"Così, da immigrato, spiego ai profughi i rischi dei viaggi in mare"
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"Così, da immigrato, spiego ai profughi i rischi dei viaggi in mare"

Michel, arrivato in Italia nel 2006 dal Camerun. Oggi dopo una laurea porta avanti una campagna di sensibilizzazione contro la tratta in 5 paesi

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25 Gennaio 2017 - 12.25


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“Sono convinti che non ci possa essere una situazione peggiore di quella che vivono. E così, piuttosto che aspettare in modo vigliacco la morte, preferiscono combattere. Anche se il risultato sarà la morte, moriranno da coraggiosi. E se dovessero farcela, diventeranno eroi”. Secondo Michel Metanmo è questa la triste convinzione di chi decide di partire in maniera illegale dal suo paese di origine per tentare la sorte in Europa. Immigrato in Italia nel 2006 dal Camerun per motivi di studio, dopo una laurea in Scienze politiche, oggi ha deciso di aiutare chi come lui è costretto a lasciare la sua terra. Così Michel è diventato un operatore del Vis per la campagna di sensibilizzazione “Stop Tratta”, realizzata da Missioni Don Bosco e V internazionale per lo sviluppo (Vis) e rivolta a 5 Paesi di origine e transito dell’Africa Sub-Sahariana (Ghana, Senegal, Nigeria, Costa d’Avorio ed Etiopia).
La storia di Michel: “Vivere da straniero non è facile”. “Non avevo mai pensato di lasciare casa mia, la mia terra, i miei cari – racconta Michel, classe ‘81- . Dopo la maturità mi sono iscritto all’università della mia città di origine, Dschang; ma dopo alcuni mesi, ho scoperto tante realtà del sistema universitario, ma soprattutto le difficoltà di accesso al lavoro anche da laureato. Dopo due anni, ho ottenuto una laurea biennale in scienze giuridiche e politiche e mi si è offerta la possibilità di proseguire gli studi in Italia. Mi sembrava un’opportunità unica, una sorta di garanzia per il futuro professionale”. E così nel 2006, è arrivato in Italia, “carico di energia con il sogno di fare grandi studi e di avere una grande carriera”. Ma le delusioni sono state tante – confessa-, come d’altronde le realtà che si scoprono da straniero ‘extra-comunitario'”. Nel 2009 è arrivata la prima soddisfazione, la laurea triennale in Scienze internazionali e istituzioni europee nella facoltà di Scienze politiche della statale di Milano, seguita nel 2012 dalla laurea magistrale in Relazioni internazionali. Poi una prima esperienza di lavoro solo due mesi dopo la laurea, conclusasi male dopo otto mesi. “Sono allora iniziati gli anni peggiori della mia vita, tre anni senza lavoro, senza niente, tanta sofferenza. Ho deciso di tornare a studiare, rimettermi in questione, ri-orientarmi. Non avevo mai perso la speranza, è un lusso che quelli come me non si possono permettere. Ho avuto la fortuna di avere una borsa di studio per un Master in Cooperation and Development a Pavia, del quale il VIS è partner. In seguito ho fatto un tirocinio con il VIS, che si è trasformato poi in rapporto lavorativo”.
La missione in Senegal per contrastare l’immigrazione irregolare. E così il ragazzo decide di andare in Senegal per una campagna di sensibilizzazione nelle città di Dakar, Tambacounda e Missirah nell’ambito di “Stop Tratta”, l’iniziativa volta a contrastare la migrazione irregolare attraverso la formazione e la creazione di opportunità di sviluppo nei paesi a rischio traffico di esseri umani. “Questa campagna ha coinvolto più di 1.000 persone tra giovani e famiglie, tanto nelle piazze che nelle scuole. Per fare una campagna diversa e più incisiva, ho basato tutto su due pilastri: la prossimità, per essere quanto più vicino possibile alle persone- spiega -. Giovani e madri in particolare; la positività, per concentrare l’attenzione più sulle cose che si possono fare che sulla sofferenza”. Secondo Michel le motivazioni che spingono a partire sono tante e diverse: povertà, guerra, sogno. “Ma si tratta di motivazioni scientifiche, perché sentiamo il bisogno di dare una spiegazione scientifica ai fenomeni umani – aggiunge -. Sono fermamente convinto invece, che la spiegazione sia un po’ più semplice – e proprio per questo – più difficile da accettare. Dalla nascita, siamo bombardati da immagini tristi e critiche di ogni tipo che ci arrivano dall’estero sui nostri paesi, mentre dall’altra parte, ci arrivano immagini idilliache di paesi occidentali prosperi e felici. L’operazione è semplice! Per natura, l’uomo cerca di spostarsi in base all’istinto di sopravvivenza. Tanti fattori possono quindi – a monte, influire sulla decisione di migrare. Ma alla radice del problema, c’è un fenomeno storico e profondo. C’è quasi a voler esagerare, una divisione del mondo tra inferno e paradiso!”.

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