Casapound, chieste 11 condanne per l'occupazione abusiva dal palazzo di Roma
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Casapound, chieste 11 condanne per l'occupazione abusiva dal palazzo di Roma

Casapound, 11 condanne da 2 anni chieste per l'occupazione. Il pm Eugenio Albamonte contesta il reato di occupazione abusiva di stabile aggravata. La sentenza arriverà in primavera. Nel procedimento l'Agenzia del Demanio è parte civile. 

Casapound, chieste 11 condanne per l'occupazione abusiva dal palazzo di Roma
Lo stabile occupato da CasaPound
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4 Aprile 2023 - 12.31


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Per l’occupazione abusiva da parte dei militanti di Casapound all’edificio di Via Napoleone III, la procura ha chiesto 11 condanne a due anni di reclusione. Nei confronti degli imputati, tra cui Gianluca Iannone e Simone e Davide Di Stefano, il pm Eugenio Albamonte contesta il reato di occupazione abusiva di stabile aggravata. La sentenza arriverà in primavera. Nel procedimento l’Agenzia del Demanio è parte civile. 

Condannare a due anni di reclusione, dunque, i responsabili dell’occupazione abusiva del palazzo sede di Casapound, in via Napoleone III a Roma. La Procura della Capitale, con il pm Eugenio Albamonte, ha sollecitato il riconoscimento della penale responsabilità nei confronti di 11 persone e l’emissione di una ammenda di 1.500 euro. 

Sotto accusa ci sono anche il fondatore della formazione politica Gianluca Iannone e il leader Simone Di Stefano. Altri 4 imputati hanno chiesto, invece, la messa alla prova.

Secondo quanto ricostruito in aula dal pubblico ministero l’occupazione in questione riguarda un immobile di proprietà del Demanio e assegnato al ministero dell’Istruzione e ricerca. In particolare, nel corso della requisitoria, il pm ha affermato che si è in presenza di una “occupazione di un immobile di proprietà del Demanio e assegnato al ministero dell’Istruzione che va avanti dal 2003 e che ha il suo fulcro in un movimento politico. Un’occupazione che non ha le caratteristiche delle finalità abitative e che ha causato fino al 2019 un danno significativo all’Erario, stimato in oltre 4, 5 milioni di euro dalla Corte dei Conti, oggetto anche di un provvedimento sequestro preventivo non eseguito per ragione di ordine pubblico”.

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