Russia-Ucraina, lo scontro è Nato
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Russia-Ucraina, lo scontro è Nato

Secondo gli 007 Usa Il Cremlino sta pianificando un'offensiva in Ucraina su più fronti all'inizio del prossimo anno utilizzando 100 gruppi tattici di battaglione con un numero stimato sino a 175 mila soldati

Russia-Ucraina, lo scontro è Nato
Tensione al confine tra Russia e Ucraina
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5 Dicembre 2021 - 17.34


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Il Cremlino sta pianificando un’offensiva in Ucraina su più fronti all’inizio del prossimo anno utilizzando 100 gruppi tattici di battaglione con un numero stimato sino a 175 mila soldati, insieme a blindati, artiglieria e altro equipaggiamento.

Lo ha scritto  il Washington Post citando dirigenti Usa e documenti non classificati dell’intelligence americana, tra cui immagini satellitari.

Documenti da cui emergerebbe l’ammassamento di forze russe in quattro posti lungo il confine ucraino e la presenza attualmente di 50 gruppi tattici di battaglione. “I piani russi prevedono una offensiva militare contro l’Ucraina all’inizio del 2022 con una scala di forze doppia di quella che abbiamo visto la scorsa primavera durante le esercitazioni rapide russe vicine ai confini ucraini”, ha confidato un dirigente dell’amministrazione sotto anonimato. “I piani coinvolgono il movimento esteso di 100 gruppi tattici di battaglione con un numero stimato sino a 175 mila soldati, insieme a blindati, artiglieria ed altro equipaggiamento”, ha aggiunto. Gli Usa tuttavia valutano che attualmente Mosca abbia 70 mila soldati vicino al confine con l’Ucraina, contro i circa 94 mila indicati da Kiev. Il monito degli 007 americani arriva alla vigilia dell’imminente summit virtuale tra Joe Biden e Vladimir 

Mosca: “Usa vogliono inasprire situazione attorno Ucraina”

“Gli Usa stanno svolgendo un’operazione speciale per inasprire la situazione attorno all’Ucraina addossando la responsabilità alla Russia”. “La sua base è costituita da atti provocatori vicino alle frontiere russe accompagnati da una retorica accusatoria nei confronti di Mosca”. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova al Kommersant. “Le forze armate russe in territorio russo sono un legittimo diritto sovrano”, ha inoltre affermato Zakharova, aggiungendo che “partendo dalle azioni Nato nell’area, la stampa americana dovrebbe essere preoccupata per gli atti aggressivi non della Russia ma degli Usa”.

Biden calza l’elmetto

“Non accetterò la linea rossa di nessuno”: Così Joe Biden ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se accetterà quella di Vladimir Putin sull’Ucraina, contro il suo eventuale ingresso nella Nato. “Conosciamo da molto tempo le azioni della Russia e la mia previsione è che avremo una lunga discussione”, ha aggiunto il presidente Usa riferendosi al futuro summit virtuale con il suo omologo russo, secondo quanto riferisce il pool dei reporter al seguito di Biden. 

Quattro target

“Le immagini satellitari raccolte in queste settimane dall’intelligence americana e occidentali, a volte edite da think tank come il Csis, altre volte circolate riservatamente, mostrano adesso chiaramente non più uno, ma quattro punti in cui l’operazione russa si sta concentrando – annota Jacopo Jacoboni su La Stampa – Non si tratta più solo di Yelnya, la città non distante dalla Bielorussia, e a trecento chilometri dal confine ucraino (la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova aveva scritto una lettera dai toni aggressivi e sarcastici contro La Repubblica, salvo venir smentita da numerose immagini satellitari), ma anche di due siti a Boyevo, 360 chilometri a nord est della città ucraina di Kharkiv, a Persianovka (a 170 chilometri da Donetsk, in Donbass, e 175 chilometri da Luhansk) e Novoozernoye, in Crimea.In tutti questi luoghi, secondo una mole non smentibile di documenti riservati e fonti aperte, c’è ormai evidenza di movimenti recenti di truppe, artiglieria, materiale tattico d’assalto, russi. Fino a un numero potenziale di 175mila uomini. Materiali pesanti potrebbero essere lasciati leggermente indietro, pronti a essere dispiegati rapidamente su comando di Vladimir Putin. Secondo gli americani, si registra ‘n ampio movimento di 100 battaglioni’. Biden  – prosegue Jacoboni – ha dichiarato di essere «continuamente» in contatto con i leader europei. Fonti diplomatiche confermano a  La Stampa che il contatto con la Farnesina è in questo momento costante, e il premier Mario Draghi sta seguendo «personalmente» con estrema attenzione l’evoluzione dell’ammassamento di truppe russe vicino al confine ucraino. Raccontano che Draghi sia in questo il leader italiano più vicino a Biden, mentre Berlino si muove tenendo in considerazione le preoccupazioni del sistema tedesco per i tanti contratti bilaterali che ruotano attorno all’avvio effettivo, inizialmente previsto entro fine dicembre, gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2.”.

