Guerra alle Ong, il governo securista sancisce il reato di solidarietà: salvare vite in mare è un crimine
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Guerra alle Ong, il governo securista sancisce il reato di solidarietà: salvare vite in mare è un crimine

Una multa e un fermo amministrativo per aver salvato più vite umane di quelle ‘autorizzate’: il decreto del governo Meloni costituisce il reato di solidarietà

Guerra alle Ong, il governo securista sancisce il reato di solidarietà: salvare vite in mare è un crimine
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

23 Agosto 2023 - 15.58


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La guerra alle Ong non ha fine. Il governo securista Meloni&Piantedosi ha sancito il reato di solidarietà

Per la destra al governo salvare vite umane non è un diritto-dovere. E’ un crimine. E come tale va sanzionato. 

Reato di solidarietà

“Ricevere una multa e un fermo amministrativo per aver salvato più vite umane di quelle ‘autorizzate’: il decreto del governo Meloni costituisce il reato di solidarietà”. Così la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. “È quello che è accaduto a Open Arms – prosegue – per aver soccorso alcune imbarcazioni in difficoltà durante la navigazione verso il porto di sbarco assegnato a Carrara (il più lontano possibile per crudeltà), per un precedente salvataggio. È quello che sta succedendo anche alla nave di Sea-Eye a Salerno, multa e fermo per venti giorni. Ci dicano: quelle persone in pericolo andavano forse abbandonate in mare? Il paradosso è che sempre più spesso è la Guardia Costiera italiana a richiedere il loro intervento di supporto: in una missione precedente Open Arms si è trovata a effettuare 7 operazioni di soccorso nella stessa giornata, nell’ultimo mese hanno salvato 734 persone e fornito assistenza ad altre 540 sempre sotto coordinamento della Guardia Costiera italiana. Ma oggi quella nave, cui le stesse autorità italiane hanno chiesto supporto per i salvataggi, viene fermata per venti giorni per effetto del decreto approvato dal governo Meloni”.  “Mi rifiuto di chiamarlo decreto Cutro – sottolinea Schlein – serve più rispetto per quei morti. È un decreto che vuole rendere più difficile salvare vite e viola il diritto internazionale del mare. Si chiede supporto alle Ong – è accaduto persino quando le motovedette della Guardia Costiera hanno finito il carburante – ma al loro arrivo le si sanziona e criminalizza, fermandole per 20 giorni. Si fa la guerra alle Ong che stanno solo sopperendo alla grave assenza di una missione istituzionale Ue di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, una Mare Nostrum europea. E in Europa il governo muto. Non credo ci sia altro da aggiungere di fronte ad un Governo che ritiene una colpa salvare vite e non un dovere morale. Forse solo una parola: disumano. La solidarietà non è reato”, conclude.

L’ultima vicenda Sea Eye 4 è emblematica. A causa del decreto voluto dal governo Meloni, la nave resterà ferma al porto di Salerno per 20 giorni e dovrà pagare una multa di 3000 euro. Ci risiamo. Il governo preferisce contrastare le Ong piuttosto che i trafficanti”, incalza il deputato dem, Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche UE della Camera.

“La destra preferisce, per la sua propaganda, attaccare chi salva vite umane nel Mediterraneo invece di contrastare in maniera seria le tratte criminali di esseri umani. I risultati fallimentari sono evidenti, con gli sbarchi aumentati di oltre il 100% nel 2023. Il governo cambi questo atteggiamento vergognoso, lavori per aprire canali umanitari strutturati e per politiche di solidarietà in Europa convincendo i suoi amici sovranisti. E soprattutto, lavori per politiche serie di accoglienza e integrazione, smettendola di abbandonare a se stessi gli amministratori locali, lasciati soli a gestire questa fase di emergenza”.

“Chiedono (giustamente) alle navi ong di intervenire per salvare persone in pericolo. Gli assegnano un porto di sbarco lontanissimo (senza alcuna ragione). Quando le navi arrivano nel porto le sequestrano e le multano. La colpa? Aver salvato vite. Un governo osceno”. Lo scrive in un tweet Matteo Orfini (Pd).

