Di Matteo alla Superprocura: "Voglio la verità sulla trattativa Stato-mafia"
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Di Matteo alla Superprocura: "Voglio la verità sulla trattativa Stato-mafia"

E' stato questo il primo impegno assunto alla notizia della sua nomina a sostituto della Superprocura guidata da Franco Roberti.

Nino Di Matteo
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16 Marzo 2017 - 12.16


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“Ho subito anticipato al Procuratore di Palermo e al Procuratore nazionale antimafia il mio intento di finire il mio percorso intrapreso da anni. Ho colto anche una disponibilità dal Procuratore antimafia Roberti. E’ certo che dovrà essere il Procuratore di Palermo ad attivare la procedura per l’applicazione”. Quindi, Nino Di Matteo resta sul processo per la presunta trattativa Stato-mafia. Sono state queste le prime parole, è stato questo il primo impegno assunto alla notizia che il plenum di Palazzo dei marescialli aveva decretato all’unanimità la sua nomina a sostituto della Superprocura guidata da Franco Roberti .Cinque mesi fa Di Matteo – come si ricorderà – aveva rifiutato un trasferimento per ragioni di sicurezza per non dare un segnale di resa alla mafia e per poter arrivare alla Procura nazionale antimafia dalla porta principale, come vincitore di concorso. L’offerta gli era arrivata dal Csm dopo che un’intercettazione aveva fatto risalire l’allarme sulla sua sicurezza.. La decisione sana una vecchia ferita: due anni fa i consiglieri avevano bocciato la sua candidatura per lo stesso incarico, preferendogli altri tre colleghi. E il pm aveva reagito con un ricorso al Tar del Lazio, lamentando di aver subito “un’ingiusta mortificazione”.

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Il caso si chiude, dopo 18 anni Di Matteo lascia la procura di Palermo. Ma l’addio all’ufficio requirente del capoluogo siciliano , dunque, potrebbe non avere ripercussioni sul processo Stato-mafia, che vede come imputati politici, esponenti di vertici dell’Arma dei carabinieri e boss mafiosi e che due anni fa aveva portato a un conflitto di attribuzioni con il Quirinale, in seguito all’intercettazione di telefonate tra l’ex ministro dell’Interno Mancino e l’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano. Se lo richiederà il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e se Roberti darà il suo assenso, Di Matteo potrà continuare a svolgere il ruolo di pm in quel processo. In attesa dell’ok alla sua permanenza al processo Stato-mafia, peraltro, per un paio di mesi per Di Matteo non cambierà proprio nulla. Al lavoro al Palazzo di Giustizia di Palermo, circondato da misure di sicurezza senza precedenti.

E Di Matteo si toglie un grosso sassolino dalle scarpe, puntando il dito verso Roma:”Sulla mia nomina alla Procura nazionale antimafia in questi anni ci sono stati i veti di alti esponenti istituzionali…A prescindere dal valore professionale altissimo dei colleghi che mi sono stati preferiti in altre circostanze – dice – resto convinto che in passato ci sia stato qualche veto e qualche pregiudizio, anche da qualche alto esponente istituzionale che ha pressato perché la mia domanda non fosse accolta. Questo è quello che penso. Mi auguro che non sia accaduto ma ho qualche elemento per ritenere che possa essere accaduto….Ho delle mie idee…”. E comunque, Di Matteo guarda innanzi, la scelta fatta è dovuta – ha detto – “alla consapevolezza che per continuare a impegnarmi nella lotta alla mafia dovevo cambiare ruolo e ufficio”.

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L’impegno per il futuro? Di Matteo non ha dubbi:”Spero anche in futuro di potere avere un ruolo anche nel percorso di approfondimento nella ricerca della verità sulle stragi e su tutto quello che è accaduto nel ’92 e ’93. Sui rapporti alti della mafia con la politica e con il potere in generale”.

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