Zangrillo controcorrente: "Non credo che ci sarà una seconda ondata"
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Zangrillo controcorrente: "Non credo che ci sarà una seconda ondata"

Il Prorettore dell’Università Vita e Salute del San Raffaele di Milano: "Sono un inguaribile ottimista: credo che abbiamo il 50% di possibilità che il coronavirus se ne vada"

Alberto Zangrillo
Alberto Zangrillo
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4 Luglio 2020 - 09.14


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Controcorrente rispetto alla maggior parte dei virologi, il professor Alberto Zangrillo, Prorettore dell’Università Vita e Salute del San Raffaele di Milano, continua a dichiararsi ottimista e usa una metafora metereologica per descrivere la situazione: “In questo momento tutti gli indicatori volgono al bello e, al di là di qualche perturbazione, il tempo è dominato dall’anticiclone. Significa che la capacità del virus di produrre malattia è uniformemente scomparsa nel contesto nazionale. È un’evidenza dalle cartelle cliniche”. 
Nonostante quindi l’indice Rt sia aumentato in Veneto, Emilia Romagna e Lazio, dove sono comparsi alcuni focolai, Zangrillo sostiene che una seconda ondata non è così probabile: “Tutti dicono questo, io credo invece che il virus si possa fermare qua. Sono un inguaribile ottimista: credo che abbiamo il 50% di possibilità che il coronavirus se ne vada. Se così non fosse, quel che temo di più è aver perso tempo a organizzare strutture e infrastrutture invece di rimettere in equilibrio il rapporto tra l’ospedale e il territorio. Chi lavora sul territorio e in prima linea negli ospedali deve pretendere che gli ammalati vengano ricoverati subito, perché quel che abbiamo capito è che, in assenza di una terapia specifica, le cure che abbiamo devono essere adottate con tempestività”. Almeno in Italia il covid-19 “circola in modo benigno” e limitatamente ai focolai: “Ha esaurito la sua forza letale, perché sta facendo quello che fanno tutti i virus, cioè adattarsi al suo ospite. Probabilmente nella sua evoluzione adattativa sta anche modificando alcune sue caratteristiche. Questo non vuol dire che sia mutato, ma qualcosa sta accadendo a livello delle proteine di superficie del virus: le stesse modificazioni che lo rendevano molto letale tre mesi fa, adesso lo rendono meno aggressivo”.

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