Ignazio Melodia: quel medico capomafia mai cancellato dall'ordine
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Ignazio Melodia: quel medico capomafia mai cancellato dall'ordine

Arrestato insieme ad altri cinque uomini d'onore. Il ritratto tracciato da Rino Giacalone su "AlqamaH".

Ignazio Melodia
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22 Febbraio 2017 - 19.03


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Un capo mafia in doppio petto, medico con tanto di iscrizione mantenuta all’ordine dei medici. “Io comando mezza provincia…”, andava dicendo Ignazio Melodia, capo mafia di Alcamo arrestato la scorsa notte. E Ignazio Melodia era (ed è) medico con tanto di iscrizione mantenuta all’Ordine dei Medici. A disegnarci la figura di questo medico capomafia è Rino Giacalone sul giornale on line “AlqamaH”. E i complici del capomafia in camice bianco dicevano: “Io è da tempo che ho fatto la scelta di essere mafioso…io il mafioso sempre ho voluto fare…”. E’ questo un altro dei passaggi intercettati da Squadra Mobile di Trapani e Dia, durante lunghe indagini, tra il 2012 e il 2016.

Indagini che hanno riguardato il mandamento mafioso di Alcamo, ascoltando gli uomini del clan alcamese, in questo caso il giovane Giuseppe Di Giovanni, 33 anni, tra gli arrestati nel blitz antimafia, ricostruisce “AlqamaH”. Sei arresti, il sequestro di armi, munizioni e droga. A capo del clan, dunque, un medico, Ignazio Melodia, 62 anni, un personaggio sempre al centro delle indagini antimafia dagli anni ’90 ad oggi.”Nel 2012 – ricostruisce il giornale – è uscito dal carcere dopo l’ultima condanna per associazione mafiosa e immediatamente si è ricollocato al vertice del mandamento di Alcamo, forte del fatto di essere “figlioccio” del boss latitante di Castelvetrano  ( Matteo Messina Denaro ). Da lui negli anni ’90 fu “punciutu” e messo dentro Cosa nostra trapanese. Melodia per le sue condanne da tempo è stato licenziato dalla Asl presso la quale lavorava, ma è rimasto iscritto all’albo dei medici della provincia di Trapani”.

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Grazie alle intercettazioni, gli investigatori hanno catturato in diretta le direttive del capo mafia alcamese: estorsioni, ma non solo. Come raccontato ieri anche da Globalist nel chiuso di una cella frigorifera, all’interno di un negozio di frutta, i boss pensavano di evitare le intercettazioni. Riunioni anche in un bar e in un’agenzia di pompe funebri, venivano letti “pizzini” e si decidevano le strategie. Ancora dalla ricostruzione di “AlcamaH”:”Un imprenditore che dopo un avvertimento avvicinò Ignazio Melodia (che era stato il mandante) – intercettato è stato l’ordine impartito a chiddu dobbiamo dare fuoco – si sentì rispondere che “lui avrebbe pensato a mettere a posto le cose”, quell’attentato “era stato fatto da imprese concorrenti”, e per quel ruolo da “paciere” a quel punto era giusto che l’imprenditore gli consegnasse una somma di denaro, sostanzialmente Melodia (e quindi la mafia) si presentava come amico e la vittima doveva pure ringraziare. Insomma una mafia che incideva il territorio con azioni criminose e che poi si mostrava pronta a garantire sicurezza”. Su incarico di Melodia un altro degli arrestati, Salvatore Giacalone, nel 2012 avvicinò il sindaco appena eletto di Alcamo, Sebastiano Bonventre (Pd) per offrirgli protezione, “sicuramente qualcuno la disturberà ma noi siamo qui pronti a proteggerla”.

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Bonventre ha denunciato di essere stato così avvicinato, un imprenditore ha anche deciso di denunciare registrando il colloquio con il capo mafia, “ma la nostra impressione – dice il questore di Trapani Maurizio Agricola – è che sono tanti quelli che ancora oggi continuano a tacere”. Mafia e politica, un episodio: Di Giovanni, quello che in giro diceva che lui nella vita voleva fare solo il mafioso, durante le ultime amministrative ad Alcamo fece campagna elettorale armato di pistola, minacciando chi non gli garantiva sostegno. Il sostegno era destinato alla moglie Alida Maria Lauria, figlia di un ex senatore di Forza Italia, Baldassare Lauria.

E così marito e moglie discutevano della candidatura: “Amore sono candidata …e allora possiamo cominciare a raccogliere i voti?…si…in qualsiasi modo?…amò a come e ghiè (in qualsiasi modo ndr)…devono portare tutti i voti perché li affuco (li strangolo)”. Nonostante questo, la donna non fu eletta al Consiglio comunale. Intanto, l’operazione registra un altro piccolo-grande passo in avanti nel fare terra bruciata attorno al latitante Matteo Messina Denaro.

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