Carceri, ancora un suicidio tra i detenuti. Il sindacato di polizia: "Siamo affranti, impossibile lavorare così"
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Carceri, ancora un suicidio tra i detenuti. Il sindacato di polizia: "Siamo affranti, impossibile lavorare così"

Suicidio in carcere a Pisa, il Sappe: "Siamo costernati e affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato"

Carceri, ancora un suicidio tra i detenuti. Il sindacato di polizia: "Siamo affranti, impossibile lavorare così"
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14 Febbraio 2024 - 15.55


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Suicidio in carcere, l’ennesimo di quella che ha i contorni di una vera e propria emergenza. Questa volta è accaduto nel carcere di Pisa, a darne notizia è il Sindacato autonomo Polizia penitenziaria. “Siamo costernati e affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea”, denuncia il segretario del Sappe, Donato Capece. 

Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana, spiega che il detenuto “era sottoposto al regime di semilibertà, ossia aveva la possibilità di trascorrere parte del giorno fuori dall’Istituto per poter espletare l’attività lavorativa. Era rientrato in Istituto nel primo pomeriggio sostenendo che non si sentiva bene. Il Reparto dove sono ristretti i `semiliberi´ è all’interno dell’Istituto ma staccato dalle sezioni detentive e considerato il regime detentivo non vi è una presenza stabile del personale di Polizia”.

“Verso le 17 quando il personale è andato nel Reparto per prelevare il ristretto ed accompagnarlo alla visita dal medico e lo trovava impiccato con un lenzuolo nel cortile dei passeggi. Sono stati inutili i tentativi di soccorso da parte della polizia penitenziaria e dei sanitari. Il problema è preventivo, carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri toscane” 

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“L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono: e il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli, e sono sempre di più, che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione. E se a tutto questo si aggiunga la gravissima carenza di poliziotti penitenziari. Come si fa a lavorare così?”.

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