Ucraina, le armi dell'Occidente alimentano il mercato nero: lo dice Europol
Top

Ucraina, le armi dell'Occidente alimentano il mercato nero: lo dice Europol

Europol ha registrato casi di commercio di armi da fuoco e altri beni militari dall'Ucraina sul mercato nero, ha affermato un portavoce del servizio di polizia dell'UE

Ucraina, le armi dell'Occidente alimentano il mercato nero: lo dice Europol
Preroll

globalist Modifica articolo

26 Luglio 2022 - 17.16


ATF

Globalist ne aveva scritto da tempo: c’è pericolo che le armi fornite dall’Occidente all’Ucraina possano cadere nelle mani sbagliate. Ora il pericolo si è fatto certezza. E chi lo afferma non può certo dirsi al servizio di Putin.

L’allarme di Europol

Europol ha registrato casi di commercio di armi da fuoco e altri beni militari dall’Ucraina sul mercato nero, ha affermato un portavoce del servizio di polizia dell’UE, riferisce N-TV. “Gli Stati membri dell’Unione europea [UE] e i partner operativi hanno segnalato casi in cui le reti criminali sono attive nella regione e operano o prevedono di contrabbandare quantità significative di armi da fuoco e munizioni, comprese le armi militari”, si legge in una lettera dell’istituzione al Consiglio dell’UE, a cui hanno avuto accesso media tedeschi.

L’agenzia sostiene che vi siano depositi di armi nei pressi dei confini tra Ucraina ed i paesi dell’Unione Europea dove i trafficanti possono approvvigionarsi di armi. Le autorità europee sospettano inoltre che gli stessi rifugiati ucraini in Europa portino armi da fuoco attraverso il confine e poi le vendano nell’UE o le scambino con beni e servizi, come indicato nel testo. In alcuni casi, secondo la polizia, le corse in taxi sono state pagate con armi da fuoco.

Le stesse autorità ucraine hanno denunciato in precedenza casi di contrabbando di armi. L’Ufficio di sicurezza economica ucraino ha confermato una dozzina di casi di vendita di aiuti militari e umanitari forniti dall’Occidente, ha inoltre assicurato che altre agenzie di sicurezza ucraine hanno registrato casi di vendite illecite.

 Secondo le forze dell’ordine, “gruppi criminali operano attivamente nella regione e stanno effettuando o pianificando il contrabbando di una quantità significativa di armi da fuoco e munizioni, comprese quelle militari”. Europol teme che questi armamenti potrebbero finire per cadere nelle mani di gruppi terroristi. Il rappresentante ufficiale del servizio di polizia dell’UE, Jan Op Gen Oort, ha confermato che le forze dell’ordine sono a conoscenza di numerosi casi di commercio di armi da fuoco e altri beni militari provenienti dall’Ucraina sul mercato nero. I dipartimenti di polizia dei singoli paesi dell’UE non escludono il commercio di armi pesanti. “C’è il rischio che cadano nelle mani di gruppi criminali organizzati o terroristi”, ha affermato Op Gen Oort, secondo quanto riporta N-TV. Europol teme che siano stati creati nascondigli lungo il confine ucraino con l’UE per organizzare il contrabbando di armi e munizioni. Questo è successo anche durante la guerra in Jugoslavia negli anni ’90. E sappiamo che anche i gruppi criminali italiani hanno acquisito armi provenienti dal conflitto nell’ex Jugoslavia. Op Gen Oort sostiene poi che Europol non esclude che tali annunci “facciano parte della propaganda russa contro la fornitura di armi occidentali”, scrive N-TV. 

In Ucraina è stato inviato un valore complessivo di circa 10 miliardi di dollari in armi e munizioni, ma ognuno di questi strumenti per aiutare la resistenza all’invasione russa può cadere in mano a trafficanti di armi del mercato nero. Gli scenari possibili si sono già verificati in altri casi precedenti nel resto dei conflitti nel mondo.

Leggi anche:  Ucraina, Calenda: "Sosteniamo Kiev ma non ci devono essere fughe alla Macron, la linea è quella della Nato"

Il conflitto è ancora attivo e per l’autorità ucraine è difficile contenere il traffico di armi e monitorare dove giungono. Eppure l’Europol ha confermato che, lavorando a stretto contatto con i funzionari ucraini, questi continuano a seguire e a cooperare sui casi di interesse per la sicurezza interna dell’Europa.

In nessun caso è stato suggerito come soluzione il blocco dell’invio di armi, munizioni e sistemi di difesa all’Ucraina, perché questo metterebbe solo in difficoltà gli ucraini, ma non metterebbe fine al traffico di armi e alla loro vendita illegale in circuiti online. Al contrario l’invio di armi deve essere monitorato con attenzione, affinché queste arrivino a destinazione e non finiscano nelle mani sbagliate. I timori espressi da Europole Interpol non sono passati inosservati e hanno smosso una politica di monitoraggio da parte dell’Europa e della Nato.

