Per Salvini Emmanuel è morto per l'immigrazione fuori controllo
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Per Salvini Emmanuel è morto per l'immigrazione fuori controllo

Il giornalista Alessandro Gilioli lo accusa: giustifica la violenza verso i migranti. È come dire: se vengono qui esasperano le persone, per forza che poi succedono queste cose.

Salvini nelle Marche
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7 Luglio 2016 - 11.39


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Matteo Salvini neanche in un’occasione tragica come quella di un’omicidio a sfondo razziale di Emmanuel, il profugo nigeriano sfuggito a Boko Haram che è stato picchiato a morte a Fermo da un ultrà di destra, riesce a tenere la bocca chiusa. Proprio lui, parla.

“Chi uccide, stupra o aggredisce un altro essere umano va punito. Punto. A prescindere dal colore della pelle. Sei bianco, sei nero, sei rosa e ammazzi qualcuno senza motivo? In galera, la violenza non ha giustificazione. Il ragazzo nigeriano a Fermo non doveva morire, una preghiera per lui”.

Ma è nella parte finale del suo post facebook che la strumentalizzazione di un evento drammatico di cronaca tocca l’apice del conformismo. Della manipolazione politica. Della sciatteria intellettuale. Della deriva emozionale che ruba e canalizza lo sdegno collettivo, il dito dell’opinione pubblica contro la violenza in un argomento da piccineria di campagna elettorale contro l’immigrazione:  “È sempre più evidente che l’immigrazione clandestina fuori controllo, anzi l’invasione organizzata, non porterà nulla di buono. Controlli, limiti, rispetto, regole e pene certe: chiediamo troppo?”. Chude su Facebook il leader della Lega Nord, Matteo Salvini.

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La risposta del giornalista. A metterlo a posto ci pensa il giornalista de L’Espresso Alessandro Gilioli. 

“Non so se Salvini e i suoi lettori se ne possono rendere conto, ma mettere la morte di Emmanuel Chidi Namdi in connessione con « l’immigrazione clandestina fuori controllo, anzi l’invasione organizzata» è peggio di una giustificazione del singolo assassino”. Scrive su Facebook il giornalista.  
“È infatti una giustificazione collettiva di ogni atto di violenza verso gli immigrati.
È come dire: se vengono qui esasperano le persone, per forza che poi succedono queste cose”. E ancora: “È insomma attribuire la responsabilità delle aggressioni verso gli immigrati non a chi le compie, ma a chi ne è vittima”.

 

“Qui non c’è più una divisione politica.
Qui la divisione è tra esseri umani e no.”

 

 

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