A Herat,nasce la sharia "soft": via le classi miste. E l'Europa si piange addosso
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A Herat,nasce la sharia "soft": via le classi miste. E l'Europa si piange addosso

Molti funzionari pubblici a Kabul non sono potuti rientrare in ufficio oggi, all'inizio della nuova settimana lavorativa, perché i talebani glielo hanno impedito

Donne in Afghanistan
Donne in Afghanistan
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

21 Agosto 2021 - 19.47


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La dittatura della sharia “soft” inizia con una fatwa ad Herat: via le classi miste. I talebani nella provincia occidentale afghana di Herat hanno ordinato al governo e alle università private – scrive l’Agi – che alle ragazze non sarà più permesso di frequentare classi miste, in quella che è la prima fatwa, riportata dall’agenzia Khaama. Dopo un incontro di tre ore con docenti universitari e responsabili di istituzioni private, il mullah Farid, responsabile dell’Emirato islamico afghano per l’istruzione superiore, ha avvertito le classi miste devono essere abolite perche’ “questo sistema e’ la radice di tutti i mali della società”. I docenti della provincia hanno avvertito che, poiché le istituzioni private non possono permettersi classi separate, migliaia di ragazze potrebbero rimanere escluse dall’istruzione superiore. Secondo quanto riferito, ci sono circa 40.000 studenti e 2.000 docenti in università e istituzioni private e governative della provincia.

Uffici sbarrati

Molti funzionari pubblici a Kabul non sono potuti rientrare in ufficio oggi, all’inizio della nuova settimana lavorativa, perché i talebani glielo hanno impedito.

“Sono andato nel mio ufficio questa mattina, ma i talebani che erano all’ingresso mi hanno detto che non gli era stato ordinato di riaprire”, ha detto Hamdullah, un funzionario della capitale.

“Ci hanno detto di guardare la tv o ascoltare l’annuncio del ritorno al lavoro alla radio”, ha aggiunto. “I talebani hanno chiuso tutte le strade verso il ministero. Non permettono a nessuno di entrare nell’edificio”, ha detto un impiegato del ministero degli Esteri. “Uno di loro mi ha detto di aspettare la nomina del nuovo ministro e dei suoi dirigenti”. “Ci hanno mandato a casa”, ha confermato un funzionario del municipio. Da quando i talebani hanno preso il potere il 15 agosto, edifici governativi, banche, uffici passaporti, scuole e università sono rimasti in gran parte chiusi. Negli ultimi giorni hanno operato solo poche società di telecomunicazioni private. I talebani non hanno ancora formato un governo ed una delle principali preoccupazioni degli afgani è continuare a percepire uno stipendio, cosa che sembra impossibile senza mantenere l’attività. La maggior parte delle strade della capitale oggi era in gran parte deserta, ad eccezione dei posti di blocco talebani e delle loro pattuglie.

Quello sguardo disperato

“Abbiamo a bordo molti bambini e molte donne: nei loro occhi abbiamo visto la disperazione di lasciare le loro case, il loro Paese, ma sicuramente comprendono l’opportunità che viene fornita dall’Italia di trovare un futuro migliore e un nuovo inizio”. E’ la drammatica testimonianza di un pilota di un 767 dell’Aeronautica militare impegnato nel ponte aereo dall’Afghanistan in Italia via Kuwait. Sul velivolo ci sono 100 profughi. 

Ursula fa la voce grossa

Quanto sta avvenendo in Afghanistan “è una tragedia per gli afghani ma anche un brutto colpo per la comunità internazionale”. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, oggi in visita all’hub in Spagna per gli afghani trasferiti dal Paese. “Con i talebani non ci sono colloqui politici, nessun riconoscimento per i talebani”, afferma la presidente della Commissione Ue, in un punto stampa congiunto con il premier spagnolo Pedro Sanchez e con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel nell’hub per lo staff afghano della delegazione Ue evacuato nella base aerea di Torrejon. 

“Abbiamo contatti operativi con i talebani in questo momento di crisi, perché abbiamo bisogno di agevolare” l’uscita delle persone a Kabul, “i contatti operativi sono necessari, per salvare vite, ma questo è totalmente diverso da colloqui politici”, ha dichiarato von der Leyen, che ha poi avvertito: “Non si può destinare un euro di aiuti umanitari a un regime che nega alle donne i loro diritti e le loro libertà”. “Possiamo ascoltare i talebani, ma li misureremo in base alle loro azioni”, ha aggiunto.

Poi l’appello alla “generosità”. “Chiedo a tutti i Paesi che hanno partecipato alla missione in Afghanistan, europei e non, di offrire abbastanza quote per i reinsediamenti e percorsi sicuri, in modo che si possa garantire rifugio a quanti ne hanno bisogno. Siamo pronti ad aiutare gli Stati membri dell’Ue” che accoglieranno ha dichiarato von der Leyen, annunciando che porrà il tema dei “reinsediamenti al G7”.