Le destinazioni illegali delle armi contrabbandate inviate all’Ucraina

Al momento le indagini e il monitoraggio sono in corso, ma si possono fare ipotesi sulle destinazioniche queste armi, correndo sulle tratte di traffico, potrebbero raggiungere. Parte della risposta, per quanto poco affidabile agli occhi internazionali, potrebbe arrivare dal ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu. Questo alcuni mesi fa aveva affermato che le armi occidentali stavano finendo in Medio Oriente.

Si può provare immaginare altri possibili scenari. Una destinazione plausibile è la Russia stessa, poiché sul campo i soldati russi sono i più vicini alle armi occidentali fornite agli ucraini. Anche l’eventualità proposta da Shoigu è valida, ma alla lista delle possibili destinazioni si deve aggiungere l’Africa, dove agiscono diverse organizzazioni terroristiche e infine una pista potrebbe portare nellAsia minore.

L’Ucraina già prima del conflitto del 2014 risultava essere un hub di traffico d’armi. “I funzionari hanno stimato che almeno 300 mila armi leggere e di piccolo calibro sono state saccheggiate o perse tra il 2013 e il 2015. Una manna per il mercato nero gestito da gruppi di stampo mafioso nel Donbass e altre reti criminali”.

Sul tema anche il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri ha detto che “alla fine di questa guerra nel mercato nero ci saranno tante armi e sicuramente ci sarà un problema per la sicurezza in Europa. Le armi che circoleranno sono molto più pericolose e fino a 10 volte più potenti di quelle del periodo post-guerra in Jugoslavia, quando la ‘ndrangheta andava in quei territori e comprava bazooka e kalashnikov a 750 euro”.

Il problema secondo il magistrato è che “non c’è tracciabilità di queste armi che vengono consegnate agli ucraini e questo è un problema che il mondo occidentale si deve porre non dopo la guerra, ma adesso. E forse è già tardi”.

“Scriveva in proposito, da Leopoli, l’inviata di Avvenire Dorella Cianci: “Nel 2017, oltre 578 armi da fuoco e 776 munizioni sono state sequestrate in un’operazione congiunta contro il traffico illegale di esplosivi, materiale chimico e nucleare, lungo il confine tra Ucraina e Moldova. Questo dato è utile per collocare un allarme proveniente da Europol: in mano a chi finiscono le armi inviate dall’Occidente? 

Leggi anche:  Ucraina, Calenda: "Sosteniamo Kiev ma non ci devono essere fughe alla Macron, la linea è quella della Nato"

Il Washington Post, già a fine febbraio, aveva precisato che è in circolazione «una marea di armi che fa temere per il contrabbando», in particolare a causa dei flussi illegali, diffusi nell’Europa dell’Est, dove anche l’esercito russo contribuisce a convogliare, in mani sospette, le armi occidentali catturate, come riportato dalla Cnn. Sempre a febbraio l’Amministrazione Biden, discutendo con esperti circa il controllo degli armamenti sul pericolo di proliferazione di armi leggere nel conflitto in corso, aveva disposto una clausola per evitare la vendita a parti terze, non collegate all’esercito ucraino. 

Tuttavia le testimonianze dirette e le dichiarazioni del Segretario generale dell’Interpol, Jurgen Stock, riaccendono adesso i fari su un pericolo possibile, perché «i gruppi criminali stanno già adesso concentrandosi su queste armi, cercando di sfruttare queste situazioni caotiche e anche la disponibilità di armi pesanti». 

L’allarme di Stock si estende a un traffico che può prendere direzioni altamente pericolose in altri continenti. Sul tema, già alcuni giorni fa, a parlare è stato un contractor, Jeffrey Morgan Hunter, già esperto di guerra nei Balcani. 

«In particolare nel Donbass – racconta ad Avvenire – ma anche in altri posti di frontiera, come la Transnistria e la Romania, si sta creando una rete di scambio fra terroristi vecchi e nuovi, anche di matrice islamica, i quali hanno rinforzato i loro arsenali già ai tempi della Serbia e del Kosovo e, di recente, in Afghanistan, dopo l’abbandono improvviso degli americani. E so bene che le armi hanno viaggiato, anche attraverso la Russia, verso tutta l’Asia centrale, in questi anni di scontri in Donbass». 

