La morte di Ratzinger: quando irrompe la Storia , la Rai sa essere servizio pubblico
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La morte di Ratzinger: quando irrompe la Storia , la Rai sa essere servizio pubblico

Anche la Rai si è mobilitata nel modo migliore quanto a copertura e qualità di narrazione e commenti con la fortunata coincidenza tra il ricordo del Papa emerito e la messa nella basilica di S.Pietro dedicata alla giornata mondiale della pace istituita da

La morte di Ratzinger: quando irrompe la Storia , la Rai sa essere servizio pubblico
Benedetto XVI
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Nuccio Fava Modifica articolo

1 Gennaio 2023 - 19.03


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E’ bello e confortante anche per noi modesti telespettatori da casa,  quando eventi di rilievo irrompono sulla scena della storia, scoprire che  la nostra Rai tv sa svolgere il suo ruolo di servizio pubblico.

Ne abbiamo avuto positiva conferma in occasione della morte di Benedetto XVI, anche se non improvvisa,  avvenuta all’età di 95 anni, dopo la scelta “rivoluzionaria” di dimettersi. Con il personale impegno assorbito essenzialmente dalla preghiera e dalla ininterrotta meditazione così distante dalle nostre ordinarie fatiche quotidiane che non hanno però impedito di suscitare emozione, preghiere e grandi reazioni riflesse con grande rilievo nel sistema dei media in tutto il mondo.

Anche la Rai si è mobilitata nel modo migliore quanto a copertura e qualità di narrazione e commenti con la fortunata coincidenza di sostanziale intreccio tra il ricordo del Papa emerito, della messa nella basilica di S.Pietro dedicata alla giornata mondiale della pace istituita da Paolo VI e con particolare forza invocata per la cessazione della guerra nella martoriata Ucraina.

La stessa sintonia tra il Papa e il presidente della Repubblica si è fortemente espressa nei confronti delle crisi aperte nelle aree più deboli e bisognose del pianeta e a proposito del dovere di solidarietà e di impegno per favorire la crescita e accompagnare lo sviluppo in queste situazioni di maggiore difficoltà anche a causa della crisi alimentare ed energetica. Entrambi si sono scambiati auguri e apprezzamenti per il lavoro positivo con cui guardano al progresso dell’Italia. Il tutto con grande naturalezza e semplicità, una sostanziale bella e laica sintonia tra il discorso di fine anno in diretta dal palazzo del Quirinale e l’Angelus di papa Francesco dalla finestra di piazza s. Pietro.

Significativa per la naturale estensione anche alle difficoltà delle comunità specie di giovani e movimenti impegnati a favore della pace a cominciare dalla ininterrotta guerra contro Kiev che sempre più tragicamente contagia la grave crisi contro le ragazze e la gioventù iraniana. Tragedie e sfide che affliggono l’umanità e richiedono con urgenza un rinnovato impegno corale con l’Europa. Pur in presenza dunque di tanti gravi problemi della presente stagione, l’occasione dolorosa della morte di un grande papa coraggioso e innovatore, l’instancabile invito/invocazione di papa Francesco alla costruzione della pace e all’impegno di ciascuno specie con l’attenzione generosa verso i più deboli e bisognosi di vicinanza e aiuto. Sono semplici spunti di riflessione suggeriti da tutto quanto la Rai ha saputo mostrarci in questi giorni in modo eccellente.

Riflessione importante in sè e che potrebbe anche costituire una grande piccola lezione sulla rilevanza e delicatezza che il servizio pubblico radio televisivo, può avere nella nostra vita. E quindi un enorme contributo alla crescita culturale e civile dell’intera società italiana.

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