Si chiamava Violeta, arsa viva e raccontata distrattamente
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Si chiamava Violeta, arsa viva e raccontata distrattamente

Violeta non è un caso, Violeta è un accidente locale, senza possibilità di elezione a vicenda che scuota, non dico la storia triste che viviamo, ma neanche la cronaca di questo Paese

Violeta Senchiu
Violeta Senchiu
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

7 Novembre 2018 - 10.46


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“Si chiamava Violeta Senchiu.
Era rumena.
Aveva 32 anni.
Aveva anche tre figli.
Il suo compagno, un italiano, sì, un italiano, di quelli che vengono prima, le ha dato fuoco,
arsa viva con tre taniche di benzina.
È morta dopo ore di indicibile sofferenza.
È successo sabato.
Niente articoli e inchieste sui giornali.
Nessuna troupe televisiva che si aggira a Sala Consilina, dove è accaduto l’omicidio.
Nessun fiore portato da nessun ministro.
Nessun tweet.
Nessun corteo di Forza Nuova”.
Il post dell’amica Valeria Collevecchio, sensibile collega con la quale ho diviso la parte più bella del mio percorso professionale, potrebbe restare così, senza una sola parola aggiunta. Vado brevemente oltre il fatto. Chi volesse recuperare la notizia di Violeta, può trovarla, ma attraversando soltanto la cronaca locale, giornali on line locali, pagine locali. Violeta non è un caso, Violeta è un accidente locale, senza possibilità di elezione a vicenda che scuota, non dico la storia triste che viviamo, ma neanche la cronaca di questo Paese che giorno dopo giorno collassa, implode rovinando sui suoi valori. Violeta aveva un bel viso, da donna che fatica senza mai smarrire il sorriso, neanche in una casa dove subiva. I figli sono sempre un buon motivo per sorridere per le donne, sono forti, anche quando la vita dura, resa più dura da sentimenti irrimediabilmente persi, ti dovrebbe consegnare alla disperazione. Violeta, come tante altre donne straniere in Italia, con alle spalle storie personali che tutti dovremmo conoscere. Storia di difficoltà, forse di povertà, storia di strappi dolorosi e viaggi di speranza senza chance. L’Italia, un uomo, forse un amore, forse. Certamente una famiglia, certamente la felicità di tre bambini. Quando Violeta è diventata una torcia, data alle fiamme dal suo uomo, aveva tre figli, piccoli, il primo 10 anni, il più piccolo due. Orfani per mano del padre. Faranno i conti con questo per tutta la vita.                                                               
Dice bene Valeria. quando denuncia con parole nude la distanza se non l’indifferenza per una tragedia che invece ha tanti elementi per una drammatica lettura del nostro tempo. Ma in questo nostro tempo si è smarrita anche la capacità di leggere e di raccontare. Lettura e racconto seppelliti dallo smarrimento umano e culturale. Nel crollo dei valori, spesso l’informazione non riesce a recuperare e mettere in ordine i tasselli principali del mosaico. Raccoglie i tasselli insignificanti, non recupera quelli che ricostruirebbero gli occhi. Distratta, superficiale, preoccupata soltanto di barcamenarsi nell’inedito terreno di una politica mai a un livello così basso. Per il resto, il Paese lo si racconta quando proprio non se ne può fare a meno. Quando si può fare senza fatica, senza letture difficili, magari restando seduti in ufficio. Pardon, in redazione.
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