Partorì mentre era in coma: dopo due anni Cristina Rosi riabbraccia la figlia
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Partorì mentre era in coma: dopo due anni Cristina Rosi riabbraccia la figlia

Si chiude con un lieto fine la storia della 39enne che a seguito di un arresto cardiaco finì in coma e fu sottoposta a un cesareo d'urgenza.

Partorì mentre era in coma: dopo due anni Cristina Rosi riabbraccia la figlia
Cristina Rosi
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9 Agosto 2022 - 12.20


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Dopo due anni torna a casa Cristina Rosi, le 39ene che, il 23 luglio scorso, ebbe un prolungato arresto cardiaco alla sua 30esima settimana di gravidanza che causò gravi conseguenze sia a lei – finita in coma – che alla bambina che portava in grembo, nata con un cesareo d’urgenza. Ora finalmente potrà stare con sua figlia e suo marito. Proprio quest’ultimo, Gabriele Succi, 43 anni, afferma commosso: “Cristina è qui, ora la mia famiglia è riunita”

La storia

Cristina, rimasta in coma per 11 mesi fu trasferita poi in un centro di eccellenza di Innsbruck dove ci fu il risveglio. Nel percorso è stata sempre assistita dal marito Gabriele Succi e dai tanti familiari e amici che anche attraverso una raccolta di fondi hanno aiutato madre e figlia ad affrontare la loro battaglia. Entrambe, infatti, soffrono attualmente di gravi insufficienze. A fare il tifo per Cristina anche Gianna Nannini, che nei mesi scorsi ha inviato un video alla donna, sua fan, per il suo risveglio dal coma. 

A maggio, il marito Gabriele era riuscito a far tornare per qualche giorno a casa la moglie e a far incontrare per la prima volta dopo quasi due anni Cristina e Caterina. Le due sono state insieme alcune ore. Adesso, finalmente, possono vivere sotto lo stesso tetto.

Le indagini

Quattro medici, un ginecologo dell’ospedale di Arezzo e tre medici di quello fiorentino di Careggi, sono indagati per il caso di Cristina e della piccola Caterina. Lesioni personali gravissime è l’accusa che il Pm Marco Dioni ha ipotizzato a carico dei dottori. Secondo le risultanze dei periti guidati da Marco De Paola la donna avrebbe dovuto partorire prima a causa delle gravi patologie cardiache di cui soffriva. In sostanza il Pm ipotizza, in base alla perizia ricevuta, che il parto sarebbe potuto essere organizzato in sicurezza, o per lo meno non in condizioni di emergenza. A settembre l’evoluzione processuale del caso che potrebbe arrivare a citazione diretta davanti al giudice.

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