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La storia

 Il 21 agosto, la nave Aurora della Ong Sea Watch, che nei giorni scorsi anziché dirigersi a Trapani (indicato come porto sicuro) ha attraccato a Lampedusa dove ha fatto sbarcare 72 migranti, è stata sottoposta a fermo amministrativo per 20 giorni. Ieri invece a Marina di Carrara è arrivata la nave della Ong Open Arms con 196 migranti, soccorsi giorni fa nel Mediterraneo centrale. Le persone soccorse erano state sbarcate, poi alla nave è stato poi notificato un fermo amministrativo di 20 giorni, in cui non può lasciare il porto. La nave adesso è in rada. Notificata all’armatore anche una sanzione accessoria di 3.500 euro per la violazione del decreto Piantedosi che non consente i recuperi plurimi in mare di migranti dopo l’indicazione del porto di approdo in Italia. Questa mattina infine, nuova multa e fermo amministrativo per Sea-Eye 4 a Salerno. Dopo che il suo equipaggio ha salvato 114 persone in tre operazioni di salvataggio consecutive nelle zone Sar libiche e maltesi, la Sea-Eye 4 è ora nuovamente bloccata. Le autorità italiane hanno imposto anche una multa di circa 3.000 euro. La nave non potrà lasciare il porto di Salerno per 20 giorni. “Siamo nuovamente accusati di aver effettuato più di un’operazione di salvataggio. Se non lo avessimo fatto, le persone avrebbero perso la vita”, afferma Gorden Isler, presidente di Sea-Eye. Per L’Ong è il secondo fermo quest’anno.

Il triplice fermo amministrativo, sottolinea Sea-Eye, ha un’accusa identica: violazione della legge Piantedosi del 24 febbraio 2023. Allo stesso tempo – dice la Ong – “solo quest’anno sono morte più di 2.100 persone nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per cercare protezione in Europa”. “È importante tenere presente che questa legge è stata scritta esclusivamente per le organizzazioni di soccorso in mare. È contraria al diritto internazionale, che obbliga un capitano a soccorrere le persone in pericolo in mare”, afferma Gorden Isler. Secondo l’Ong, “le organizzazioni di soccorso in mare come Sea-Eye si troveranno così ripetutamente nella situazione di dover decidere se trattenere le proprie navi e tornare indietro dopo la prima operazione di salvataggio, oppure non lasciare morire nessuno e accettare così la perdita delle proprie navi”. “Questa settimana Sea-Eye, Sea-Watch e Open Arms hanno scelto di anteporre il salvataggio di vite umane alle loro navi. L’Italia ora sta punendo questo comportamento e mettendo in pericolo la vita di molte persone che rimangono indifese e in balia del mare”, ha continuato Isler. La Sea-Eye farà ricorso contro il fermo.

La denuncia di Sea Watch

“Le autorità italiane ci hanno comunicato poco fa che il nostro assetto veloce Aurora è in stato di detenzione per aver sbarcato 72 naufraghi sabato 19 agosto a Lampedusa, contravvenendo alla Legge Piantedosi. In particolare viene contestato ad Aurora che, dopo aver comunicato l’impossibilità di raggiungere il porto di Trapani, non si sia coordinata con le autorità tunisine per sbarcare nel paese nordafricano i naufraghi e di aver così messo in pericolo la sicurezza delle persone soccorse. In Tunisia in queste settimane sono in atto veri e propri pogrom razzisti contro le persone migranti, vengono perseguitati e deportati verso i confini desertici del Paese, dove non esiste un sistema di asilo e di accoglienza e dove i diritti umani fondamentali delle persone migranti non sono garantiti”. È quanto si legge in un comunicato dell’organizzazione Sea Watch.

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 “Una motivazione semplicemente assurda che rende comprensibile a tutti quanto sia pretestuosa la politica di guerra alle Ong che il governo sta combattendo sulla pelle dei migranti. Sbarcare a Lampedusa era l’unica opzione possibile per Aurora– sottolinea l’organizzazione- viste le limitate risorse di carburante, cibo e acqua potabile della nave per raggiungere il porto di Trapani, inizialmente indicato dalle autorità italiane. Un porto apparentemente vicino ma irraggiungibile per l’Aurora con un tanto alto numero di persone a bordo”.

“Aurora è una piccola nave veloce, simile a quelle utilizzare dalla Guardia costiera italiana per i soccorsi da Lampedusa, che infatti rientrano sempre nel porto dell’isola dopo aver effettuato salvataggi in mare: è evidente che vi sia un approccio discriminatorio e criminalizzante nei confronti delle Ong. Aurora sabato è stata costretta a una lunga attesa sotto il sole davanti alla costa di Lampedusa e questo- ricorda Sea Watch- ha messo in grave pericolo le persone a bordo: una di esse ha perso conoscenza per il caldo. È stato lo stato italiano a mettere in pericolo la salute delle persone a bordo e non le decisioni dell’equipaggio di Aurora”.

“L’Italia ha assegnato a Aurora un porto (Trapani) che la nave non era in grado di raggiungere e ha poi utilizzato questo pretesto per detenerla. Questo crea inutili disagi in una situazione estremamente complessa nel Mediterraneo, che si dovrebbe gestire nel nome della cooperazione, invece che della facilitazione dei respingimenti illegali”,  commenta Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch. “L’indicazione di rivolgersi a Tunisi potrebbe essere un fallace tentativo di attuazione per vie operative del memorandum voluto da Meloni, considerato carta straccia anche da Paesi UE come la Germania. Triste e assurdo utilizzare la guardia costiera per servire le politiche di esternalizzazione ad ogni costo verso il Nord Africa”, conclude Linardi.