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Sul Time, Jan Bremmer   ha aggiunto un’altra ipotesi: “Negli ultimi anni il presidente russo ha avuto toni anti-occidentali in stile Guerra Fredda, anche per aumentare il consenso interno”.  Un sondaggio pubblicato a ottobre dal Levada Center di Mosca, infatti, ha rilevato che la fiducia in Putin è scesa al 53%, il livello più basso dal 2012. «La storia mostra che combattere con l’Ucraina può aiutare», si legge sul Time.

Di sicuro la Russia vede un eventuale allargamento a est della Nato, quindi vicino ai suoi confini, come un pericolo. È per questo che il Cremlino vorrebbe l’Ucraina distante dall’Alleanza atlantica. Ma non avendo grandi leve politiche, l’opzione più immediata a disposizione di Putin è gonfiare il petto, anche per vedere fino a che punto Stati Uniti e Unione europea sono disposti a spingersi per difendere l’Ucraina.

l Ministero della Difesa dell’Ucraina ha annunciato, venerdì 3 dicembre, di aver avviato i lavori per la costruzione di due basi navali. Una a Berdyansk, città portuale dell’Ucraina Sud-Orientale, e l’altra a Ochakov, città nell’Ucraina Meridionale, bagnata dalle acque del Mar Nero.

A riportarlo, il medesimo venerdì, è stata l’agenzia di stampa russa Ria Novosti. Durante un briefing al Parlamento, il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, entrato in carica il 4 novembre, ha spiegato che le due nuove basi navali rientrano all’interno del memorandum firmato, il 26 giugno scorso,  con la Gran Bretagna. Il focus dell’intesa tra Londra e Kiev era stato posto sullo sviluppo della potenza navale ucraina. “Stiamo passando alla fase pratica della costruzione di due basi navali a Berdyansk e Ochakovo e ad altri contatti nel quadro degli accordi con il Regno Unito”, ha detto Reznikov, parlando alla Rada. Nel mese di giugno, il ministro britannico per gli Appalti della Difesa, Jeremy Quinn, e il viceministro della Difesa ucraino, Oleksandr Mironyuk, hanno firmato un memorandum sulla produzione congiunta di navi da guerra che sarebbero state destinate alle Forze Navali ucraine.

Più tardi, il 22 novembre, il Foreign Office britannico ha pubblicato il testo completo dell’accordo quadro con l’Ucraina. Nel documento, citato da Ria Novosti, si legge che Londra si impegna a fornire all’Ucraina un prestito di 1,7 miliardi di sterline per l’acquisto di armi e per la costruzione di infrastrutture navali. Secondo i termini dell’intesa, il prestito dovrà finanziare contratti con fornitori britannici, quindi, almeno il 50% dei prodotti bellici acquistati dovrà essere di fabbricazione britannica. Il documento rileva che la decisione è stata presa tenendo conto della necessità di garantire l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina, nonché di proteggere la navigazione delle navi civili e le acque territoriali del Mar Nero e del Mar d’Azov. Inoltre, il memorandum è stato concordato anche tenendo in considerazione della capacità finanziaria della Gran Bretagna, la quale è in una posizione favorevole che le consente di fornire supporto sotto forma di prestiti. Tra gli altri elementi, nell’intesa di fa riferimento al finanziamento dei costi di manutenzione di due navi antimine classe Sundown, alla produzione congiunta di otto navi missilistiche, alla consegna e modifica di sistemi militari su navi esistenti, alla produzione congiunta di una fregata. Infine, alla consulenza e al supporto tecnico da parte britannica nella costruzione di basi navali. L’accordo di prestito è stato presentato al Parlamento britannico il 12 novembre e non è ancora entrato in vigore.

