere sostenuto.
“Il turismo è una cosa positiva, non deve essere un problema. E lo stop dovuto alla pandemia non basta per cambiare un modello del turismo che è mondiale e globalizzato. Quello che serve è un intervento politico forte, che riconosca maggiormente il ruolo degli enti territoriali”.

Questa la posizione del sindaco di Firenze, Dario Nardella, in dialogo con il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, al Festival della Politica di Venezia.

“Questa estate è ripartito il turismo e si è riaperto il dibattito sull’overtourism. Ci criticano perché dicono che non abbiamo imparato niente dal Covid, ma capiamoci: il turismo non può essere vissuto come un problema, è una delle grandi conquiste della civiltà. E non possiamo immaginare che basti un anno e mezzo di pandemia per cambiare il modello del turismo nelle nostre città e nel mondo”, afferma Nardella. “Dobbiamo lavorare per recuperare il senso vero del turismo, ci vogliono buone norme che non sempre esistono. Purtroppo nel nostro Paese dobbiamo sgomberare tavolo da una serie di cliché… Il turismo è uno dei settori più globalizzati, non possiamo illuderci che questa pandemia possa cambiare i modelli. Ci vogliono la politica, il coraggio e l’intelligenza di governare questi processi”, continua il sindaco di Firenze. “Le città come Firenze e Venezia hanno una grande responsabilità, siamo l’immagine dell’Italia nel mondo. Ma noi sindaci che operiamo nel territorio non sempre siamo seguiti da chi governa”.

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E “i sindaci devono troppo spesso risalire la corrente perché la corrente la decidono a Roma, non la decidono le città. Dobbiamo deciderci a riconoscere il ruolo delle città”, conclude.

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