Con Pigliaru stavolta i vertici del Pd non hanno sbagliato
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Con Pigliaru stavolta i vertici del Pd non hanno sbagliato

In poche ore deve rimettere in piedi la coalizione; deve pretendere, dai partiti, liste autorevoli, rinnovate come la comunità sarda si aspetta. [Emiliano Deiana]

Con Pigliaru  stavolta i vertici del Pd non hanno sbagliato
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redazione Modifica articolo

7 Gennaio 2014 - 17.03


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di Emiliano Deiana

Strano, ma vero. Questa volta i vertici del Pd non hanno sbagliato la mossa. Anzi: hanno fatto la scelta migliore che, oggettivamente, potesse essere fatta.
Certo, si potrebbe tornare all’indizione affrettata delle Primarie senza aver chiuso sul Programma e sulla coalizione e sulla gestione del post-primarie dopo l’arrivo degli avvisi di garanzia; si potrebbe altresì disquisire sui passaggi che hanno portato alla rinuncia di Francesca Barracciu – che, sia detto per inciso, ha garantito tutto il suo sostegno a Francesco Pigliaru – e al metodo per l’individuazione del suo sostituto. Ma, credo, a poche ore dalla presentazione delle liste il discorso interessi assai poco. Per alcuni – assai politicizzati e carichi di rancore – il Pd è “colpevole” a prescindere. Era colpevole quando celebrava le primarie, era colpevole quando presentava un candidato al quale era stato notificato un semplice avviso di garanzia, era colpevole quando ha concordato il passo indietro con quello stesso candidato, sarà colpevole oggi che presenta un galantuomo come Francesco Pigliaru. Ma costoro le cui posizioni – incoerenza a parte – sono assolutamente rispettabili e legittime non costituiscono la totalità dell’elettorato sardo; anzi: ne costituiscono una minoranza. Una minoranza, come detto, rispettabile, ma che persegue a destra, al centro e all’estrema sinistra interessi di parte, di riconoscibilità, di visibilità ed hanno eletto – loro – il Pd a specchio e ad amplificatore.

La stragrande maggioranza dei sardi delle tecniche di individuazione dei candidati semplicemente se ne frega affogati come sono nei problemi del quotidiano, della mancanza di lavoro, del problema – assai più pressante – di mettere insieme il pranzo con la cena.

E credo che la candidatura di Pigliaru, la sua genesi e la sua concretizzazione, si rivolgano essenzialmente alla risoluzione di quei problemi con competenza, saggezza e lealtà.

L’impresa che aspetta Pigliaru è titanica: in poche ore deve rimettere in piedi la coalizione; ne deve condividere obiettivi strategici; deve pretendere, dai partiti, liste autorevoli, rinnovate e innovative come la comunità sarda si aspetta.

Le idee di Pigliaru le si conoscono; come si conosce la sua storia umana, professionale e politica. È un innovatore, ha un tratto moderato nei modi, ma molto netto nelle posizioni. È una “bestia rara” nel panorama del Centrosinistra sardo. È integrato nei partiti, ma non un integralista della militanza; rappresenta un’apertura della politica alla società. La scelta di Pigliaru (pur non conoscendone tutte le dinamiche) non dev’essere stata digerita agevolmente dal gruppo dirigente del Pd. Molte saranno le resistenze per via, ad esempio, delle sue posizioni sulla partecipazione di politici alle imprese delle Fondazioni bancarie o per la sue analisi sulla società sarda, sulle inefficienze della pubblica amministrazione e sulla coerenza dei bilanci pubblici all’etica della buona amministrazione. Non è stata una scelta agevole, ma che dimostra, per una volta, la maturità del gruppo dirigente del Pd sardo che, in una drammatica crisi ed isteria collettiva, ha ritrovato le ragioni dello stare insieme.

Istruzione, lavoro, imprese, beni comuni. Pigliaru nel suo discorso alla Direzione del Pd ha già delineato quelli che sono i suoi assi e i suoi riferimenti; ha esaltato l’esperienza innovatrice della Giunta Soru pur conoscendone, per filo e per segno, i limiti.

Adesso il Centrosinistra è tornato assolutamente competitivo nella battaglia elettorale che, da oggi in poi, non si annuncia facile per i suoi competitori: Ugo Cappellacci e Michela Murgia.

Spetterà soprattutto al candidato Presidente denunciare lo sfascio che il Centrodestra lascia alla Sardegna dopo cinque anni di malgoverno e togliere la terra sotto i piedi alla Sardegna Possibile di Michela Murgia che attinge a piene mani dall’esperienza del Centrosinistra della stagione 2004/2009.
Pigliaru non deve far altro che reimpossessarsi dei temi storici del progressisimo isolano: un nuovo rapporto con lo Stato; un nuovo sistema di regole che determinano i trasferimenti e le entrate regionali; l’uso accorto e strategico delle risorse europee; un sistema di regole che promuova i beni comuni; un sistema di istruzione che cresca sardi consapevoli e che metta le basi per una comunità migliore fra 20/30 anni; la promozione del lavoro come integrazione fra impresa e lavoratore.

Queste sono le sfide che Francesco Pigliaru deve cogliere e promuovere con forza insieme alla sua coalizione. Con determinazione, coraggio e un pizzico di visionaria follia.

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