Dorme per un anno, poi lo arrestano: a Napoli, l'incredibile vicenda di Ahmed
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Dorme per un anno, poi lo arrestano: a Napoli, l'incredibile vicenda di Ahmed

Ahmed, 28enne pakistano arrestato a Fiumicino nel luglio del 2021 con l'accusa di violenza sessuale su un minore, era crollato in un sonno profondissimo durato oltre un anno, nell’ospedale Cardarelli di Napoli.

Dorme per un anno, poi lo arrestano: a Napoli, l'incredibile vicenda di Ahmed
Il carcere di Secondigliano a Napoli
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21 Dicembre 2022 - 17.51


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Ahmed, 28enne pakistano arrestato a Fiumicino nel luglio del 2021 con l’accusa di violenza sessuale su un minore, era crollato in un sonno profondissimo durato oltre un anno, nell’ospedale Cardarelli di Napoli. L’uomo aveva sempre negato di essere colpevole, dichiarandosi innocente all’udienza di convalida dell’arresto, davanti al gip di Civitavecchia. Poi, a suo carico è cominciato il processo, in cui la sua voce non si è mai sentita perché lui, l’imputato, nel frattempo si è addormentato e ha continuato a dormire per oltre un anno. 

Ahmed si è risvegliato “miracolosamente” il 9 dicembre, prima di essere condotto nel carcere di Secondigliano quando le sue condizioni sono state giudicate buone.

E’ questa l’incredibile vicenda del giovane, raccontata dal suo avvocato Donato Vertone che, dopo averlo difeso durante il procedimento giudiziario, ora che si è svegliato dice: “Non posso crederci, è un miracolo”. 

Dopo essersi dichiarato innocente, il 28enne prima ha cominciato uno sciopero della fame e della sete. Poi ha smesso di alzarsi dal letto e infine è precipitato in un sonno profondo da cui i medici non sono più riusciti a farlo uscire per mesi. 

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Secondo i periti che hanno esaminato la sua situazione, si è trattato di una simulazione riferibile alla sindrome di Ganser. Antonio del Casale, ricercatore di Psichiatria al dipartimento di Psicologia dinamica, clinica e salute alla Sapienza, a Repubblica ha spiegato: “Si tratta di una sindrome che può iniziare con la simulazione di un disturbo mentale, ma che in alcuni soggetti può sfociare in un disturbo clinico vero e proprio. Ci si autosuggestiona a tal punto che ci si ammala davvero”. Insomma, Ahmed potrebbe essere passato dalla simulazione di un disturbo al disturbo vero. 

Quanto ai giudici, lo hanno ritenuto capace di intendere e di volere: per questo il processo è andato avanti anche senza di lui: ha infatti prevalso la convinzione che Ahmed fosse un ottimo attore. 

Nel frattempo, l’avvocato non aveva più chiesto nuove perizie proprio perché la tesi che il giovane fosse caduto vittima della sindrome di Ganser sembrava quella più indicata per il suo assistito. E la stessa versione è stata sostenuta anche dall’associazione Antigone, che si occupa di tutelare i diritti dei carcerati. Adesso però il risveglio determina una svolta decisiva nella vicenda umana e giudiziaria di Ahmed. 

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Intanto il giovane, che sostiene di non ricordare nulla di quanto gli è accaduto in questi mesi (veniva portato in barella nella saletta per le videoconferenze di Regina Coeli per collegarsi alle udienze, è stato curato e assistito per la sua “catalessi”), ha chiesto di tornare subito in carcere, anche se i medici erano di parere contrario. 

Il suo caso ha suscitato un forte interesse nella comunità scientifica e si sono messi a studiarlo anche alcuni scienziati e ricercatori in Neuroscienze del University College of London esperti in sindrome della rassegnazione e condizioni simili. Il team di Londra, di cui fa parte anche Laura Convertino, italiana, si è messo in contatto con Antigone e con alcuni dirigenti del carcere per abbozzare un’ipotesi di percorso di recupero per Ahmed. “Hanno consigliato di coinvolgere un’equipe multidisciplinare con uno psichiatra, uno psicologa e un fisioterapista per la riabilitazione motoria – ha detto Susanna Marietti, responsabile nazionale di Antigone -. Immagino che tali informazioni siano poi state condivise con i medici italiani”. 

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I contorni del caso di Ahmed insomma non sono ancora chiari. “So che continueranno a studiarlo”, dice il suo legale, che ora sta cercando di metterlo in contatto con i suoi familiari in Pakistan. Fissata intanto la prossima udienza del processo, che sarà il 9 gennaio 2023: chissà se questa volta Ahmed parteciperà in modalità “cosciente”. 

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