L'allarme dell'Oms: "Rischio di un'altra pandemia mondiale di aviaria. E' già emergenza nel Sud America"
Top

L'allarme dell'Oms: "Rischio di un'altra pandemia mondiale di aviaria. E' già emergenza nel Sud America"

Le autorità sanitarie: "Il rischio per l'uomo al momento è basso, ma non possiamo presumere che rimarrà tale"

L'allarme dell'Oms: "Rischio di un'altra pandemia mondiale di aviaria. E' già emergenza nel Sud America"
Nuova pandemia dell'Aviaria
Preroll

globalist Modifica articolo

16 Febbraio 2023 - 15.45


ATF

Scatta l’allarme aviaria in alcuni Paesi del Sud America, con Argentina e Uruguay che dichiarano l’emergenza sanitaria. Ma la paura del virus supera i confini e l’Organizzazione mondiale della sanità lancia l’allarme: dopo che l’influenza ha contagiato alcuni mammiferi, il timore è che la malattia possa raggiungere anche l’uomo. L’Oms quindi esorta alla vigilanza e, pur precisando che al momento il rischio è basso, “non possiamo presumere che rimarrà tale e dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento”.

 Il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus ha quindi raccomandato di “rafforzare la sorveglianza in ambienti in cui interagiscono esseri umani e animali d’allevamento o selvatici”. 

 Le situazioni più allarmanti sono in Argentina e in Uruguay. Il Servizio nazionale per la sicurezza alimentare dell’Argentina ha dichiarato l’emergenza sanitaria dopo aver rilevato la presenza del virus in un esemplare di uccello selvatico nella località di Pozuelos, nella provincia di Jujuy, al confine con la Bolivia. Le autorità hanno avvertito del caso rassicurando però la popolazione perché “sono state prese tutte le misure preventive necessarie. La comparsa del virus non sorprende in quanto stavamo già seguendo la sua diffusione nel resto della regione ed era stato attivato un rafforzamento del monitoraggio epidemiologico”.

Casi di aviaria erano infatti stati segnalati nelle ultime settimane in tutta la regione e il virus sembra abbia raggiunto il Cono Sud dopo essere stato rilevato in precedenza in Venezuela, Perù, Colombia, Ecuador, Cile, Bolivia e Uruguay e prima ancora in Canada, Stati Uniti, Messico e Centro America. 

 L’emergenza sanitaria è stata dichiarata anche dal governo dell’Uruguay per l’influenza aviaria dopo la morte di alcuni esemplari di cigni dal collo nero, come scrive il quotidiano El Pais di Montevideo. Anche in questo Paese le autorità hanno detto che per il momento la popolazione non si deve allarmare perché l’influenza riguarda animali selvatici ma ha chiesto di segnalare i sospetti su volatili da cortile o allevamenti. Il caso uruguaiano segue quello del Perù, dove è stata denunciata la morte di 585 leoni marini e 55mila uccelli. 

 Il virus ha colpito anche in molti Stati degli Usa, con contagi su diverse specie animali, tra cui volpi, orsi, delfini, uccelli selvatici e una fattoria di visoni. Sono quindi state disposte nuove accomandazioni per chi lavora nelle aziende aviarie: tutti devono indossare guanti e mascherine ed evitare di toccare gli animali. 

 I casi che sono stati segnalati fanno dunque alzare l’attenzione anche da parte dei vertici dell’Oms, che ricordano: “Da quando H5N1 è emerso per la prima volta nel 1996, abbiamo assistito solo a trasmissioni rare da e tra esseri umani”. Il virus si è diffuso ampiamente negli uccelli selvatici e nel pollame per 25 anni, ma la recente diffusione ai mammiferi desta preoccupazione. Dalla fine del 2021, l’Europa e l’America sono state colpite da un’epidemia di influenza aviaria che ha portato all’abbattimento di decine di milioni di pollame domestico, molti con il ceppo H5N1 del virus. E nelle ultime settimane, ecco le segnalazioni di infezioni in mammiferi tra cui visoni, lontre, volpi e leoni marini. 

 L’Oms sta ora lavorando con le autorità nazionali per monitorare da vicino la situazione e studiare i casi di infezione di H5N1 negli esseri umani. Negli ultimi due decenni ci sono stati 868 casi confermati di H5N1 nell’uomo, con 457 morti, secondo l’Oms. Il mese scorso, l’Ecuador ha riportato il primo caso in Sud America di un essere umano, una bambina di nove anni, che è stata in contatto con pollame da cortile. 

 L’Organizzazione mondiale della Sanità continua a collaborare con i produttori per garantire che, se necessario, le forniture di vaccini e antivirali siano disponibili per l’uso globale e raccomanda “di non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati, ma di segnalarli alle autorità locali”. 

Native

Articoli correlati