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Strage di Ustica dopo oltre 40 anni: siamo ancora qui a chiedere verità e giustizia

Che sia stato un missile durante una guerra dei cieli non dichiarata per colpire i libici e uccidere Gheddafi lo sappiamo praticamente fin dall’inizio. Ma...

Strage di Ustica dopo oltre 40 anni: siamo ancora qui a chiedere verità e giustizia
Il relitto del Dc9 dell'Italia abbattuto mentre volava sopra Ustica

Claudio Visani Modifica articolo

27 Giugno 2023 - 09.22


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Sono passati tanti anni dall’abbattimento del Dc9 Itavia e dall’assassinio di 81 persone innocenti. E dopo tanti anni siamo ancora qui a chiedere verità e giustizia.

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Che sia stato un missile durante una guerra dei cieli non dichiarata per colpire i libici e uccidere Gheddafi lo sappiamo praticamente fin dall’inizio. Lo hanno confermato molte prove, testimonianze, un ex presidente della Repubblica, diverse sentenze civili. A sostenere cause diverse, smentite dai fatti (la bomba, il cedimento strutturale) sono rimasti solo Giovanardi e qualche altro dinosauro nostalgico della Guerra Fredda.

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Il dubbio, relativo, riguarda solo chi ha premuto il grilletto, se i francesi o gli americani. Con la collaborazione dei servizi italiani e del governo di allora (Cossiga presidente del Consiglio, guarda un po’), che depistarono, falsificarono e coprirono tutto, compreso il ritrovamento sulla Sila del Mig libico abbattuto quello stesso giorno e la macabra amputazione delle mani e del pene del pilota per renderne impossibile l’identificazione (le mani per le impronte, il pene per la circoncisione).

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Ebbene, nonostante tutto questo sia ampiamente noto, ancora oggi le autorità italiane (Mattarella – sì, pure lui – Fico, Conte, Bonaccini) stanno ancora a parlare di segreti di stato da rimuovere, a rivolgere appelli “chi sa parli” agli alleati (Usa, Francia), a dire che verità e giustizia restano irrinunciabili per l’Italia. Ma chi li deve rimuovere quei segreti? Chi deve andare a chiedere conto agli alleati? Chi deve rendere giustizia alle vittime?

Non credeteci. Son tutte balle. Una pantomima.

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La grande ipocrisia di Stato. Lo specchio della debolezza della nostra politica, della nostra Italia. Se i governi e i politici di questi anni ci avessero creduto davvero, se fossero stati liberi, se avessero avuto la coscienza pulita e la schiena diritta, se avessero avuto a cuore la giustizia per le vittime e la dignità del Paese, quella verità l’avrebbero già ottenuta. E noi ce l’avremmo già.

Perché non può essere che in tempo di pace i tuoi principali alleati ti abbattano un aereo civile, anche per sbaglio, e si rifiutino di dire perché e come è accaduto, ti neghino l’accesso alle prove, anzi ti chiedano la collaborazione per cancellarle, affinché nessuno di quelli che sanno parlino. E continuino per quasi mezzo secolo a mentire, a nascondere ciò che sanno.

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Non può andare così. Non può essere in relazioni normali tra Stati amici e alleati. Nella politica con la P maiuscola, se il tuo Stato è libero, sovrano e con gli attributi, il modo per convincere chi ha interesse a nascondere la verità, a smettere di farlo si trova. Non si può più fare appelli retorici o delegare alla magistratura, spetta al governo e al nostro Stato fare i passi che vanno fatti, che andavano fatti già da decenni.

Diversamente, può continuare ad andare così solo se sei coinvolto e quindi complice. Se i tuoi interessi o le tue convenienze politiche e militari coincidono o hanno coinciso, con chi quella sera ha deciso di premere il grilletto. Come cantava De Andrè, “per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”.

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