Kirill Martinov, il vicedirettore Novaja Gazeta costretto a lasciare la Russia: "Ci accusano di tradimento"
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Kirill Martinov, il vicedirettore Novaja Gazeta costretto a lasciare la Russia: "Ci accusano di tradimento"

Il vicedirettore e opinionista politico, la Novaja Gazeta, è di fatto un auto-esiliato perché non ha intenzione di tornare in Russia, almeno per il momento

Kirill Martinov, il vicedirettore Novaja Gazeta costretto a lasciare la Russia: "Ci accusano di tradimento"
Kirill Martinov, vice-direttore di Novaja Gazeta
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3 Aprile 2022 - 14.09


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Kirill Martinov, vicedirettore e opinionista politico, la Novaja Gazeta, è di fatto un auto-esiliato perché non ha intenzione di tornare in Russia, almeno per il momento. Nei giorni scorsi ha detto: “Essere giornalisti a Mosca è dura. È la capitale del paese aggressore, si vive tra cordoni di polizia e simboli militari ufficiali, ci sono Z dovunque”.


E poi: “La maggior parte delle persone sono conformiste, come sempre, ed esitano a lottare per imporre la loro opinione. Ma il vero problema, per i russi, è che ammettere la verità sulla guerra significa ammettere la catastrofe, ammettere che il nostro Paese ha commesso un crimine, che siamo “cattive persone”. I russi tendono a rimuovere questa verità, non vogliono credere ai fatti”. 

E sulla censura e il clima di intolleranza scatenato da Putin ha detto: «Davanti alla redazione si sono svolte diverse manifestazioni di “attivisti” statali che ci hanno accusato di “tradimento”. Ognuno di noi sa che potrebbe essere perseguito legalmente per il suo lavoro. Di fatto dopo il 28 marzo è diventato pericoloso pubblicare testi in Russia, per questo abbiamo interrotto la pubblicazione. Allo stesso tempo, so che c’è un movimento clandestino contro la guerra in Russia, molti russi odiano questa guerra e chi l’ha scatenata».
E ancora: «L’opinione pubblica in Russia oscilla. C’è una parte relativamente piccola di russi che sostiene attivamente la guerra e agisce in simbiosi con la propaganda di stato. (…) Ma c’è un numero altrettanto grande di miei connazionali che è attivamente contro la guerra: ora rischiano la reclusione ed è solo per questo che non vediamo proteste di massa contro la guerra. Ma le persone continuano a lottare, a convincere i propri cari, a stampare volantini contro la guerra, a cercare di mantenere lucida la mente nella situazione di un’insopportabile catastrofe morale che stiamo attraversando».

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