La destra tenta il blitz per modificare (a suo favore) la legge sull'elezione dei sindaci
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La destra tenta il blitz per modificare (a suo favore) la legge sull'elezione dei sindaci

l centrodestra tenta un blitz per modificare la legge sull'elezione diretta dei sindaci dei Comuni superiori a 15mila abitanti con una norma che abbassa dal 50% al 40% il quorum necessario ai candidati per essere eletti sindaci al primo turno

La destra tenta il blitz per modificare (a suo favore) la legge sull'elezione dei sindaci
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18 Marzo 2023 - 22.39


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Il calcolo è semplice: nelle regionali si vota a turno unico e le divisioni dell’opposizione hanno regalato le regini alla destra. Perché non tentare di fare qualcosa di simile per limitare il doppio turno che la destra non ama?

l centrodestra tenta un blitz per modificare la legge sull’elezione diretta dei sindaci dei Comuni superiori a 15mila abitanti. Infatti la relatrice alla legge sull’elezione diretta delle Province, Daisy Pirovano (Lega), ha inserito nella bozza di testo unificato una norma che abbassa dal 50% al 40% il quorum necessario ai candidati per essere eletti sindaci al primo turno, senza bisogno di ballottaggio. Le opposizioni preannunciano battaglia ma lo scontro potrebbe estendersi fuori dal Parlamento, visto che la storica legge sull’elezione diretta dei sindaci sarà celebrata martedì in un grande convegno dell’Anci.

Il prossimo 25 marzo la legge sull’elezione diretta dei sindaci compirà 30 anni: di qui il convegno che martedì prossimo sarà ospitato dalla Camera, dove sono previsti gli interventi non solo del presidente dell’Anci Antonio Decaro, ma anche del ministro Maria Elisabetta Casellati e tutti i capigruppo. Mentre a Montecitorio si celebra una legge che ha dato «stabilità e governabilità» (come recita il titolo del convegno) al Senato tale legge potrebbe dunque essere modificata. Per diventare sindaco al primo turno – è la proposta della relatrice Pirovano – non occorrerebbe più la maggioranza assoluta dei votanti, ma solo il 40%.

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«Il ballottaggio non si tocca – attacca Dario Parrini, capogruppo Pd in Commissione Affari costituzionali del Senato – per noi è la linea del Piave. Con il 40% avremmo un falso doppio turno. È una modifica partigiana, che favorisce chi oggi sembra avvantaggiato perché ha una forza coalizionale maggiore». In effetti il centrodestra si presenta sempre unito già al primo turno, mentre assai spesso le opposizioni corrono separate, trovando intese solo al ballottaggio.

«Bisogna tenere assolutamente separato il tema delle province, su cui stiamo dialogando – dice Peppe de Cristofaro, capogruppo di Avs in Senato – dalla norma sui sindaci che è sbagliatissima. Quella è una delle leggi che funzionano e non va toccata». Alessandra Maiorino, di M5s, annuncia addirittura l’abbandono dei lavori del Comitato ristretto per protesta: «è la goccia che fa traboccare il vaso. Cercare di aggiustare le cose a seconda del vento, ora che hanno il vento di poppa, è miope». La relatrice Daisy Pirovano, interpellata, preferisce non commentare: «contiamo di definire la prossima settimana il proseguo dei lavori». La prima reazione dei sindaci è negativa: «Credo che questo governo debba stare accanto ai sindaci con atti concreti e non con questi colpi di mano», afferma Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano e vice presidente nazionale dell’Anci.

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Il blitz fu tentato l’1 marzo scorso con un emendamento di Fi (prima firma Licia Ronzulli) ad un piccolo ddl tecnico bipartisan sulla raccolta delle firme nei piccoli comuni: le proteste delle opposizioni indussero i presentatori a ritirarlo. Nel caso attuale l’iter è sicuramente lungo e mette al riparo le amministrative del 14 e 15 maggio: dopo che il comitato ristretto avrà approvato il testo base di Pirovano, questo andrà in Commissione plenaria per essere emendato, e infine in Aula. Senza contare il passaggio alla Camera. «Ma il centrodestra punta ad alte amministrative – dice De Cristofaro – quelle di Torino, Milano, Roma e Napoli» del 2026. (

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