Omicidio Mollicone, le motivazioni per le assoluzioni: "Indizi non supportati da prove"
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Omicidio Mollicone, le motivazioni per le assoluzioni: "Indizi non supportati da prove"

Caso Mollicone: "Gli indizi dibattimentali non offrono indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provato, oltre ogni ragionevole dubbio, l'omicidio da parte degli imputati".

Omicidio Mollicone, le motivazioni per le assoluzioni: "Indizi non supportati da prove"
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6 Febbraio 2023 - 14.57


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Omicidio di Serena Molliconi, sono state pubblicate le motivazioni della sentenza della Corte d’Assiste con cui sono stati assolti cinque imputati. «Gli indizi dibattimentali non offrono indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio, la commissione in corso da parte degli imputati della condotta omicidiaria contestata».

«Può senz’altro dirsi acclarato che Serena Mollicone è stata vittima di una condotta omicidiaria commessa da una o più persone, estrinsecatasi in una prima azione lesiva, consistita in un’azione contusiva alla testa, nella zona sopraccigliare sinistra, a seguito della quale la giovane ha riportato un trauma cranico, produttivo di perdita di coscienza; successivamente Serena è con ogni probabilità deceduta per asfissia meccanica da soffocazione esterna diretta, probabilmente attraverso l’ostruzione delle vie aeree con il nastro adesivo e la chiusura del capo con il sacchetto di plastica».

È quanto rileva la corte d’assise di Cassino, «all’esito ddelle consulenze medica legali», nelle motivazioni della sentenza in cui il 15 luglio scorso ha assolto per l’omicidio della 18enne di Arce il maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, il figlio Marco, la moglie Anna Maria, e due militari, Vincenzo Quatrale, all’epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e l’appuntato Francesco Suprano a cui era contestato il favoreggiamento. La corte, tuttavia, spiega che «non possono essere del tutto escluse ipotesi alternative in ordine alle modalità con cui sia stata provocata l’asfissia e che solo post mortem il volto sia stato avvolto con il nastro adesivo rinvenuto».

Sul caso della 18enne uccisa ad Arce il primo giugno del 2001, «Numerosi elementi indiziari, costituenti tasselli fondamentali dell’impianto accusatorio del pubblico ministero, non sono risultati sorretti da un sufficiente e convincente compendio prbatorio».

Per i giudici, inoltre, «di «fronte di tali carenze probatorie nei confronti dei singoli imputati» si «deve evidenziare come dall’istruttoria dibattimentale siano emersi consistenti e gravi elementi indiziari nei quali si deve necessariamente desumere l’implicazione nella commissione del delitto in esame i soggetti terzi, che sono rimasti ignoti» e ci si «riferisce in primo luogo al rinvenimento di impronte dattiloscopiche all’interno dei nastri adesivi che legavano le mani e le gambe di Serena, impronte ritenute utili per l’identificazione e che non appartengono agli imputati. Su una impronta risulta essere stato rinvenuto un profilo genetico misto con contribuente maschile, di cui è stata esclusa la patenita’ degli imputati».

Il 15 luglio i giudici hanno fatto cadere le accuse nei confronti di Marco Mottola, il padre Franco, ex comandante dei carabinieri di Arce e la moglie Anna Maria per l’accusa di omicidio di Serena Mollicone e Vincenzo Quatrale, all’epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano a cui era contestato il favoreggiamento.

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