Dovreste leggerlo davvero 1984, prima di citarlo a caso
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Dovreste leggerlo davvero 1984, prima di citarlo a caso

Se il mondo fosse in mano ai negazionisti, come Trump, come Bolsonaro, se tutti chiudessimo gli occhi e facessimo finta di non vedere il virus, allora avremo uno scenario molto simile a quello di 1984

1984
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

13 Ottobre 2020 - 16.53


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Ci sarebbero tantissime opere letterarie da citare per un paragone più stringente alla situazione mondiale attuale. La Peste di Albert Camus, per dirne una, o anche I Promessi Sposi, o Storia della Colonna Infame. Invece, i vari critici delle misure di sicurezza imposte dal Governo scelgono – piuttosto banalmente – il tanto abusato 1984 di Orwell, metafora che va bene per qualsiasi dittatura, che sia reale o immaginaria.

Orwell viene citato a sproposito ogniqualvolta che una legge non è gradita a una o varie categorie. Il mondo catto-oscurantista di Simone Pillon, per esempio, azzarda improbabili paragoni con la psicopolizia quando parla della legge Zan che intaccherebbe ‘la libertà di opinione’. Oggi anche Matteo Salvini si è unito al coro, sostenendo che alle misure contenute nel nuovo Dpcm sul divieto di assembramenti casalinghi di più di 6 persone ‘neanche Orwell ci avrebbe pensato’.

Orwell, a dirla tutta, aveva immaginato di peggio: il suo 1984 è un universo meccanico e freddo, deprivato dall’emozione umana. Il pensiero è schiavo del dogma secondo cui ‘l’ignoranza è forza’ e la popolazione è tenuta prigioniera dalla paura di un nemico invisibile, che cambia viso e ideologia, un capro espiatorio contro cui ogni giorno si riversano i due minuti d’odio. Perché la grande intuizione di Orwell è tutta qui: per controllare il popolo, devi dargli qualcuno da odiare.

Non cadremo nella stessa trappola, anche se l’odio come agenda politica, il revisionismo, la censura e il nazionalismo sfrenato sono tutte amenità di cui certi partiti di estrema destra sembrano essere grandi ammiratori. Perché il punto di 1984, quello che stimola più la fantasia dei complottisti, è il controllo. Il Grande Fratello è il grande nemico, un nemico invisibile e senza nome, un Soros letterario, un potere forte nel vero senso della parola. Un leader, Orwell lo mette ben in evidenza, che non esiste. Come non esistono i nemici, non esistono neanche le guide: il mondo assurdo di 1984 ruota intorno alla completa mancanza di senso ed è questo il punto focale: Winston e Julia e tutta l’umanità non sono davvero in trappola: la trappola è mentale, costruita da loro stessi. Non ci sono carcerieri e prigionieri, guardie e ladri, dittatori e schiavi. Non è di questo che parla 1984. Orwell racconta un mondo dove l’unico motore è l’odio. 1984 è un romanzo sul devastante potere dell’odio. Non c’è nessuno dall’altra parte degli schermi, non c’è davvero un Grande Fratello.

Per i negazionisti, il Covid-19 è come il Grande Fratello: un’enorme bugia, intorno alla quale è stata costruita una macchina di controllo. Ma evidentemente, non hanno davvero letto 1984. E se lo hanno letto, non lo hanno capito: la caratteristica principale del Grande Fratello è il suo essere invisibile. Non compare in pubblico, non dà spiegazioni: i suoi ordini vanno eseguiti, senza discutere.

Il grande nemico di chi scende in piazza contro la ‘dittatura sanitaria’ è la scienza, l’informazione: non è per paura che li respingono, ma per ignoranza e per pigrizia. Negare la realtà è esattamente ciò che fanno tutti i personaggi di 1984 che non sono Winston e Julia. In altre parole: se il mondo fosse in mano ai negazionisti, come Trump, come Bolsonaro, se tutti chiudessimo gli occhi e facessimo finta di non vedere il virus che sta falcidiando il nostro mondo, allora in breve tempo avremo uno scenario molto, molto simile a quello immaginato da Orwell.

“Libertà  è dire che 2+2 fa 5” scrive Winston nel suo quaderno. Libertà è poter errare, e imparare dagli errori. All’inizio di questa maledetta pandemia, abbiamo tutti sbagliato: abbiamo sottovalutato il pericolo, e adesso ne scontiamo le conseguenze. Dire che 2+2 fa 5 non lo rende corretto: rimane un errore, da cui avremmo dovuto uscirne migliori. Perseverare nell’errore, il volersi porre ‘fuori dal coro’ per forza, il politicizzare la verità, il denigrare la libera informazione, il cedere alle notizie false e dalle fonti torbide, questo è ciò che fanno i cittadini della Londra orwelliana. Che hanno scambiato la loro libertà per diritto di dire, e comportarsi come meglio credono. Per citare un altro capolavoro di Orwell, sono come quei maiali per i quali la legge è più uguale che per tutti gli altri.

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