Era affetta da una malattia autoimmune. Perché le hanno somministrato AstraZeneca?
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Era affetta da una malattia autoimmune. Perché le hanno somministrato AstraZeneca?

I pm ora vogliono capire se la patologia fosse stata indicata nella scheda consegnata prima della vaccinazione

Camilla Canepa
Camilla Canepa
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11 Giugno 2021 - 13.14


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Secondo quanto appreso,Camilla Canepa, la ragazza di 18 anni morta dopo la vaccinazione volontaria con AstraZeneca, soffriva di piastrinopenia autoimmune familiare e assumeva una doppia terapia ormonale.
Si tratta della stessa reazione, associata a trombi celebrali, osservata dall’Aifa in una somministrazione di AstraZeneca ogni 100mila dosi iniettate in Italia. La patologia di cui soffriva Camilla è emersa dalle cartelle cliniche e dalla documentazione medica relativa alla ragazza, acquisita dai carabinieri del Nas di Genova.
I militari, delegati dai pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo insieme all’aggiunto Francesco Pinto, si stanno recando negli ospedali di Lavagna, dove la giovane è stata ricoverata il tre giugno, e al Policlinico San Martino. Ma emergono già i primi dettagli sulla giovane. 
La notizia cambia completamente lo scenario. Gli investigatori vogliono capire ora se la patologia fosse stata indicata nella scheda consegnata prima della somministrazione del vaccino, il 25 maggio.
Inoltre, se la ragazza e la famiglia hanno dichiarato la malattia al pronto soccorso di Lavagna.
Poi, bisogna capire se i medici hanno accertato l’esistenza di tale patologia attraverso gli esami del sangue.
Tra i documenti che stanno acquisendo i militari anche le relazioni dei dirigenti medici del San Martino Pelosi e Brunetti. Martedì verrà dato l’incarico ai medici legali Luca Tatjana e Franco Piovella. 
Camilla era stata ricoverata al San Martino il 5 giugno per una trombosi dopo avere ricevuto il vaccino AstraZeneca dieci giorni prima, il 25 maggio nel corso di un Open Day.
Il 3 giugno era andata una prima volta in pronto soccorso con cefalea e fotofobia. Quella volta però all’ospedale di Lavagna.
Secondo quanto dichiarato dai vertici ospedalieri, era stata sottoposta a Tac cerebrale ed esame neurologico, entrambi negativi, ed era stata dimessa con la raccomandazione di ripetere gli esami del sangue dopo 15 giorni.
Il 5 giugno, però, è tornata in pronto soccorso, al San Martino di Genova, con deficit motori.
Dopo essere stata sottoposta a Tac cerebrale “ con esito emorragico”, era stata trasferita nel reparto di Neurochirurgia dove era stata sottoposta a due interventi chirurgici. 
I genitori della 18enne ieri sera hanno dato il consenso all’espianto degli organi che saranno quindi donati e ricevute da persone a rischio vita.
Il direttore generale dall’ospedale San Martino, Giuffrida, lo ha definito “Un gesto ammirevole, un grande gesto d’amore”.
“Hanno appena perso una bimba e mentre metabolizzano questa tragedia – ha affermato Giuffrida – riescono a pensare agli altri, a persone che adesso potranno continuare a vivere. È ammirevole quello che hanno fatto, è ammirevole dare la vita a altre persone”.
Gli organi espiantati sono stati messi a disposizione del centro nazionale trapianti e per ora è nota la sola destinazione del Niguarda oltre che a un paziente ricoverato al San Martino.

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