Il premier Matteo Renzi è al primo appuntamento con il voto in Senato, dove salvo sorprese dovrebbe incassare la fiducia nel tardo pomeriggio. Il presidente del Consiglio ha letto il suo discorso di insediamento, con il quale presenta la road map del nuovo esecutivo: la lotta alla burocrazia, un “serio” taglio al cuneo fiscale e soprattutto priorità al lavoro.
La seduta dell’Aula del Senato è stata sospesa per consentire al premier Renzi di andare alla Camera per depositare il suo discorso programmatico. Riprenderà appena possibile, ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso. Dalle 20 ci saranno le dichiarazioni di voto in diretta tv.
Il discorso programmatico – “Ci avviciniamo in punta di piedi e con rispetto profondo e non formale che si deve a quest’Aula e alla storia del Paese che qui ha un simbolo”, ha detto il premier durante il discorso. “Mi avvicino anche con lo stupore di chi si rende conto della magnificenza di un luogo”. E poi subito: “Non abbiamo paura delle elezioni”. Così Renzi si presenta ai senatori la sua riforma del Senato: “Non ho l’età per sedere al Senato della Repubblica”, citando Gigliola Cinquetti. “Non ho l’età ma non siamo qui per segnare un record anagrafico, non siamo qui per allungare il nostro curriculum, bensì siamo qui per parlare un linguaggio di franchezza. Siamo qui nel rispetto della Storia. Siamo qui a chiedervi la fiducia. Vorrei essere l’ultimo presidente del consiglio a dover chiedere al Senato questa fiducia. So che è una dichiarazione a rischio. So che voi senatori non meritate di essere gli ultimi a poter dare la fiducia al governo, ma questa è la mia riforma”.
E poi ha detto: “Sappiamo che viviamo un tempo di grande difficoltà, di struggentinti responsabilità. Davanti a questa sfida abbiamo il gusto di provare a fare sogni più grandi e accompagnarli a una concretezza precisa. Proviamo ad andare controcorrente. Chieder la fiducia non va di moda, ma è sempre più difficile. Pensiamo che l’Italia ha la necessità uscire dalla crisi in cui si trova. L’Italia ha un futuro e non solo un passato. Il paese è arrugginito e l’Itlaia è incatenata alla burocrazia. Il momento in cui viviamo richiede il coraggio di operare scelte decisive, rischiamo di perdere il rapporto con i cittadini”. L’Italia è “curiosa e brillante, è un’Italia che si vuole bene e che ci tiene a presentarsi bene. È un Paese che non ci segue perché è avanti a noi: siamo noi che dobbiamo inseguire” e faremo “di tutto per raggiungerlo con un pacchetto di riforme”. Matteo Renzi parla di una angoscia nel rapporto tra politica e cittadini che porta alla sensazione di una Italia visto come un paese finito che ha giocato le tutte le sue carte. “Noi abbiamo deciso di cambiare”, ha affermato il premier nel suo discorso programmatico al Senato.
Il premier insiste “su un cambiamento radicale” e rilancia la necessità di realizzare le riforme istituzionali e di arrivare al 2018. Se in questi anni avessimo prestato la stessa attenzione ai mercati rionali di quella che abbiamo dato ai mercati finanziari ci saremmo resi conto della richiesta di pace, di tranquillità, di sicurezza. Sembra che ci sia l’idea che l’Italia abbia già giocato le sue carte. Sembra che non abbiamo più speranze. È l’Italia che si è stancata di ascoltarci. Allora vi porto un pacchetto di riforme con al centro il semestre europeo, ma prima la riforma del mercato del lavoro, la riforma del fisco, della Pubblica Amministrazione, della giustizia, le riforme elettorale e costituzionali, con al centro sempre il valore della scuola”.
“Il presupposto è che eravamo ad un bivio: o si andare alle elezioni, noi non abbiamo paura, siamo abituati a candidarci”. Così il premier che, davanti al rumoreggiare dei senatori grillini, ha ribadito che il Pd non teme le elezioni “e lo dico a M5s che imparo apprezzare…”. Il Pd applaude invece sinceramente quando il premier ricorda che il suo partito ha vinto tutte le elezioni.
E poi ha aggiunto: “Porteremo immediatamente alla vostra attenzione una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale con misure serie, irreversibili, non solo legate alla revisione della spesa, che porterà già nel semestre 2014 risultati immediati”. “Il primo impegno è lo sblocco totale dei debiti della Pubblica Amministrazione attraverso un diverso utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti”. Così il premier Matteo Renzi.
Sui temi che riguardano l’Europa, il premier ha discusso ieri in una telefonata con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Una conversazione fa sapere Palazzo Chigi su “relazioni tra Italia e Germania, alla vigilia del vertice di Berlino del prossimo 17 marzo, e il comune impegno nel processo europeo”. E in Senato ha detto: “L’Europa non è la nostra matrigna. Guardiamo al semestre europeo come la nostra grande occasione”.
“Se vogliamo immaginare un semestre europeo serio dobbiamo pensare a che Europa immaginiamo” ma “non saremo credibili se non riusciremo ad arrivarci senza sistemare ciò che dobbiamo sistemare. So che la tendenza è quella di considerare l’Ue la causa dei nostri problemi. Ma per me non è così e so che nella tradizione europea e europeista sta la parte migliore dell’Italia: mettere le cose a posto a casa nostra non lo si fa per l’Ue o per la Merkel ma per il rispetto dei nostri figli e di chi verrà dopo di noi”.
“L’educazione che si da nelle scuole è motore dello sviluppo, ho in mente di entrare ogni mercoledì nelle scuole da premier se otterrò la fiducia: comincerò da Treviso, dal Nord Est, la prossima settimana si sarà il Sud. E’ fondamentale che il governo non stia solo a Roma”, ha detto ancora al Senato.