Intanto, La Life Support di Emergency ha attraccato nel porto di Ortona con a bordo i 40 naufraghi soccorsi sabato scorso nel Mediterraneo, in acque internazionali della zona SAR maltese.

I 40 naufraghi a bordo, che erano partiti dalla Libia, sono tutti uomini provenienti da Bangladesh, Egitto, Pakistan, Siria e Sudan. 
Ad attenderli in banchina tutta la struttura di accoglienza prevista per l’occorrenza, tra forze dell’ordine e sanitari, oltre ai volontari di Emergency.  “Abbiamo appena concluso le operazioni di sbarco nel porto di Ortona dopo quattro giorni di navigazione.

Prima dello sbarco abbiamo effettuato gli ultimi trattamenti sanitari e le ultime visite: in particolare abbiamo avuto qualche paziente con patologie croniche da trattare quotidianamente. Le condizioni dei naufraghi allo sbarco erano quindi buone è adesso sono tutti in salvo al porto sulla terraferma. La Life Support ora sarà di nuovo messa nelle condizioni per la prossima missione che sarà molto presto”, ha poi detto all’Ansa Roberto Maccaroni responsabile medico della Life Support.

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Restare umani

“Accogliere e non demonizzare gli uomini e le donne delle ong, che oggi si mettono in mare per salvare altri uomini e donne, non perché hanno altri interessi ma perché custodiscono un cuore umano e non sono mercenari, trafficanti di esseri umani come a volte si dice”. Queste sono quelle che l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, definisce come “le parole d’ordine di oggi”, intervenendo nei giorni scorsi al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, a proposito del dramma dei migranti.

“Non si possono penalizzare uomini e donne delle ong che ancora credono al volto umano e vogliono diventare pescatori di uomini perché custodiscono ancora un cuore umano”, ribadisce ancora l’arcivescovo per il quale “la questione dei migranti non si risolve come questione di emergenza. Dobbiamo recuperare il senso umanitario e umano. Dietro ogni volto c’è una storia, una vicenda, attesa di liberazione. Sono persone che fuggono dalla povertà, dai cambiamenti climatici, dalle guerre indotte anche dai Paesi occidentali”.

“Non si può fare la scelta populista di far vedere che i migranti sono il nemico”, continua Lorefice. “Non possiamo assolutamente dimenticare che sono persone che affrontano la morte perché credono che possono risorgere. Se attraversano il Mediterraneo lo fanno non per conquistare chissà che cosa ma perché fuggono dalla fame e dalla guerra e credono ancora alla vita, cercano una terra di approdo. E invece trovano respingimento e morte, la morte di bambini, donne e uomini”.

Per Lorefice, “la questione migranti interessa tutta l’Unione Europea, che sta scegliendo i nazionalismi e sta dimenticando i motivi per cui è nata: sta diventando un insieme di Stati che innalzano barriere, che si incontrano nella diffidenza e non nella cooperazione. Quello dei migranti non può chiaramente essere un problema che deve affrontare solo l’Italia, ma non dobbiamo dimenticare che davanti alla persona umana prima viene l’accoglienza, la vita”.

Essere “disumani”

“Grazie al Governo Meloni – dice il tristemente noto deputato di Fratelli d’Italia Giuseppe Donzelli – abbiamo evitato che gli sbarchi fossero molti, molti di più. Finalmente sono aumentati anche i rimpatri. Dalla Tunisia sono incrementati del quasi 200% le persone che sono state fermate, in buona parte il cosiddetto blocco navale tanto criticato, in accordo con la Tunisia ha cominciato a funzionare. Gli accordi internazionali portati avanti da Giorgia Meloni serviranno a dare una soluzione stabile. Non servono interventi della durata di qualche ora ma serve un approccio diverso con l’immigrazione”.

“La sinistra fino a oggi avvantaggiava il traffico illegale di esseri umani, quindi purtroppo le morti in mare, purtroppo gli scafisti. Invece oggi c’è guerra agli scafisti e all’irregolarità”, con il Governo “abbiamo riaperto i flussi regolari, chi viene in Italia per lavorare, chi rispetta le regole, chi vuole inserirsi nel nostro tessuto, chi possiamo accogliere, potrà entrare con flussi regolari. Con la sinistra questo non poteva avvenire, con la sinistra solo coi trafficanti mercanti di morte si poteva venire in Italia”, ha aggiunto Donzelli.

L’arcivescovo e il parlamentare (sic). Due mondi opposti. Qualsiasi accostamento è blasfemo. 

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