De Luca condannato in Appello dalla Corte dei Conti: aveva promosso 4 vigili a membri del suo staff
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De Luca condannato in Appello dalla Corte dei Conti: aveva promosso 4 vigili a membri del suo staff

Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca è stato condannato in Appello, e dunque in via definitiva, dalla I Sezione giurisdizionale centrale d'Appello della Corte dei Conti al risarcimento di un danno erariale di 100mila euro

De Luca condannato in Appello dalla Corte dei Conti: aveva promosso 4 vigili a membri del suo staff
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26 Gennaio 2024 - 01.23


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Ora non mancheranno le polemiche. Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca è stato condannato in Appello, e dunque in via definitiva, dalla I Sezione giurisdizionale centrale d’Appello della Corte dei Conti al risarcimento di un danno erariale di 100mila euro in relazione alla vicenda della illegittima nomina a dirigenti responsabili della sua segreteria di quattro vigili urbani in servizio presso il Comune di Salerno che svolgevano mansioni di autista.

I quattro vigili urbani in servizio al Comune di Salerno vennero inizialmente distaccati in posizione di “comando” presso la Regione Campania per svolgere le mansioni di autista di De Luca. Successivamente, però, furono contrattualizzati come “responsabili di segreteria” nell’ufficio di diretta collaborazione della Presidenza della Giunta Regionale. In quella veste venne loro corrisposta una indennità dirigenziale continuando, secondo quanto poi emerso dagli accertamenti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, a svolgere esclusivamente le mansioni di autista.

I giudici: “Non dolo ma colpa grave”

 La sentenza di secondo grado ha riformato il giudizio di primo grado che si era concluso con la condanna del governatore della Campania alla corresponsione di un danno erariale stimato in 59mila euro. “Deve ritenersi che, contrariamente a quanto affermato con la sentenza impugnata, la condotta serbata nella vicenda di cui è causa dal Presidente De Luca non sia connotata da dolo, bensì da mera colpa grave”, scrive la prima sezione giurisdizionale centrale della Corte dei Conti nella sentenza.

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