“Mi piacerebbe che potesse capitare a chi ha la presunzione di avere la verità in tasca la possibilità di confrontarsi con gli insegnanti, le famiglie perché l’idea che da questa parte c’è la casta e dall’altra i cittadini si è un po’ rovesciata”. Così il premier Matteo Renzi che però viene nuovamente interrotto dai senatori M5s. E il presidente del consiglio ribatte: “Noi svolgiamo una funzione sociale nei confronti dei senatori M5S…non è facile stare in un partito dove il capo dice ‘non sono democratico’ ma vi vogliamo bene lo stesso”.
E poi ha detto: domani “scriverò una lettera ai colleghi sindaci, 8 mila, e ai presidenti delle province sopravvissuti” per fare “un punto sulla situazione dell’edilizia scolastica seguendo il ragionamento del senatore Renzo Piano che qualche giorno fa ha proposto di ‘rammendare’ le periferie”. E preannuncian “un programma straordinario nell’edilizia scolastica sui territori, partendo dalle richieste dei sindaci”.
“Chi è entrato in una fabbrica o ha incontrato lavoratori, sa bene che quelli sulla disoccupazione non sono solo ‘numerini’, ma indici di una situazione “impietosa e devastante”, che “richiede un cambio radicale della politiche economiche e provvedimenti concreti che con Padoan abbiamo discusso e approfondiremo nelle prossime settimane”.
Tutta la maggioranza ha applaudito nell’Aula del Senato quando il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha citato il suo predecessore a palazzo Chigi Enrico Letta. M5s ha fatto commenti che hanno infastidito i colleghi del Pd.
“È arrivato il momento di dire con forza che la politica deve affidare tempi certi anche al ruolo dei dirigenti. Non esiste il tempo indeterminato, con i governi che passano e i dirigenti restano e fanno il bello e cattivo tempo”, ha poi aggiunto.
Per il lavoro, ha detto, “non ci saranno parole ma interventi precisi. Nessun decreto crea posti lavoro, ma da marzo partiremo con la discussione parlamentare del cosiddetto piano per il lavoro che interverrà con regole innovative” anche “perché senza nuove assunzioni il problema delle garanzie non si pone nemmeno”.
“Dobbiamo avere il coraggio di far emergere in modo netto, chiaro ed evidente che ogni centesimo speso dalla P.A. debba essere visibile online da parte di tutti. Questo significa un meccanismo rivoluzionario per cui ogni cittadino può verificare giorno dopo giorno ogni gesto che fa il proprio rappresentante”. Lo ha detto Matteo Renzi al Senato.
E, ancora, a giugno un “pacchetto organico” di riforma della giustizia, che “non lasci fuori niente”, in campo amministrativo, civile e penale, annuncia il presidente del Consiglio. Riguardo al lavoro, la proposta è di una “riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale, attraverso misure serie, irreversibili, legate non solo alla revisione della spesa, che porterà già nel corso primo semestre del 2014 a vedere dei risultati concreti”. Sulla disoccupazione e sulla crescita, scandisce, i dati dell’Italia “sono i numeri di un tracollo”. “Entro marzo”, prosegue, sarà avviata la “discussione parlamentare sul piano del lavoro”.
Poi il timing delle riforme: “Proponiamo che a marzo la riforma del Senato parta dal Senato e la riforma del titolo V dalla Camera”.
Quanto all’Italicum, “è pronto per essere discusso alla Camera. È una priorità ed è anche una prima parziale risposta all’esigenza di evitare che la politica perda ulteriormente la faccia”. Renzi parla anche di cittadinanza e propone di dare la possibilità “a una bambina straniera nata in Italia che in quinta elementare si trova accanto a una compagna di scuola italiana, di avere la possibilità dopo un ciclo scolastico di essere considerata italiana”.
Grillo: sfiduciamo Renzi – “Renzie rappresenta le banche e i poteri forti,è giovane ma allo stesso tempo vecchio. Non è credibile. SfiduciamoRenzie”. Così in un tweet, il leader M5s Beppe Grillo proprio mentre il premier Matteo Renzi interviene in Aula al Senato.
Renzi ricorda una rgazza sfigurata con l’acido – “Sì, Renzi mi ha chiamato ieri, per esprimermi la sua vicinanza e quella delle istituzioni e mi ha fatto un ‘in bocca al lupò”, ha detto Lucia Annibali – l’avvocatessa 36enne sfigurata con l’acido in un agguato di cui è accusato il suo ex Luca Varani – citata dal premier Matteo Renzi nel suo discorso al Senato. “Ieri, arrivato a Palazzo Chigi – ha affermato Renzi – ho scelto di fare alcune telefonate simboliche”: ai due marò, a un amico che ha perso il lavoro e, appunto, a Lucia.
I voti che si aspettano al Senato: i sì stimati a quota 175 – La maggioranza assoluta dell’Assemblea, che a Palazzo Madama conta 320 inquilini, ammonta a 161 voti, anche se per ottenere la fiducia è sufficiente la maggioranza dei votanti. Il gruppo del Pd, il più corposo, può contare su 107 senatori , ai quali vanno aggiunti i 31 di Ncd, gli 8 di Scelta civica (compreso Monti), i 12 di Per l’Italia e i 12 del Gruppo delle Autonomie linguistiche. A questi voti si aggiungeranno quelli degli altri due senatori a vita, Ciampi e Piano, che siedono nel Misto, e forse quelli di tre senatori espulsi da M5s che hanno già votato la fiducia al governo Letta: Fabiola Anitori, Paola De Pin e Marino Mastrangeli. Stando a questi numeri Renzi potrebbe contare, al netto di possibili assenze, su 175 voti favorevoli: 14 in più della maggioranza assoluta.
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