“Aiutare è una responsabilità morale, e non solo gli afghani che arrivano qui, ma anche quanti sono rimasti nel Paese. L’Ue è fermamente impegnata a continuare a sostenere le Ong che operano in Afghanistan e stiamo lavorando per aumentare gli aiuti umanitari. Avevamo pianificato un pacchetto di 57 milioni di euro per il 2021, ma dobbiamo incrementare e presto faremo una proposta” ha aggiunto la presidente della Commissione europea spiegando che “le persone sfollate nel Paese sono quasi 3,7 milioni e l’80% di questi sono donne, ragazze e bambini, i più a rischio. Dobbiamo garantire che gli sfollati possano tornare in sicurezza nelle loro case o che abbiano almeno una prospettiva, mentre sono in Afghanistan, o nei Paesi vicini”.

 Con quanto sta accadendo in Afghanistan dovremo “analizzare come l’Ue possa impiegare le proprie capacità di influenzare le relazioni nel mondo in modo positivo, per difendere i propri interessi. Si tratta del dibattito sull’autonomia strategica dell’Ue. Sono convinto che nei mesi a venire questo tema resterà in alto nell’agenda europea”. Così il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sottolineando come la situazione in Afghanistan  “non è certo un successo della comunità internazionale”. 

Il leader talebano a Kabul

 Il mullah Abdul Ghani Baradar e altri leader dell’ufficio politico talebano sono arrivati nella tarda serata di ieri a Kabul da Kandahar. Secondo alcune fonti, i leader talebani di diverse parti del Paese si stanno radunando nella capitale per avere consultazioni sul futuro governo dell’Afghanistan. La delegazione dell’ufficio politico del Qatar guidata dal mullah Baradar era arrivata a Kandahar il 18 agosto. Il leader talebano avrebbe incontrato diversi capi politici, tra cui Abdullah Abdullah, nell’ambito dei negoziati. I talebani sono sotto pressione dalla comunità mondiale affinché annuncino una configurazione provvisoria per porre fine all’incertezza politica. Baradar sta avviando colloqui per formare un nuovo governo “inclusivo”, secondo quanto riferisce una fonte del movimento citata dall’agenzia Afp. La fonte ha detto che Baradar incontrerà “leader della Jihad e politici”. 

 Il fronte diplomatico

 Si cerca una posizione comune del G7 anche in vista del G20 straordinario sull’Afghanistan. L’incontro sarà sotto la presidenza italiana. In agenda l’evacuazione da Kabul di connazionali e cittadini afghani in pericolo, la tutela dei diritti umani e l’assistenza sanitaria. Intanto Biden difende la ritirata parlando alla nazione: “Gli alleati erano informati e d’accordo” ma ammette “non sappiamo come finirà”.  

A Kabul, migliaia di soldati americani cercano di regolare l’arrivo di afghani e stranieri, ma il presidente Usa  ha ammesso che la presenza dei militari non garantisce un passaggio sicuro. “Questo è uno dei ponti aerei più grandi e difficili della storia. Non posso garantire un esito positivo, non posso fare promesse sull’esito dei rimpatri”, ha detto  Biden, in un discorso televisivo.

 “Pandemonio assoluto” e “almeno tre” corpi senza vita, per la ressa fuori dall’aeroporto di Kabul. È la testimonianza sul terreno di Sky news. I soldati britannici, viene riferito, cercano di aiutare uomini, donne e bambini stretti nella calca di chi tenta disperatamente di entrare nello scalo afghano per provare a fuggire, dopo la presa del potere da parte dei talebani. 

Ambasciata Usa ad americani, non recatevi ad aeroporto Kabul

 L’ambasciata Usa in Afghanistan ha emesso un avviso di sicurezza consigliando ai cittadini americani di evitare di recarsi all’aeroporto di Kabul. Nel suo avviso sul proprio sito web, l’ambasciata ha avvertito di “potenziali minacce alla sicurezza fuori dai cancelli” dell’aeroporto. “Stiamo consigliando ai cittadini statunitensi di evitare di recarsi in aeroporto e di evitare i cancelli aeroportuali in questo momento a meno che non si ricevano istruzioni individuali da un rappresentante del governo degli Stati Uniti per farlo”, ha affermato.  L’ambasciata Usa ha dichiarato che tutti i cittadini statunitensi in Afghanistan che non hanno ancora compilato un modulo di richiesta di assistenza per il rimpatrio “dovrebbero farlo il prima possibile”. “Non chiamare l’ambasciata americana a Kabul per dettagli o aggiornamenti sul volo. Questo modulo è l’unico modo per comunicare interesse perle opzioni di volo”, si legge nella comunicazione.   Testimoni affermano che all’aeroporto c’è ancora il caos, mentre la folla tenta di raggiungere un volo di evacuazione. 

