Giornata della sindrome di Down. Ma continuano a chiamarli “mongoloidi”
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Giornata della sindrome di Down. Ma continuano a chiamarli “mongoloidi”

Non solo Marco Travaglio, ma anche il cronista sportivo Valsecchi ricorre a questo epiteto per offendere un pilota di Formula 1.

Verso la Giornata della sindrome di Down
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25 Settembre 2017 - 09.52


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Mancano pochi giorni alla Giornata italiana delle persone con sindrome di Down, che si celebrerà domenica 8 ottobre, ma continua a risuonare sui media un termine che si sperava di aver abbandonato: “mongoloidi”. Non c’è solo il caso Travaglio, con il direttore del Fatto Quotidiano autore di uno “scivolone” su La7, durante la trasmissione “Otto e mezzo”, che ha fatto insorgere familiari e associazioni (Coordown e Anffas in testa), costringendo il giornalista a presentare le proprie scuse. Scuse che, peraltro, sono accompagnate da una auto-giustificazione che a giudizio di molti è peggiore del danno iniziale.

Se ne è parlato di meno, ma in questi giorni c’è stato anche un altro caso, che ha coinvolto il cronista sportivo Davide Valsecchi, che su Sky Sport, commentando il Gran Premio di Singapore di Formula 1, lo scorso 17 settembre ha definito, per l’appunto, “mongoloide” un pilota di Formula 1. Lo ha notato Paolo Virgilio Grillo, presidente dell’Aipd, l’Associazione Italiana Persone Down.

“Ci stupiamo e addoloriamo che ancora oggi, dopo tanto lavoro fatto in questi anni per promuovere una corretta immagine delle persone con sindrome di Down, si sia costretti ad ascoltare commenti del genere, per di più da un professionista della comunicazione – scrive Grillo in una lettera indirizzata al direttore di Sky Sport Federico Ferri – Ci occupiamo delle persone con sindrome di Down, i nostri figli, da quasi 40 anni per garantire loro un futuro migliore, sostegno medico adeguato, un’efficace inclusione scolastica, corsi di autonomia che li aiutino a vivere una vita il più possibile indipendente, inserimenti lavorativi, strutture assistenziali adeguate. Molte cose per fortuna sono cambiate e oggi le persone con sindrome di Down vanno a scuola, partecipano, qualcuno lavora e questo grazie al loro impegno e a quello di chi è al loro fianco”

Sul caso Sky, il presidente dell’Aipd chiede al direttore Ferri, “a nome di tutte le famiglie che hanno figli e fratelli con sindrome di Down, delle scuse ufficiali. Sarebbe un gesto significativo da parte vostra accompagnare queste accogliendo in studio una persona con sindrome di Down appassionata di sport come commentatore – propone – offrendo così un messaggio positivo su questa realtà: vi stupirete di quanto gradevole e interessante possa essere questo tipo di esperienza”.

E la risposta non si è fatta attendere: non solo “scuse ufficiali”, ma anche la possibilità di un vero e proprio partenariato: “Mi farebbe piacere incontrarla –  scrive Ferri a Grillo – per offrirle, non soltanto via mail, la nostra disponibilità a dare visibilità alle attività della vostra associazione, in ambito sportivo e non solo” . Perché – aggiunge – quanto accaduto non è accettabile”.

Una conclusione positiva, che allevia almeno in parte l’indignazione per il fatto che non uno, ma due giornalisti, a distanza di pochi giorni, siano ricorsi a quel termine in senso dispregiativo.

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