«Esiste – continua – un rapporto, anche precedente al 2014, dell’intelligence americana, che inserisce l’Ucraina fra i territori più ad alto rischio nel traffico criminale delle armi». Morgan Hunter fornisce così alcuni dati, ricordando che l’operazione nei Balcani, nel 2011, portò a diversi arresti di trafficanti con una buona operazione congiunta fra Italia e Albania. «Per alcuni – conclude – questo è un “effetto collaterale” da mettere in conto, tuttavia non è davvero così, perché esperti del governo Usa stanno, da tempo, cercando di sorvegliare il fenomeno, soprattutto in relazione ai traffici verso Turchia e Medio Oriente». 

Così l’inviata del quotidiano della Cei.

Conferme dal Viminale

Un passo, breve, indietro nel tempo. 4 aprile 2022. Dal sito del Ministero dell’Interno: “Si è svolta questa mattina in videoconferenza una riunione Europol finalizzata a definire il supporto informativo e operativo ai Paesi membri riguardo al conflitto in Ucraina per contrastare ogni possibile ingerenza da parte della criminalità organizzata, pronta ad approfittare della crisi umanitaria.

Nel corso dell’incontro – presieduto dal direttore esecutivo di Europol Catherine De Bolle con la partecipazione, per l’Italia, del vice capo della Polizia direttore centrale della Polizia Criminale Vittorio Rizzi – sono state quindi individuate le linee strategiche di azione sulle quali sviluppare tutte le sinergie:

  • cybercrime
  • traffico di esseri umani e immigrazione clandestina
  • terrorismo e crimini di guerra
  • crimini finanziari e congelamento dei beni
Leggi anche:  Ucraina, Calenda: "Sosteniamo Kiev ma non ci devono essere fughe alla Macron, la linea è quella della Nato"

«È necessario individuare un luogo di confronto permanente, sulla base dell’esperienza del Law Enforcement Forum sul Next Generation EU co-presieduto dall’Italia con Europol, per l’analisi dell’impatto del conflitto russo-ucraino sulla criminalità organizzata transnazionale ed il terrorismo, prevedendo specifici focus sulle principali minacce criminali» ha sottolineato il prefetto Rizzi richiamando quanto sostenuto dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese nella recente riunione del Consiglio Giustizia e Affari interni (Gai).

Passano due mesi da quell’incontro, ed ecco che De Bolle torna sull’argomento in un’intervista al quotidiano tedesco Welt am Sonntag, insistendo sul pericolo che le armi fornite dall’Occidente all’Ucraina possano cadere nelle mani sbagliate. 

Il luogo stesso in cui si trovano in questo momento le armi mandate all’esercito di Zelensky dagli Stati Uniti dalla Nato è fonte a di grossa preoccupazione. De Bolle ha spiegato che ciò che si intende evitare è che riaccada quanto già successo “30 anni fa, in cui le armi del conflitto svoltosi tra il 1991 e il 2001 vengono tuttora utilizzate da gruppi criminali”, ha spiegato. Si tratta soprattutto di armi leggere, mentre i mezzi più pesanti sono stati gradualmente eliminati. Ma si parla tuttavia di milioni di mezzi leggeri ancora in circolazione oggi nei Balcani. Ma l’Ucraina già prima del conflitto del 2014 risultava essere un hub di traffico d’armi. “I funzionari hanno stimato che almeno 300 mila armi leggere e di piccolo calibro sono state saccheggiate o perse tra il 2013 e il 2015. Una manna per il mercato nero gestito da gruppi di stampo mafioso nel Donbass e altre reti criminali”

 L’agenzia segue anche le “attività segrete di uscita e ingresso di noti terroristi ed estremisti violenti tra l’Ucraina e l’UE”.  Parallelamente, De Bolle, recentemente confermata alla guida di Europol, ha sottolineato che coloro che si recano in Ucraina ora “non sono un gruppo omogeneo” che differisce tra loro “per le loro esperienze e ideologie”. Secondo il capo dell’istituzione, tra coloro che si sono recati nel Paese slavo ci sono “rimpatriati disillusi ” che non hanno potuto far fronte alla brutalità del conflitto. 

Rischio di radicalizzazione

“I mutamenti geopolitici e le conseguenze della guerra della Russia contro l’Ucraina avranno un impatto duraturo sulla sicurezza dell’Ue per gli anni a venire”. E’ l’allarme che viene dal rapporto annuale sul terrorismo e l’l’estremismo pubblicato da Europol.”La guerra ha già attirato diversi individui radicalizzati dagli Stati membri che si sono uniti alla lotta da entrambe le parti: dobbiamo continuare a monitorare da vicino questi sviluppi, facendo tesoro delle lezioni apprese in passato nell’affrontare i combattenti stranieri di ritorno dai campi di battaglia in Medio Oriente”, si legge nel rapporto.

Native

Articoli correlati