I talebani hanno dichiarato di non essere responsabili della situazione allo scalo, e hanno accusato le potenze occidentali per non avere un piano di evacuazione migliore. 

Lo “zar” e il “sultano”

Il presidente russo, Vladimira Putino, e quello turco, Recepi Tayyip Erdogan, hanno discusso – in un colloquio telefonico – della situazione in Afghanistan, sottolineando la priorità della lotta al terrorismo e al traffico di droga. Lo riferisce il Cremlino, aggiungendo che i due leader hanno concordato sulla necessità di potenziare il coordinamento su questo dossier e hanno evidenziato l’importanza di garantire stabilità e pace in Afghanistan. Le grandi manovre geopolitiche sono iniziate.

L’ammissione di Angela

Non siamo riusciti a rendere l’Afghanistan un Paese più libero e aperto”. Ad ammetterlo è Angela Merkel durante il suo intervento all’evento elettorale Cdu/Csu al Tempodrom di Berlino, al fianco del candidato cancelliere Armin Laschet e del leader della Csu Markus Soeder. “Appena una settimana fa la situazione nel Paese si è drammaticamente acutizzata, l’esercito è collassato ad una velocità da togliere il fiato”, ha spiegato la cancelliera. “Ora la priorità è soprattutto quella di salvare le persone, in particolare i tanti che ci hanno salvato sul posto. Io credo di poter dire che devono tutti tornare a casa, in sicurezza”.

 L’inviata della Cnn Clarissa Ward lascia l’Afghanistan Clarissa Ward, l’inviata della Cnn in Afghanistan che ha continuato per giorni a coprire gli eventi nelle strade di Kabul anche dopo l’arrivo dei talebani, ha lasciato la notte scorsa il Paese. Lo fa sapere lei stessa in un tweet. “Appena atterrata a Doha con la squadra e quasi 300 evacuati afghani – scrive la giornalista -. Enormi ringraziamenti a tutti voi per il vostro sostegno, all’aeronautica militare Usa per averci portato fuori e al Qatar per averci accolti. Noi siamo quelli fortunati”.  

Il fratello si  “converte”

Il fratello dell’ex presidente afghano Ashraf Ghani, Hashamt Ghani Ahmadzai, ha giurato fedeltà ai  talebani durante una cerimonia che si è tenuta nella capitale Kabul. Hashamt Ghani, che è capo del Gran Consiglio dei Kuchi (nomadi) in  Afghanistan, non ha ricoperto alcuna carica ufficiale durante gli otto anni di mandato del fratello. In un video pubblicato da Jaama Press si vede Ghani giurare fedeltà al gruppo davanti a Jalil al Rahman  Haqqani, un esponente dei Talebani associato alla rete Haqqani

Ahmad Massoud, il figlio del leggendario “leone del Panshir”, che ha preso in mano la guida della resistenza ai talebani nella valle del Panshir, unica provincia dell’Afghanistan non controllata dai talebani, ha incontrato i responsabili regionali a cui ha presentato un piano che include le sue condizioni per trattare la resa agli ‘studenti coranici’. Lo riporta al Jazeera, citando sue fonti.

Il dolore di Malala

Sono preoccupata per le mie sorelle afghane” ha detto l’attivista per i diritti delle donne pakistane Malala Yousafzai in un’intervista al canale di notizie afghano Tolo News dopo che i talebani hanno preso il potere nel Paese. “Sotto il regime dei talebani le donne non avevano diritti, alle ragazze veniva negata l’istruzione, non avevano il diritto di lavorare e venivano fustigate in pubblico” ha raccontato. La premio Nobel per la pace nel 2012 è sopravvissuta a un attacco dei talebani in Pakistan.

Intanto, I social si mobilitano per Shamsia Hassani, la prima street artist dell’Afghanistan, che con il suo lavoro si oppone all’oppressione delle donne afgane e attacca frontalmente i tale. “Forse è perché i nostri desideri sono cresciuti in un vaso nero…”, si legge nel post del 15 agosto che accompagna una delle ultime opere, in cui si vede un’ombra di un talebano di fronte a una giovane ragazza con un vaso in mano. Se i suoi post su Instagram sono virali, su twitter sono centinaia le condivisioni delle sue opere da parte di utenti di tutto il mondo. Su un collage dei suoi graffiti ricondiviso decine di volte si legge la scritta “Sono opere di un’artista Afghana, si chiama Shamsia Hassani. Se le facciamo girare, sarà come dare voce a lei ed a tutte le #donneafghane che stanno vivendo l’inferno.

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