D'Alema: "Salvini evoca il fascismo, non è molto diverso da chi scrive Hier Juden"
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D'Alema: "Salvini evoca il fascismo, non è molto diverso da chi scrive Hier Juden"

L'ex premier e dirigente della sinistra al dibattito sui "Trent'anni dalla caduta del muro. Le promesse mancate della democrazia"

Massimo D'Alema
Massimo D'Alema
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25 Gennaio 2020 - 15.09


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Parole durissime di un dirigente politico che, in questo caso e non solo, ha chiamato le cose con il loro nome senza girarci intorno.
Il Salvini che suona al tunisino per noi è orrore. Evoca il fascismo. Non è molto diverso da chi scrive Hier Juden. Ma per una parte degli italiani e ahimè’ degli emiliani è un messaggio fortissimo di rassicurazione. E’ l’uomo forte che ci difende e ci offre una certezza. Siamo in presenza di due modi diversi di sentire che non comunicano tra di loro”.
Lo ha detto Massimo D’Alema, intervenendo ieri sera al dibattito sui “Trent’anni dalla caduta del muro. Le promesse mancate della democrazia”, con Dario Parrini e Agnese Pini.
D’Alema ha giudicato il leader leghista “pericoloso per quello ha già fatto, più che per quello che può fare”.
Ha ricordato che nell’anno di governo di Salvini sono sbarcate appena 5mila persone, “ma si è costruita una strategia della tensione perché a ogni nave che arrivava ha creato la percezione falsa che siamo invasi. Ha creato un clima di violenza contro gli immigrati in molte città. L’idea che un soggetto di questo tipo possa diventare capo di questo Paese, suscita in me un certo ribrezzo e il bisogno di tornare a combattere”.

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