Accoltellato Niccolò Bettarini, per i giudici i fendenti degli aggressori potevano ucciderlo
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Accoltellato Niccolò Bettarini, per i giudici i fendenti degli aggressori potevano ucciderlo

Nelle motivazioni della sentenza di condanna ai 4 aggressori che hanno accoltellato il figlio di Simona Ventura nel luglio 2018 c'è la 'volontà di uccidere'

Niccolò Bettarini
Niccolò Bettarini
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2 Dicembre 2019 - 15.26


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Niccolò Bettarini, figlio di Stefano Bettarini e Simoa Ventura, sarebbe potuto morire per le coltellate ricevute il 1 luglio 2018 fuori dalla discoteca Old Fashion di Milano. La Corte d’Appello di Milano, nelle motivazioni della sentenza con cui il 28 ottobre i giovani responsabili sono stati condannati per tentato omicidio a pene tra i 5 e gli 8 anni di carcere, ha scritto che i 9 fendenti inferti erano “idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte”. Secondo i giudici, gli aggressori hanno “agito allo scopo di provocare” a Bettarini “un male non commisurabile, sicuramente gravissimo”, e colui che materialmente lo ha accoltellato “ha diretto, con sicura ed univoca volontà i colpi alla parte superiore del corpo, ove sono collocati” gli “organi vitali”. Il figlio della conduttrice, osserva la corte, non è morto grazie ai “movimenti” e alla sua “corporatura molto robusta” e per l’intervento “in suo soccorso” di alcuni amici.

Ad ottobre la Corte d’Appello ha accolto in pieno la richiesta del sostituto procuratore generale Giulio Benedetti di rideterminare, correggendole, le pene inflitte in primo grado per Davide Caddeo e Albano Jakej che sono passate da 9 a 8 anni di carcere per il primo e da 6 anni e mezzo a 6 anni e 4 mesi per il secondo. Per il resto ha confermato 5 anni e 6 mesi per Alessandro Ferzoco e 5 anni per Andi Arapi così come la provvisionale di 200 mila euro per il figlio della conduttrice tv.

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I giudici nelle motivazioni hanno anche osservato che “l’esame della idoneità degli atti a cagionare la morte della vittima deve essere condotto non già con riguardo all’entità delle lesioni sofferte dalla parte lesa, bensì alle modalità dell’azione”. Anche se, ha annotato la Corte, “l’esito dei colpi dà conto” della loro “caratura micidiale”.

Inoltre, si legge nell’atto, sebbene ciascuno degli imputati ha dato un “differenziato” e “diverso apporto” la “condotta criminosa (…) deve essere valutata come unica”. La Corte, nel ribadire la sussistenza dei futili motivi, ha ritenuto “evidente (…) che gli imputati, sull’onda emotiva destata dalla concitazione della lite, senza dubbio alimentata da rancori precedentemente emersi (…), oltre che dall’uso di sostanze alcoliche, abbiano riversato tutta la loro violenza sul Bettarini, rimasto vittima di una aggressione brutale per ragioni senz’altro prive di ogni valido, o anche solo comprensibile fondamento”. E per tanto, sottolinea, i quattro giovani condannati hanno dato “sfogo ad una violenza inaudita, e sicuramente non percepibile come ‘proporzionata’ secondo il sentire comune”. 

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