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Nonostante l’accordo quadro tra Kiev e Londra, è importante sottolineare che gran parte dei sostegni militari verso l’Ucraina giungono da Washington. Solo nel 2021, il volume di assistenza finanziaria ricevuta dagli Stati Uniti è stata di oltre 130 milioni di dollari. Tale somma è da collocare nel quadro di un pacchetto di assistenza, dal valore di oltre 2,5 miliardi di dollari, elaborato a partire dal 23 febbraio 2014. In tale anno, la Russia aveva annesso la penisola di Crimea e aveva iniziato a supportare sia militarmente sia economicamente i separatisti nel Donbass, regione dell’Ucraina Orientale dov’è tutt’ora in corso una guerra. Tra il 2014 e il 2016, Kiev ha ricevuto circa 2.000 giubbotti antiproiettile, 35 veicoli blindati HMMWV e altre attrezzature belliche come 130 Hummers e diverse tipologie di imbarcazioni ad alta velocità. Infine, l’Esercito di Kiev ha anche aggiunto al proprio arsenale tecnico oltre 2000 dispositivi per la visione notturna. Nel 2018, il Pentagono ha fornito armi di attacco di ultima generazione. Tra queste, la stampa russa ha citato i sistemi missilistici anticarro FGM-148 Javelin. Recentemente, il 23 novembre, l’ufficio stampa della Marina militare ucraina ha annunciato di aver ricevuto due ex motovedette della Guardia Costiera statunitense di tipo Island, le quali sono state ristrutturate e rinnovate. Le navi sono progettate per operazioni di pattugliamento e di ricerca e soccorso marittimo. Washington aveva già trasferito due di queste barche alla Marina ucraina, nel settembre del 2018.

Ucraina e Stati Uniti lavorano intensamente per sviluppare un pacchetto di deterrenza contro la Russia, incluse sanzioni economiche. Ad affermarlo è il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, dopo l’incontro avuto a Stoccolma, il 2 dicembre scorso,  con il segretario di Stato Usa Antony Blinken. “Stiamo lavorando a stretto contatto per sviluppare un pacchetto completo di deterrenza, comprese severe sanzioni economiche, per demotivare la Russia da ulteriori mosse aggressive. Riaffermiamo la duratura collaborazione strategica tra Ucraina e Stati Uniti”, ha scritto Kuleba su Twitter. Nel corso della giornata è previsto un incontro fra Blinken e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, centrato sulla questione ucraina.

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Analisti contro

Secondo alcune analisi la Russia sta davvero pianificando di invadere l’Ucraina. E’ di questo avviso, tra gli altri, 

Gustav Gressel del centro studi European Council on Foreign Relations: parlando dei movimenti e delle esercitazioni militari dei soldati russi al confine, Gressel ha detto che quelle della Russia non sono solo dimostrazioni di forza, ma prove per completare la conquista della regione del Donbass, percepita come incompiuta dopo l’annessione della Crimea e l’accordo di Minsk del 2015, che mise fine al conflitto grazie ad  alcuni precari compromessi. Gressel non esclude che la Russia potrebbe spingersi anche oltre.

Secondo altri pareri, come quella di Emma Ashford del centro studi Atlantic Council, un’invasione militare dell’Ucraina è invece improbabile: anche se le tensioni tra Unione Europea e Russia sono più alte adesso che ad aprile, ritiene che l’invasione dell’Ucraina (il secondo paese più grande del continente europeo) non sarebbe un obiettivo realistico, e che la Russia punti piuttosto a rafforzare il proprio controllo solo su alcune aree, magari aprendo un passaggio controllato dai russi tra la Crimea e il confine russo.

Conti in sospeso

Di grande interesse, nel merito, è un rapporto Ispi. “I negoziati per porre fine al conflitto sono in un vicolo cieco, come testimoniato dalla mancata partecipazione del ministro degli esteri russo all’incontro con Ucraina e Germania della scorsa settimana. Le posizioni restano lontane: la Russia continua a sostenere politicamente e militarmente i separatisti, mentre Kiev non vuole concedere loro l’autonomia.

E non c’è interesse per una immediata riconciliazione. Non da parte diPutin, che non ha mai nascosto di considerare russi e ucraini come un unico popolo. Ma neanche da parte del presidente ucraino Zelensky che, complici gli indici di gradimento ai minimi storici, avrebbe difficoltà a far digerire a élite politiche e società civile un accordo con la Russia (proprio mentre Mosca, con Nord Stream 2, cerca di tagliare del tutto fuori Kiev dal transito di gas).

Per l’Europa, le rinnovate tensioni in Ucraina si inseriscono in un quadro di crisi ‘da est’ che, secondo Washington e Bruxelles, celerebbero lo zampino di Mosca. La stretta sulle forniture di gas o i migranti al confine tra Bielorussia e Polonia farebbero parte di una mossa coordinata per destabilizzare il continente.

Quale che sia la realtà dei fatti, l’escalation al confine ucraino non facilita l’avvicinamento tra Stati Uniti e Russia. Un avvicinamento cominciato lo scorso aprile, proprio in occasione della richiesta di Biden di ritirare i soldati dispiegati lungo il confine ucraino. Una domanda sorge spontanea: che Mosca voglia richiamare su di sé l’attenzione di una politica estera americana troppo incentrata sulla Cina?”.

Di certo, quelli che spirano ad Est sono venti di guerra. 

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