La crisi di governo sembra essere più vicina dopo la bufera scoppiata per il caso dell’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazaco Ablyazov. A farne le spese è proprio il Partito Democratico, che si sta spaccando sulla mozione di sfiducia al ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Un gruppo di senatori Pd vicino a Renzi chiede che il partito dica sì alle dimissioni di Alfano. “La posizione del ministro Alfano è oggettivamente indifendibile”, hanno scritto in una nota 13 senatori democratici.
“Chiederemo al Pd, nella riunione dei gruppi di domani, di sostenere la richiesta di dimissioni del ministro”. Il passo indietro di Alfano serve per restituire al governo, la necessaria credibilità sul piano internazionale e nazionale”, si legge nella nota di Stefano Lepri, Roberto Cociancich, Andrea Marcucci, Rosa Maria Di Giorgi, Laura Cantini, Stefano Collina, Vincenzo Cuomo, Isabella De Monte, Mauro Del Barba, Nicoletta Favero, Nadia Ginetti, Mario Morgoni e Venera Padua.
“La leggerezza che ha portato alla consegna della signora Shalabayeva e di sua figlia alle autorità di un Paese autoritario – hanno spiegato i parlamentari – non è ammissibile. Siamo preoccupati per la loro sorte e per l’immagine che abbiamo dato al mondo, ovvero quella di uno Stato dove si possono calpestare i diritti umani, ad insaputa del governo. Inoltre il precedente che ha portato al passo indietro di Josefa Idem rende le dimissioni di Alfano scontate. Il Pd le chieda ufficialmente, senza incomprensibili timori reverenziali”.
Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria Pd, ha bocciato le parole di Alfano in Parlamento: “È stata una ricostruzione largamente insoddisfacente. Siamo di fronte ad un fatto gravissimo, di gravità enorme. Si è determinato un vulnus, una ferita e che noi non possiamo ritenere conclusa con le dichiarazioni, rese ieri in Parlamento, dal ministro dell’Interno”.
La mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni nei confronti di Angelino Alfano per il caso Shalabayeva sarà discussa solo al Senato, venerdì mattina, e non alla Camera. Lo ha deciso la Capigruppo di Montecitorio, all’unanimità, perché, viene spiegato, il voto del Senato è sufficiente. A Palazzo Madama, a quanto si è appreso nella medesima riunione, sarà presente anche il presidente del Consiglio, Enrico Letta.
Intanto Davide Zoggia ha avvertito che il Pd non può andare in ordine sparso. Non nasconde, l’esponente Pd, che “l’alleanza con il Pdl per noi è complicata” e ha ricordato che “l’abbiamo fatto nella cornice del discorso del Presidente della Repubblica per far uscire il paese dalla crisi” ma è altrettanto fermo nell’ammonire che “la situazione è complessa e va gestita in modo unitario”.
Fanno muro i capigruppo Pdl. “Il ministro Alfano ieri ha informato il Parlamento della relazione del Capo della Polizia Pansa, da cui si evince che era stato tenuto all’oscuro sulla vicenda kazaka. Alfano non si deve dimettere e non si dimetterà”, ha detto Renato Schifani. “Se qualcuno nella maggioranza vuol fare cadere il governo Letta – ha avvertito – esca allo scoperto e se ne assuma la responsabilità”.
“Noi non ci stiamo a questo gioco al massacro che va contro gli interessi nazionali ed internazionali dell’Italia. Noi chiediamo che il Partito democratico, l’altro partner della coalizione, si assuma tutte le sue responsabilità”, ha detto anche Renato Brunetta.
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