Eternit, il trionfo della giustizia
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Eternit, il trionfo della giustizia

"Sto ancora sognando ad occhi aperti", afferma il pm Raffaele Guariniello, dopo la sentenza, la cui lettura ha impegnato il giudice Giuseppe Casalbore per oltre 3 ore.

Eternit, il trionfo della giustizia
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13 Febbraio 2012 - 17.10


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“Sto ancora sognando ad occhi aperti”. E’ il commento a caldo del pm Raffaele Guariniello, dopo la sentenza Eternit, la cui lettura ha impegnato il giudice Giuseppe Casalbore per oltre 3 ore, in un elenco sterminato di migliaia di parti civili: “Un elenco terribile, che sembrava burocratico, freddo, ma che è invece un elenco di persone uccise”, ha detto Guariniello, che ha coordinato l’inchiesta del Tribunale di Torino.

“Quando abbiamo cominciato questo processo con Colace e Perelli pensavamo di inseguire un sogno, che ora si è realizzato almeno per la sentenza di primo grado”, ha sottolineato il pm. Guariniello ha poi concluso: “Abbiamo dato, credo, a tante persone, alle vittime e alle loro famiglie il diritto di sognare
più giustizia. Avere giustizia è diventato possibile. E’ una sentenza storica perché ha realizzato un sogno, che è quello di dare giustizia”.

Il più grande processo mai celebrato per morti sul lavoro e ambientali, quello di Torino contro i vertici della Eternit, si è concluso bene e anche la Cgil parla di “un processo storico e una sentenza esemplare”, ha detto il segretario confederale Vincenzo Scudiere.

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Il dirigente sindacale ringrazia ”la magistratura che con questa sentenza dà giustizia alle migliaia di morti per amianto. L’auspicio è che questa stessa sentenza funga da monito a quanti continuano a ritenere che il nostro Paese può essere competitivo senza garantire la sicurezza ai lavoratori e ai cittadini”.

Per Scudiere ”la sicurezza non può essere più considerata un costo per le imprese ma uno degli elementi fondamentali per renderle avanzate e competitive, altrimenti il rischio per l’Italia è che possa rappresentare l’area europea del lavoro a basso costo e a massimo rischio”.

E per Romana Blasotti, 83enne simbolo del movimento alla lotta all’amianto di Casale Monferrato, si tratta di “una bella vittoria anche se con molto dolore: non ho mai pianto, speravo di piangere oggi ma non ci riesco. Questa lista infinita fa troppo male, ma non dobbiamo dimenticare”. Romana, che ha perso cinque parenti tra cui il marito e una figlia per mesotelioma, è arrivata al Palazzo di Giustizia di Torino questa mattina presto. “Anche se sappiamo che non abbiamo finito di soffrire – ha aggiunto – è una soddisfazione essere arrivati fin qua e spero che i giovani proseguano la nostra lotta”.

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“La sentenza di Torino rende finalmente giustizia alle vittime dell’amianto alle quali esprimiamo la nostra solidarietà. Un discorso analogo può essere fatto per le vittime di un’altra sostanza killer, l’uranio impoverito, oltre 200 i militari italiani morti e oltre 2500 quelli gravemente malati”. Lo afferma Bruno Ciarmoli, legale dell’Associazione Vittime Uranio, attraverso il blog Vittimeuranio.com.

”Anche in questo caso – continua l’avvocato – ci si trova di fronte alla inapplicazione di misure di protezione per il personale italiano che non era al corrente dei rischi, diversamente dai vertici militari. Quindi auspichiamo, anche alla luce delle ormai numerose sentenze di condanna in sede civile inflitte alla Difesa, che in Italia si proceda all’apertura di un’inchiesta penale che accerti le responsabilità di questa strage silenziosa”.

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