Pdl, falchi e colombe uniti per l'onore di Silvio
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Pdl, falchi e colombe uniti per l'onore di Silvio

Solo tre giorni fa il Pdl appariva spaccato a metà. La decadenza di Berlusconi da senatore votata dalla Giunta, ricompatta un partito sull'orlo di una crisi di nervi.

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4 Ottobre 2013 - 20.13


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La Giunta per le elezioni del Senato è riuscita laddove nemmeno Berlusconi era riuscito: a ricompattare, almeno momentaneamente, il Pdl. Dopo il voto che ha deciso per la decadenza del Cavaliere da senatore, falchi e colombe del centro destra hanno levato all’unisono, con uno stridente cinguettio, un fuoco di fila di invettive contro chi aveva osato ledere la maestà del capo applicando la legge.

Parla di precedenti che si troverebbero solo “nei sistemi giuridici della Germania nazista e dell’Unione sovietica” il senatore Carlo Giovanardi (colomba) denunciando “l’assurda applicazione della retroattività degli effetti punitivi della legge Severino”. Per poi puntare il dito contro non meglio precisate “macroscopiche e ripetute violazioni della nostra Costituzione e dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico” attraverso cui “siamo arrivati al primo atto di una mascalzonata consumata ai danni di Silvio Berlusconi”.

“Il voto della Giunta del Senato per la decadenza di Berlusconi è il frutto di infantilismi e dispetti infami”, chiosa sobriamente il senatore Pdl Antonio Razzi (falco). “Le reazioni della gente e di tutto l’elettorato fedele a Berlusconi – prosegue – sono state di indignazione profonda e di incredulità. Ha dell’assurdo – prosegue Razzi – che un uomo di tale statura sia trattato come un criminale comune”. Come a dire: è assurdo che la legge sia uguale per tutti.

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«Il copione era stato già scritto e se ne conosceva la trama ma si è andati oltre ogni limite di tollerabilità». Si contiene a stento il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani (colomba). Mentre il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta (falco) sfoggia un intrigante linguaggio a metà tra lo splatter e l’elegiaco: «Non si illuda il boia. Sta rotolando il titolo di senatore, non la testa dell’uomo e del politico Berlusconi, che resta il leader e il riferimento di metà degli italiani. Ci sarà pure un giudice in Europa».

La reazione meno scomposta arriva dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi (colomba): «La decisione della Giunta per le elezioni del Senato non è una bella pagina per la democrazia italiana. Con una accelerazione dei tempi inusitata e sospetta si è preferito far prevalere i pregiudizi, e la volontà di chiudere con questo voto la guerra dei vent’anni contro il nemico politico, rispetto alla verifica della costituzionalità di una legge e della sua applicabilità al caso in esame».

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A Lupi fa da controcanto il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri (falco): “Una decisione politica, già ampiamente annunciata, che viola la Costituzione, in particolar modo l’articolo 25”. Gasparri è in vena di anatemi: “La colpa ricadrà su quanti hanno commesso questa incredibile violazione. C’è ora un’ultima occasione in Aula al Senato per impedire che si compia uno scempio”.

Chiude il coro di voci azzurre, il deputato, Fabrizio Cicchitto (colomba), esprimendo “profonda solidarietà” a Silvio Berlusconi e denunciando una decisione “inficiata da palesi irregolarità”. Cicchitto rispolvera quindi il rosario dei “53 processi affrontati” dal Cav., che “testimoniano l’esistenza di un sistematico attacco giudiziario contro di lui non come persona ma come leader politico del centrodestra”. Infine punta il dito contro gli alleati di governo: “Ritengo che il Pd stia commettendo un grave errore non rinviando ad un organo terzo, cioè alla Corte costituzionale, il giudizio sulla costituzionalità o meno della legge Severino a proposito della sua applicazione retroattiva”.

Dopo il voto in Giunta del Senato, ora la parola passa all’Aula che dovrà ratificare la decadenza di Berlusconi con scrutinio segreto.

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