Media Freedom Coalition contro Israele che ha messo al bando Al Jazeera
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Media Freedom Coalition contro Israele che ha messo al bando Al Jazeera

Al Jazeera ha riferito che i 27 membri della Media Freedom Coalition hanno pubblicato una dichiarazione in cui criticano la chiusura della attività di Al Jazeera in Israele.

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24 Maggio 2024 - 12.08


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Al Jazeera ha riferito che i 27 membri della Media Freedom Coalition, una partnership di paesi che lavorano per difendere la libertà dei media laddove è minacciata, hanno pubblicato una dichiarazione in cui criticano la chiusura della attività di Al Jazeera in Israele.

Secondo Al Jazeera, la dichiarazione è stata firmata da Australia, Belgio, Canada, Cile, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Italia, Giappone, Kosovo, Lituania, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Norvegia , Portogallo, Corea del Sud, Slovenia, Svezia, Svizzera, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti.

La dichiarazione diceva:

 Un panorama mediatico libero e diversificato è fondamentale per il funzionamento delle democrazie, soprattutto in tempi di conflitto, poiché le persone fanno affidamento su informazioni indipendenti provenienti da fonti molteplici e affidabili per rimanere informate e prendere le proprie decisioni.

 È essenziale che a tutti i giornalisti venga concesso libero accesso per coprire gli eventi e gli sviluppi nel loro svolgersi, in modo che abbiano la possibilità di riferire e informare in modo trasparente e basato sui fatti”.

All’inizio di aprile i legislatori israeliani hanno approvato un disegno di legge che apre la strada al divieto di Al Jazeera e di altri organi di informazione internazionali percepiti come una minaccia alla sicurezza.

“Al Jazeera non sarà più trasmesso da Israele”, ha scritto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un post su X dopo l’approvazione della legge. “Intendo agire immediatamente in conformità con la nuova legge per fermare l’attività del canale.”

In risposta, l’emittente con sede in Qatar ha condannato le osservazioni di Netanyahu, definendole “una bugia pericolosa e ridicola” e dicendo che erano la giustificazione del primo ministro “per l’assalto in corso” alla rete dei media e alla libertà di stampa. In una dichiarazione, la rete ha promesso di persistere nel suo reporting con “audacia e professionalità”.

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