Detenuto rapito e violentato a Regina Coeli, la denuncia del sindacato: "Il sistema si sta disintegrando"
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Detenuto rapito e violentato a Regina Coeli, la denuncia del sindacato: "Il sistema si sta disintegrando"

Due detenuti di origine slava avrebbero sequestrato, legato e violentato un compagno di cella. "La politica se ne frega" ha dichiarato Donato capace del Sappe.

Detenuto rapito e violentato a Regina Coeli, la denuncia del sindacato: "Il sistema si sta disintegrando"
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20 Aprile 2022 - 12.42


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Una drammatica storia di violenza proviene dal carcere Regina Coeli di Roma, dove un detenuto è stato sequestrato e violentato da due compagni. A darne notizia il Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria. I responsabili della violenza sarebbero due detenuti di origine slava accusati di rapina e altri reati. 

A porre fine alla violenza, nel corso della quale la vittima è stata minacciata con un coltello rudimentale e tenuto legato con un corda, l’intervento dei poliziotti penitenziari. Il detenuto è stato quindi trasportato in ospedale, dove – a quanto riferisce il Sappe – gli sono stati riscontrati gravi danni.

 “Un episodio vergognoso e raccapricciante certamente favorito dall’allentamento della sicurezza interna dovuto alla vigilanza dinamica”, afferma Maurizio Somma, segretario nel Lazio del Sappe. “Questi sono i frutti di una sorveglianza ridotta in conseguenza della cervellotica vigilanza dinamica, dell’autogestione delle carceri e dai numeri oggettivi delle carenze di organico del Reparto di Polizia Penitenziaria di Roma Regina Coeli”, rilancia il responsabile nazionale del sindacato Donato Capece, che aggiunge: “Quel che è successo è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri, che di fatto ha determinato una pericolosa autogestione dei penitenziari. Il sistema, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più”.

Intanto, il sindacato punta l’indice su quelli che definisce “provvedimenti scellerati”: si va dal “regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno otto ore al giorno con controlli sporadici e occasionali” alla soppressione delle sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, dalle carenze di organico dei poliziotti penitenziari al mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. “La politica se n’è completamente fregata”, conclude Capece.   

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